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Di Maio, Cingolani e Descalzi con il Presidente della Repubblica di Angola Lourenço

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Diversificazione delle forniture di gas per liberarsi dalla dipendenza dal gas di Mosca e sostegni alle imprese e alle famiglie: sono due dei fronti su cui la crisi in Ucraina impegna il governo.

È partita ieri la nuova missione in Africa del governo con l’obiettivo di sostituire almeno altri 5-6 miliardi di metri cubi di gas russo con quello proveniente dall’Angola e dal Congo. Sempre ieri i due rami del Parlamento hanno dato il via libera al Def, che apre la strada a un nuovo pacchetto di aiuti, da circa 6 miliardi, che dovrebbe approdare nei prossimi giorni sul tavolo del Consiglio dei ministri. E intanto la risoluzione di maggioranza approvata dalle Camere impegna il governo a considerare l’opzione scostamento di bilancio nel caso lo scenario diventi ancora più fosco.

Dopo l’Algeria, la caccia al gas fa di nuovo tappa in Africa. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha lasciato ai ministri degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, e della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, la guida della “spedizione” – cui prende parte anche l’ad di Eni, Claudio Descalzi, – dal momento che la positività al Covid lo costringe alla quarantena. Nel pomeriggio ha avuto un colloquio telefonico con il presidente della Repubblica di Angola, João Manuel Gonçalves Lourenço, in cui i due leader hanno confermato “la comune volontà di rafforzare il partenariato bilaterale in tutti i settori di reciproco interesse, con particolare riguardo all’ambito energetico”. Stesso impegno e volontà erano stati espressi nel corso della conversazione di martedì con il presidente del Congo, Denis Sassou N’Guesso.

A Luanda la delegazione è stata ricevuta dal presidente Lourenço al palazzo presidenziale, mentre il ministero degli Esteri ha ospitato la sottoscrizione di una dichiarazione d’intenti, che fornirà la cornice giuridica sia per attività di sviluppo del settore del gas naturale sia per progetti congiunti a favore della decarbonizzazione e transizione energetica dell’Angola.

«Abbiamo raggiunto un altro importante accordo con l’Angola per l’aumento delle forniture di gas. Si conferma l’impegno dell’Italia a differenziare le fonti di approvvigionamento: un’azione costante a difesa delle famiglie e delle imprese italiane», ha dichiarato Di Maio. L’accordo, ha sottolineato Cingolani, «dà impulso alla partnership tra Italia e il Paese nei settori delle rinnovabili, dei biocarburanti, del Gnl e della formazione in ambito tecnologico ed ambientale».

Oggi tappa a Brazzaville per la firma di altri accordi e una dichiarazione d’intenti sulla cooperazione rafforzata in ambito energetico tra Italia e Congo: l’obiettivo è assicurare al nostro Paese almeno 5 miliardi di metri cubi aggiuntivi entro l’anno prossimo.

Sarà poi la volta della tappa in Mozambico, in programma per maggio. Il governo punta a sostituire entro il 2023 almeno il 50% dei 29 miliardi di metri cubi annui importati finora dalla Russia: un terzo dall’Algeria, il resto dagli altri Paesi Africani e dal Qatar.

Una “corsa” che si impone anche alla luce della possibilità che la Ue estenda il raggio delle sanzioni alla Russia anche al gas. Nel sesto pacchetto su cui la Commissione europea sta lavorando dovrebbe entrare intanto il petrolio. «Prima o poi colpiremo anche il petrolio e il gas russi. Stiamo lavorando per la nostra indipendenza dalle fonti fossili in generale e da quelle russe in particolare», ha affermato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, incontrando la stampa a Kiev con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Intanto il governo si appresta a varare un nuovo decreto con misure per attenuare le ricadute della guerra di Putin – in primis il caro energia – sulle famiglie e sulle imprese ancora costrette a fare i conti con quelle della pandemia. L’ok del Parlamento al Def “svincola” i 6 miliardi “recuperati” dalla differenza tra il deficit programmatico e tendenziale che finanzieranno il nuovo decreto. Camera e Senato hanno dato il via libera alla risoluzione sulla relazione del governo al Parlamento che aggiorna il piano di rientro del debito pubblico. E approvato la risoluzione di maggioranza – con 407 sì a Montecitorio e 221 a Palazzo Madama – in cui è messa nero su bianco la richiesta al governo dell’impegno ad utilizzare ulteriori risorse, anche in deficit, per affrontare la crisi energetica in atto.

Il pressing di una maggioranza compatta ha avuto la meglio sulle resistenze del Mef, che ha cercato “cancellare” il riferimento nel testo definitivo all’articolo 6 della legge 24 dicembre 2012 n. 243, che prevede la possibilità di ricorrere lo scostamento in caso di “eventi eccezionali”.

Nella risoluzione, quindi, si impegna il governo a “monitorare in tempo reale l’andamento della situazione macroeconomica al fine di valutare, qualora si verifichi un peggioramento dello scenario economico conseguente al perdurare degli effetti negativi”, il ricorso allo scostamento “al fine di prevedere interventi di sostegno, del tutto simili a quelli messi in campo durante l’emergenza pandemica, per le famiglie, i lavoratori e per quella parte del comparto produttivo particolarmente colpita dalle conseguenze della crisi in Ucraina”.

Tra i 12 punti della risoluzione, c’è poi la richiesta di nuovi aiuti per contenere gli aumenti dell’energia e di rivedere i prezzi di riferimento dei carburanti. Di avviare, poi, un confronto per l’istituzione di un Fondo energetico europeo straordinario “a supporto della lotta al caro energia, al fine di garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico”, oltre che di insistere sulla revisione del Patto di stabilità e sul suo congelamento anche nel 2023.

Il testo impegna anche il governo a intervenire sul Superbonus, sollecitando una nuova proroga del termine che obbliga i proprietari delle villette unifamiliari a effettuare il 30% dei lavori entro giugno e ad allargare le maglie della cessione del credito legato all’agevolazione.

Nel documento anche un passaggio sulle rinnovabili. Infatti, il Parlamento impegna l’esecutivo “a proseguire nell’attuazione del Green New Deal, conformemente agli impegni della Ue”, anche attraverso il varo di interventi di semplificazione e l’accelerazione dei procedimenti autorizzativi per la realizzazione e l’esercizio di impianti da fonti rinnovabili”.

Si chiede, poi un rafforzamento del “dialogo con le organizzazioni sindacali, datoriali e del lavoro autonomo volto ad aumentare da una parte la produttività delle imprese e dall’altra a sostenere il lavoro promuovendo misure di sgravi fiscali o contributivi”. Sul piano sociale, si sollecita il potenziamento delle misure contro la povertà alimentare “ampliando anche il bonus sociale”, proseguendo con la decontribuzione per favorire l’assunzione di giovani e donne senza dimenticare l’emergenza abitativa.


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