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La bilancia commerciale dell’Italia comincia a piangere. E sono lacrime amare. In appena un anno è infatti triplicato il deficit energetico nella nostra bilancia commerciale. Il deficit energetico registrato a febbraio 2022 (-7,263 miliardi di euro) è molto più ampio rispetto a un anno prima, cioè a febbraio 2021 (-2,213 miliardi di euro).

I dati, piuttosto allarmanti, sono contenuti nella nota congiunturale sull’interscambio commerciale diffusa ieri dall’Istat. Dati che confermano, se ancora ce ne fosse stato bisogno, quanto sia delicata la questione dell’approvvigionamento delle materie prime (gas naturale e petrolio).

Materie prime che utilizziamo per il riscaldamento, l’autotrazione, e la produzione di energia elettrica fondamentale per consentire alle nostre imprese (e, più in generale, all’intera economia) di poter svolgere la propria attività in sicurezza, continuità ed autonomia e di quanto sia urgente una politica energetica che ci affranchi il prima possibile dall’import massiccio dall’estero e dal “ricatto” che alcuni Paesi potrebbero esercitare verso l’Italia a ragione di scelte di geo-politica che potrebbero confliggere con la nostra visione del mondo e i nostri valori, come dimostra del resto, la posizione di condanna del nostro Paese e le sanzioni adottate verso la Russia per la guerra in Ucraina.

È l’import di materie prime energetiche (gas naturale e petrolio) a “pesare” dunque sulla bilancia commerciale riducendone l’avanzo, verosimilmente per la forte impennata dei prezzi delle materie prime energetiche. Tanto vero che il pur consistente avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici infatti si è ridotto a 5,6 miliardi di euro a febbraio scorso, contro i 6,964 miliardi di febbraio 2021.

“Gli acquisti di gas naturale – osserva l’Istat – contribuiscono per dieci punti percentuali al forte incremento tendenziale delle importazioni italiane. Il deficit energetico si amplia sensibilmente e il saldo nell’interscambio di prodotti non energetici, seppur ampiamente positivo, si riduce rispetto a febbraio del 2021”, commentano gli statistici dell’Istituto nazionale. Complessivamente l’Italia passa così, in dodici mesi, da un avanzo commerciale complessivo di 4,750 miliardi a un disavanzo di 1,662 miliardi. Nella nota congiunturale relativa all’interscambio commerciale del nostro Paese l’Istat rileva che “gli acquisti di gas naturale contribuiscono per 10 punti percentuali al forte incremento tendenziale delle importazioni italiane”, che segnano +44,9%.

L’incremento degli acquisti di gas naturale e di petrolio greggio dalla Russia incide per 4,8 punti percentuali sulla crescita tendenziale dell’import; un ulteriore contributo positivo di 0,9 punti deriva dall’aumento delle importazioni di gas naturale dai Paesi Opec. Il restante 4,3% di import è riconducibile ad altri Paesi fornitori di materie prime energetiche e, segnatamente, per il gas naturale l’Algeria, la Libia, l’Olanda, la Norvegia, il Qatar e l’Azerbaijan e per il petrolio Irak, Azerbaijan, Russia, Arabia Saudita e Kazakistan.

È proseguita intanto anche a febbraio la crescita dei prezzi all’import che “si confermano in accelerazione su base annua (+18,5%, da +17,5% di gennaio), spinti in particolare dai rialzi dei prezzi dei prodotti energetici nell’area non euro” per i quali il rincaro è dell’86,5%. Per i prezzi energetici nell’area euro c’è un incremento invece dell’8% che porta il dato globale del comparto energia a +77,9%.

L’aumento generale dei prezzi all’importazione su base mensile è dell’1,6%. L’Istat ricorda inoltre che, dai dati di gennaio 2022, gli indici dei prezzi all’import sono calcolati con il metodo del concatenamento annuale e che l’anno 2015 resta la base di riferimento. A febbraio 2022, l’export cresce su base annua del 22,7%, con un forte aumento delle vendite sia verso l’area Ue (+24%), sia verso i mercati extra Ue (+21,1%). L’import registra un incremento tendenziale più marcato (+44,9%), che coinvolge sia l’area Ue (+28,3%) sia, in misura molto più ampia, l’area extra Ue (+69,6%). Nella media degli ultimi tre mesi, la dinamica congiunturale è molto positiva.

Tra i settori che contribuiscono maggiormente all’aumento tendenziale dell’export si annoverano i metalli di base e i prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+24,4%), sostanze e prodotti chimici (+34,1%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+23,1%) e prodotti petroliferi raffinati (+98,5%). Su base annua, i paesi che forniscono i contributi maggiori all’incremento dell’export nazionale sono la Germania (con un aumento del 21,3%), gli Stati Uniti (+24,4%), la Francia (+16,0%) e la Spagna (+33,3%).

Nei primi due mesi del 2022, la crescita tendenziale delle esportazioni (+22,6%) è dovuta in particolare all’aumento delle vendite di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+25,6%), sostanze e prodotti chimici (+32,0%) e mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+38,2%). Nel trimestre dicembre 2021-febbraio 2022, rispetto al precedente, l’export è cresciuto del 5,8%, l’import del 13,6%.

In particolare, la crescita tendenziale dell’export è dovuta all’incremento delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici verso Germania e Regno Unito e di metalli di base e prodotti in metallo verso Germania e Francia (2,1%). All’opposto, il calo delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici verso Stati Uniti e Svizzera e di macchinari e apparecchi verso la Cina apporta un contributo negativo dello 0,5%.


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