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Ai 190 miliardi che arriveranno nell’ambito del Next generation Eu tra sovvenzioni e prestiti, si sommeranno altri 30,6 miliardi, risorse che il governo ha affiancato istituendo un fondo complementare. Soldi che serviranno a dare attuazione al piano nazionale complementare al Pnrr (Pnc) con il quale il governo si pone due obiettivi.

Da un lato mettere a disposizione ulteriori risorse per alcune delle misure contenute nel piano, dall’altro finanziare nuovi interventi inizialmente non previsti. La fondazione Openpolis ha analizzato come verranno spesi questi 30 miliardi, dallo studio emerge che le misure previste dal Pnc sono 30. “Ma sei di queste – spiega Openpolis – fanno riferimento a interventi già previsti dal Pnrr e rappresentano quindi un’integrazione delle risorse stanziate. Si tratta in particolare di: servizi digitali e cittadinanza digitale (350 milioni); servizi digitali e competenze digitali (250 milioni); tecnologie satellitari ed economia spaziale (800) milioni); transizione 4.0 (5 miliardi); piani urbani integrati (210 milioni); ecobonus e sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici (4,5 miliardi)”.

Altre 24 misure invece rappresentano interventi esclusivi non previsti dal piano. La “missione” con il maggior numero di interventi è quella che riguarda le “infrastrutture per una mobilità sostenibile”, che raccoglie 9 investimenti. Seguono la missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) con 6 interventi e le missioni 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) e 5 (Inclusione e coesione) con 5 misure ciascuna. Dal punto di vista finanziario, invece, la quota più consistente di risorse è destinata al piano “Transizione 4.0”. La seconda voce di spesa più significativa riguarda l’incremento delle risorse messe a disposizione per ecobonus e sismabonus.

Al terzo posto troviamo la prima delle misure finanziate dal Pnc in via esclusiva, cioè gli interventi per la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica (2 miliardi). “Tra le misure che riceveranno una parte cospicua di fondi – evidenzia il report – da segnalare anche gli interventi a favore delle aree colpite dai terremoti del 2009 e del 2016 (circa 1,8 miliardi) e gli interventi per il rafforzamento delle linee ferroviarie regionali (oltre 1,5 miliardi)”. Così come per le misure previste dal Pnrr, anche per gli interventi del fondo complementare è stato delineato un cronoprogramma che prevede il conseguimento, entro il 2026, di diversi adempimenti intermedi e finali. Complessivamente le scadenze del Pnc da conseguire tra il 2022 e il 2026 sono 255. “In generale il 2022 sarà un anno particolarmente intenso: gli adempimenti da conseguire infatti saranno 94, di cui 25 entro il primo trimestre, 29 entro il secondo, 17 entro il terzo e 23 entro il quarto”, avverte Openpolis.

Restando in tema di fondi europei, ieri la Corte dei Conti ha approvato la “Relazione annuale sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea e l’utilizzazione dei fondi europei” per il 2020 ed emerge un quadro con alcune luci ma anche diverse ombre. Nel 2020, evidenziano i magistrati contabili, l’Italia ha partecipato al bilancio dell’Unione con versamenti a titolo di risorse proprie per complessivi 18,2 miliardi di euro (+1,4 miliardi rispetto al 2019). “Il livello totale dei flussi verso l’Ue nel 2020 è uno dei più alti degli ultimi sette anni”, sottolinea la Corte. Sul fronte delle assegnazioni, il bilancio europeo attribuisce per il 2020 all’Italia 11,66 miliardi di euro, In linea con le risultanze dell’anno precedente, l’Italia rappresenta, quindi, il quarto Paese per ammontare di risorse accreditate dall’Ue nel 2020, dopo Polonia, Francia e Germania.

Tuttavia, secondo la magistratura contabile “il 2020 è da considerare un anno di transizione: i numerosi strumenti di sostegno Ue alle economie degli Stati membri e l’eccezionale portata del bilancio pluriennale 2021-2027, invertiranno probabilmente la tradizionale posizione di contributore netto dell’Italia, che beneficerà in quota maggioritaria delle risorse del Recovery plan, oltreché dei consueti Fondi di investimento e strutturali europei (Sie)”- Le analisi della Corte mostrano un quadro generale della programmazione in miglioramento nella parte attuativa. Cauto ottimismo deriva anche dal raggiungimento, a fine 2021, del target di spesa previsto da tutti i 51 Programmi operativi cofinanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo sociale europeo (Fse) del ciclo di programmazione 2014-2020, in considerazione dei dati che, al 31 ottobre 2021, mostrano percentuali realizzative del 72,5% per gli impegni e del 47,7% per i pagamenti.

Rispetto al Feasr al 31 agosto 2021 risultano spese complessive dichiarate pari a 13.266 milioni di euro L’avanzamento della spesa ha raggiunto il 63,44% della dotazione finanziaria complessiva. Si conferma “non positivo” l’andamento dell’uso dei fondi destinati a pesca e acquacoltura, con criticità in tutte le fasi. Sul versante delle irregolarità e frodi, il numero delle segnalazioni e degli importi irregolari passa dai 22 casi del primo semestre ai 155 casi dell’intero anno. In aumento anche la spesa irregolare, che passa da 30,9 a 73,9 milioni di euro.


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