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Luca Zaia

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«Il presidente del Veneto non ha tempo perché è impegnato». Luca Zaia fa sapere, tramite il suo portavoce Carlo Parmeggiani, di non poter rispondere a un paio di domandine, semplici semplici, che gli sono state girate dopo le dichiarazioni rilasciate durante la conferenza stampa quotidiana nella sede della Protezione civile di Mestre.

Zaia ha spiegato che il Veneto ha già predisposto un elenco di interventi per quasi 25 miliardi di euro in vista della liquidazione dei fondi all’Italia con il Recovery plan. Anzi, ognuno dei progetti ha già una scheda che lo illustra e indica l’importo richiesto. Il governatore ha così rispolverato la questione dell’autonomia e del federalismo. In termini molto precisi.

«IL PIANO È PRONTO»

«Noi i compiti li abbiamo fatti, il nostro piano è per 24 miliardi, cercando di toccare tutte le misure efficaci. Vorrei invocare il principio federalista per il Recovery plan, coadiuvato dalla virtuosità. Io ho sempre il timore che questi fondi vengano dispersi e non impiegati per creare occupazione ed economia».

In effetti sul Bollettino ufficiale della Regione Veneto è stato pubblicato un documento di 460 pagine contenenti tutte le illustrazioni dei progetti. Ma al riguardo sorgono spontanee due domande. Come si concilia un piano di infrastrutture e investimenti per quasi 25 miliardi che arrivano a coprire l’11,96 per cento dei 209 miliardi destinati all’Italia, con il Piano nazionale del governo italiano? In questo modo il Veneto chiede per sé e i propri progetti tutta la quota-parte che ritiene debba essere devoluta alla Regione, senza tenere conto dell’esistenza di progetti di rilievo nazionale e non semplicemente locale?

Zaia non risponde, ritenendo probabilmente sufficiente quello che ha dichiarato pubblicamente: «Questo è un treno che passa una volta nella vita, i fondi vanno usati per creare lavoro, opere pubbliche ed economia. Noi presentiamo solo opere già cantierabili. E questo piano lo abbiamo pronto da due mesi».

LAVORI SECRETATI

Par di capire che il Veneto voglia dimostrare innanzitutto di essere la Regione più efficiente d’Italia. Poi, di essere la più lesta a mettere nero su bianco le richieste (che sembrano un collage di quello che finora non è stato fatto nell’amministrazione regionale per mancanza di fondi), quando finora il governo ha solo elaborato le “linee guida” generali.

In terzo luogo, indica al governo anche un metodo di redistribuzione, su base federalistica, ovvero una semplice ripartizione alle Regioni. Il piano veneto è stato messo a punto negli ultimi quattro mesi in gran segreto ed è composto di 155 progetti, suddivisi in 13 macro-aree, per un totale di 24 miliardi e 984 milioni di euro.
Sulla ripartizione nazionale, in quanto presidente della Conferenza delle Regioni, è già in atto una mediazione di Stefano Bonacini con il potere centrale.

LE MACRO-AREE

Le macro -aree danno solo un’indicazione di massima, ma già significativa. Si va dalla «crescita e valorizzazione del capitale umano» all’«energia sostenibile», dalle «infrastrutture per la competitività» alle «infrastrutture per l’attrattività turistica e culturale», dall’«innovazione» alla «mitigazione del rischio idrogeologico». Ma c’è spazio anche per i finanziamenti riguardanti le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, per la digitalizzazione delle istituzioni pubbliche, per il «recupero e risanamento ambientale», per la «resilienza sanitaria» e per la gestione delle risorse idriche. I progetti sono stati suddivisi in «indispensabili» e «necessari». I primi coprono il 62% (15 miliardi e mezzo), i secondi il 38% (9 miliardi e mezzo) della richiesta.

Finora le linee guida del Piano nazionale hanno indicato criteri di scelta e ambiti, ma il vero piano sarà pronto solo a febbraio. Sono previste sei “missioni”: digitalizzazione; innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale, di genere e territoriale; salute.

La mossa di Zaia trova una spiegazione anche nel tentativo di intercettare gli acconti che saranno liquidati dall’Europa. Arrivare prima degli altri, per portare a casa di più.


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