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Matteo Salvini e Giovanni Tria

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Una miscela esplosiva per le aree del Mezzogiorno. Spread alle stelle, autonomia differenziata, flat tax azzerando gli 80 euro del governo Renzi e il rischio di aumento dell’Iva rappresentano un cocktail micidiale per il Sud e dunque per l’Italia. 

La maggioranza gialloverde preme sull’acceleratore per trasferire benefici e risorse a Nord del Po anche a costo di scassare i traballanti conti pubblici e spalancare le porte a una crisi finanziaria che sarà pagata dalle fasce più deboli del Paese.

La flat tax è l’emblema di questa politica. L’intervento annunciato da 50 miliardi di euro sarà dirottato in larga parte sull’asse dal Piemonte al Friuli, 28 miliardi, il 56% del totale contro i 7 miliardi destinati ai contribuenti del Sud, appena il 14% (LEGGI).

BONUS RENZI

Come ha più volte anticipato il ministro dell’Economia Giovanni Tria, per finanziare la tassa piatta saranno aboliti gli 80 euro introdotti dal governo Renzi. Per i lavoratori dipendenti del Sud con redditi tra 12mila e 26.600 euro l’anno si tratta di un’autentica beffa. Con la flat tax il beneficio medio è inferiore ai mille euro. Tra gli 80 euro e la tassa piatta al 15%, il contribuente che risiede in Calabria perderebbe 150 euro. Per un campano il bilancio è nullo. La flat tax vale come gli 80 euro. 

L’EDITORIALE DEL DIRETTORE ROBERTO NAPOLETANO
L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA PIETRA TOMBALE DEL SUD

In Puglia, Basilicata e Molise la flat tax avrebbe un impatto positivo inferiore ai 900 euro l’anno, dunque meno del bonus renziano. Nel centro nord invece il beneficio medio è superiore ai mille euro. Dai 1.068 per i residenti delle Marche fino agli oltre 1.500 euro per i lombardi che incasserebbero 11 miliardi sui 50 totale della manovra di riduzione fiscale sulla quale il governo è determinato a procedere.

REGALO AI RICCHI

Forse il M5S, prima forza politica al Sud, più che consultare la piattaforma Rousseau per confermare la leadership di Luigi Di Maio dovrebbe interrogarsi sulle vere ragioni del disastro elettorale e chiedersi quale senso abbia sostenere un esecutivo che nella propria agenda ha fissato come priorità l’autonomia differenziata e la flat tax. 

L’Italia avrebbe bisogno di una manovra shock, coraggiosa ma credibile, imperniata su investimenti e incentivi mirati. Invece il governo pensa a scardinare un sistema fiscale che si fonda sulla progressività senza alcuna certezza che il piano da 50 miliardi incentivi la crescita e riduca l’evasione. Un bel regalo alle aree più ricche del paese.

 Se si esclude il Lazio con un beneficio stimato in 5,3 miliardi (1.360 euro per ogni lavoratore dipendente), il Veneto incasserebbe 4,6 miliardi, l’Emilia Romagna 4,5 e il Piemonte 4,2 (beneficio medio oltre i 1.300 euro).

 Al Sud 3 miliardi in Campania (ma con un beneficio di appena 963 euro per lavoratore dipendente), 980 milioni in Calabria e 336 milioni in Basilicata (886 euro a lavoratore), la metà della sola provincia di Bolzano (e con un beneficio di oltre 1.400 euro).

SISTEMA SCARDINATO

La penalizzazione al Sud sarà ancor più marcata per effetto della revisione del regime di deduzioni e detrazioni. Assorbire gli 80 euro è un ulteriore svantaggio per il Mezzogiorno. Il bonus di Renzi, infatti, vale 9,5 miliardi (statistiche redditi 2017 del Dipartimento delle finanze) e al Sud va il 18%, una incidenza superiore rispetto al progetto di flat che si ferma al 14%.

 L’equazione non cambia guardando il peso delle detrazioni e l’imposta lorda. Il sistema fiscale attuale, fondato sulla progressività, premia i redditi più bassi (e al Sud sono decisamente inferiori rispetto al Nord). Su 132 miliardi di Irpef lorda, il 13,2% si riferisce al Sud. Ma gli stessi lavoratori dipendenti del Mezzogiorno godono di detrazioni per 7,48 miliardi, pari al 18,36% del totale nazionale.

I lavoratori dipendenti del Nord invece generano il 47,7% dell’Irpef lorda e assorbono solo il 39,65% delle detrazioni con 16,1 miliardi di euro.

La flat tax scardina questo sistema. La tassa piatta favorisce i redditi più alti e in Lombardia l’imponibile medio del lavoro dipendente supera i 27mila euro l’anno, mentre al Sud la regione “più ricca” è il Molise che sfiora i 19mila euro l’anno. 

Non a caso l’anno scorso l’Istat aveva rilevato che gli 80 euro, l’avvio del reddito di inclusione e altre misure per le fasce più deboli hanno accentuato la progressività del sistema fiscale italiano favorendo la diminuzione del 15% del coefficiente di Gini, l’indice che misura la diseguaglianza nella distribuzione del reddito. 

La flat tax e il desiderio di Salvini di sfidare l’Europa e i mercati un risultato lo hanno già raggiunto. Lo spread è tornato pericolosamente verso i 300 punti. E dire che Tria auspicava un calo del differenziale sui tassi di interesse quando viaggiava sui 250. 

Tradotto in cifre sono quasi 4,4 miliardi di euro di maggiore spesa per interessi per l’anno in corso e 6,9 miliardi per il 2020. Restrizioni al credito e interessi più elevati sui prestiti sono un’altra tassa che il Governo ha caricato sull’economia del Mezzogiorno.


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