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ESISTE una nuova generazione di professionisti del marketing e comunicatori che riflette l’evoluzione verso la digitalizzazione. Sono figure innovative e pioneristiche, che rispondono alla necessità di nuovi profili capaci di contribuire alla realizzazione, da parte delle aziende e della Pubblica Amministrazione, alla sfida contenuta nella missione N.1 del Piano di Ripresa e Resilienza – “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”. Una sfida per la cui realizzazione sono stati previsti 40,32 miliardi di euro complessivi sui 191,5 complessivi del Pnrr. Soltanto alla Rivoluzione verde e transizione ecologica il Pnrr ha destinato un pacchetto di fondi più consistente, pari a 59,47 miliardi, in piena coerenza – come spiega il Mimit sul proprio sito – con le quote d’investimento previste per i progetti green (37%) e digitali (20%) dei 6 pilastri del Next Generation Eu. Nel percorso di innovazione delle aziende e nella trasformazione dei processi produttivi indotti dall’accelerazione del digitale, e con il superamento dell’emergenza pandemica che ha tracciato un “prima” e un “dopo”, c’era bisogno di capire l’impatto di questo cambiamento repentino nel mondo delle professioni che non soltanto comunicano i prodotti, i valori, le sfide delle aziende a pubblici sempre più diversificati ed esigenti, ma accompagnano le imprese anche nel passaggio al digitale dell’organizzazione.

A compiere la ricognizione è stata la ricerca “Stranger Skills”, di Phd Italia, espressione dell’agenzia media londinese che fa parte dell’americana Omnicom Media Group. La ricerca è stata condotta scegliendo un criterio originale, somministrando lo stesso questionario a un campione rappresentativo dei tre target coinvolti: i nuovi lavoratori del Mkt, i professionisti del Mkt e gli Hr e recruiter. L’indagine ha messo a fuoco le nuove “geografie professionali”, esplorando quali saranno le competenze più richieste dalle aziende, quali le aspettative delle giovani generazioni, nel confronto con i marketers di esperienza e agli Hr e recruiter, e quali gli strumenti da promuovere per cogliere le tendenze in atto.

Dodici nuove professioni per i nuovi comunicatori tra umanesimo e creatività digitale

Sono dodici le nuove professioni della comunicazione e Mkt nell’evoluzione verso la digitalizzazione che la ricerca ha intercettato in Italia: Machine Learning Creative Producer, Creator Collaborators, Conversational AI Developers, Consulting-Advisory, Technology Orchestration, Tech Company@Media Agency, Game Commerce, Video Commerce, Decision Scientist, Cleanroom Developer, Sustainability Manager, D&Manager (Diversity &Inclusion). I “job title”, come vengono definiti, sembrano cose da Guerre Stellari, e in effetti, andando a scoprirne il significato, si capisce che è un po’ così: il Mkt digitale è un Mkt dell’altro mondo, il mondo digitale. Abbraccia in modo davvero trasversale moltissime competenze, scientifiche, umanistiche e creative. Soprattutto è chiaro, come evidenzia Lorenzo Moltrasio, Managing Director di Phd Italia, che «la rivoluzione digitale ha aperto opportunità straordinarie in uno scenario che diventa sempre più fluido, dinamico e stimolante, all’interno del quale per i professionisti del settore diviene fondamentale rimanere aggiornati e competenti».

Ad esempio, l’Ml Creative Producer, lavora con un software di produzione creativa che automaticamente crea diversi tipi di pubblicità su diversi modelli, riducendo drasticamente il tempo di produzione. Il Creator Collaborators lavora con un portfolio di influencer social (creatori) che sono stati ingaggiati per promuovere il marchio, al fine di aiutarli a sfruttare una gamma sempre più avanzata di tecnologie di comunicazione e commercio che emergono su piattaforme social, di contenuti e di messaggistica. Il Cleanroom Developer connette piattaforme differenti, nella finalità di ottimizzare i risultati di vendita finali. È un modo più evoluto dell’uso del dato, per arricchire le piattaforme di e-commerce e per avere l’impatto massimo sui risultati di vendita. È una nuova generazione di professionisti del marketing, «creativi digitali – spiega ancora Moltrasio – capaci di destreggiarsi tra i contenuti social, commerce e strategie multicanale, ma anche di offrire consulenza organizzativa e tecnologica». Un lavoro dove entrano «comprensione umanistica e competenza tecnica, esperienza e immaginazione».

I giovani sottostimano le proprie competenze. E hanno difficoltà a comprendere i profili del futuro

Dalla ricerca “Stranger Skills” spuntano anche dati inattesi. Spicca, ad esempio, nel giudizio di Hr e Recruiter, la difficoltà degli under 30 sia nella capacità di autopercezione delle proprie competenze e in quella di trasferirle a chi seleziona talenti. Considerati sei ambiti di professionalità nel digitale, i giovani sottostimano le proprie competenze nei due ambiti della Creatività digitale (40,8% dei nuovi lavoratori la dichiara contro il 51,3% degli Hr) e nella Consulenza tecnologica – è competente il 44% per Hr, contro il 39,2% dichiarato dai nuovi lavoratori. Viceversa sovrastimano le proprie competenze per le Strategie multicanale – sono competenti il 37,3% per Hr&Recruiters contro il 40,6% stimato dai nuovi lavoratori – e per la Consulenza organizzativa – 36,7% per Hr e recruiters, 39,4% per nuovi lavoratori.

Un altro dato che sorprende è la difficoltà dei giovani nel comprendere i profili del futuro. Phd Italia ha sondato l’interesse dei tre target sul significato delle 12 professioni emergenti, senza fornirne la descrizione. Nella maggior parte delle professionalità i nuovi lavoratori hanno messo a segno le percentuali inferiori di risposte rispetto a professionisti del Mkt e Recruiters. Solo un giovane su 4, il 25,4%, conosce il significato del Diversity &Inclusion Manager. Di qui la necessità sottolineata dalla ricerca di creare chiarezza sulle competenze perché i giovani possano comprendere il proprio contributo. E di individuare nuovi percorsi formativi. L’analisi mostra anche qual è la forbice fra le competenze più disponibili sul mercato e quelle più ricercate secondo gli esperti: l’abbondanza di competenze sui contenuti si contrappone alle ben più rara capacità di integrazione dei dati.


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