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Matteo Renzi, leader di Italia Viva

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MEZZO Parlamento è terrorizzato. «E se si tornasse a votare?» è la domanda che impazza in questo venerdì prenatalizio a Montecitorio. Risposta di un deputato di rito democristiano che la sa lunga: «Non si tornerà mai alle urne. Come vuoi che si riaprano i seggi con 800 morti al giorno?».

BRIVIDI ONOREVOLI

Il risveglio di deputati e senatori è stato accompagnato dall’intervista del guastafeste Matteo Renzi al Messaggero. Titolo: «Al voto in caso di crisi? No, si vede se c’è una maggioranza».

E allora proprio in quell’istante in cui deputati e senatori compulsano disperatamente la rassegna stampa alla pagina dell’intervista all’ex rottamatore si soffermano su un passaggio del leader di Italia Viva: «La bussola per il Presidente della Repubblica è la Costituzione. E la Costituzione dice che si verifica se c’è una maggioranza in Parlamento. Spero che non si arrivi a tanto ma se si arrivasse lì, scommetto sulla presenza ampia in Parlamento. Penso che voteremo per le politiche nel 2023».

E allora letto e riletto questo pensiero renziano, deputati e senatori, in particolare quelli che siedono in maggioranza, tirano un sospiro di sollievo. «Allora il nostro sta bluffando…». E se sta bluffando significa solo che il senatore di Scandicci ha un solo obiettivo: logorare Conte, rallentare la sua ascesa, impedire che l’attuale premier possa avere il tempo e il modo per far nascere quello che ormai tutti nel pissi pissi di palazzo chiamano: “il partito di Giuseppi”.

I CAPRICCI

Non è dato sapere come andrà a finire. Fatto sta che dalle parti del Pd si cerca di sminare in tutti i modi i capricci del fu rottamatore, oggi guastafeste: «Sul Recovery – scandisce Nicola Zingaretti – oggi il ministro Amendola ha confermato che dopo l’ok al testo si apre una fase di confronto in cui chiamare tutti a contribuire ad arricchire e migliorare la proposta.

Questo è lo spirito giusto che si deve avere: impegnarsi a trasformare in realtà quanto il governo ha conquistato in Europa. Questo è il senso delle scelte che abbiamo fatto insieme il 5 novembre al vertice a Palazzo Chigi, l’opposto che parlare di crisi». Addirittura Marianna Madia, membro della Commissione Bilancio e della segretaria del Pd, prova a stanare Renzi: «Il tema della governance del Recovery Plan non è mai entrato nella discussione di maggioranza sulla manovra». Insomma, è la vulgata di diversi Pd e Cinque Stelle, «Matteo minaccia la crisi, per ottenere un rimpasto così da potere entrare nell’esecutivo».

Renziani della prima cerchia, come Maria Elena Boschi ed Ettore Rosato, lavorano sotto traccia per accelerare il processo di verifica che possa poi portare al rimpasto. Prendono di mira alcune caselle come l’Istruzione o le Infrastrutture e i Trasporti.

ESTERI O DIFESA

Esteri o Difesa sono invece gli obiettivi del leader di Italia Viva. Addirittura c’è chi sostiene che Renzi sia tornato a flirtare con l’altro Matteo, Salvini. A tanti non sono sfuggiti i complimenti del leader della Lega a Renzi dopo l’intervento in Senato. E a tanti non sono sfuggiti i colloqui di queste ore fra gli sherpa dell’uno e dell’altro. Renziani e leghisti a parlottare nei corridoi dei passi perduti. Nell’attesa l’avvocato del popolo continua a lavorare di cesello.

Di rinvio in rinvio procrastina l’ipotesi di un eventuale rimpasto. E in tanti giurano che «proprio perché si tratta di un bluff non succederà nulla». Al massimo un mini rimpasto e al più una ripartizione cencelliana al prossimo giro di nomine.


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