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Il dialogo fra centrosinistra e centrodestra sta decollando dopo il flop della candidatura di Elisabetta Casellati. C’è un clima di ottimismo, per la conclusione delle trattative. Sia Salvini che Giuseppe Conte avrebbero individuato in due donne le nuove presidenti che avanzano verso il Quirinale.

“Un donna in gamba” ha precisato Matteo Salvini, spiegando poi di non volere fare nomi. Filtrano indiscrezioni su Elisabetta Belloni (che Renzi non voterà), Marta Cartabia e Paola Severino, avvocato tra i più noti. Quest’ultima è data in pole position. Sul tavolo gli altri candidati sarebbero Pierferdinando Casini, Draghi e Mattarella che ieri ha ricevuto 336 voti malgrado la sinistra avesse dato indicazioni di votare scheda bianca.

Letta si è dichiarato ottimista. “Sono in corso interlocuzioni, ci stiamo parlando – ha affermato Letta – siamo all’inizio. I preliminari sono finiti. Stiamo ragionando sulle soluzioni per il dopo”. C’è stato un incontro in via Veneto tra Salvini e Mario Draghi. Questo farebbe apparire una scelta già compiuta sul presidente della Repubblica mentre si cerca la quadra sul governo. Intanto in Transatlantico volano parole grosse tra Toti e La Russa.

Matteo Renzi, considerato un campione delle profezie, aveva detto subito l’altra sera quando il centrosinistra aveva deciso di votare scheda bianca che “sarebbe stata una giornata difficile”. Non aveva sbagliato. E’ stata la giornata campale più drammatica delle pur drammatiche che segnano l’elezione del capo dello Stato. E questo spezzone, che doveva tributare una vittoria, ha causato l’abbandono della Casellati.

Nel vertice dell’altra sera, che ha affrontato anche la questione di stringere a due scrutini al giorno il voto dei Grandi elettori, si sono susseguiti i vertici e le consultazioni. Ma da sinistra è arrivato un secco no a Casellati. Il Pd ha deciso di non votarla e nemmeno Italia Viva. Al primo scrutinio sono stati 73 i grandi elettori assenti.

Nelle fila del centrodestra sono stati 8 i Grandi elettori che non hanno partecipato al voto. Nelle riunioni del Pd, il segretario Enrico Letta ha chiamato il leader di Leu, Roberto Speranza ed il presidente dei 5Stelle Giuseppe Conte. Ma lo spettro del voto è tornato ad aleggiare sui parlamentari osservando le mosse di Matteo Salvini e Conte. Un timore generato dal fatto che insistendo sulla Casellati, secondo fonti 5stelle, “Salvini puntasse a spaccare la maggioranza e andare al più presto al voto, in modo da non andare al traino di Giorgia Meloni”.

Ettore Rosato, leader di Italia Viva, avvertiva che il “fallimento del tentativo di Casellati, impone di chiudere subito su un nome diverso”. E Brugnaro, leader di Coraggio Italia, ha rilanciato il nome di Mario Draghi.
Adesso che è finita sulla graticola, dicono che Elisabetta Alberti Casellati avesse subodorato qualcosa nella “macchina” del centrodestra che l’avrebbe voluta portare inquilina nel palazzo più ambito, la presidenza della Repubblica. E tutto questo accadeva mentre dopo aver chiesto di essere votata già in mattinata, aveva fatto pervenire alcuni dubbi legati alla strategia del fronte progressista. Ovvero, di non partecipare al voto alla prima chiama e di astenersi alla seconda. La seconda carica dello Stato aveva subodorato di andare alla mattanza? E’ probabile. “Come facciamo a recuperare i voti?” Aveva fatto recapitare questa domanda, con l’apprensione che un fresco candidato pone sul proprio esame, al tavolo del centrodestra, riunito d’urgenza.

Forse intuendo di essere finita al posto sbagliato, malgrado avesse indossato, per scaramanzia, lo stesso abito blu del giorno del giuramento al Quirinale. Un abito, allora, che mostrava come un amuleto. Di cui adesso non si sa quale sia il destino. Se avesse superato quota 400-430 voti avrebbe potuto giocarsi fino in fondo la partita più complicata del decennio. Ma non ora che ha ricevuto 71 voti in meno. Fosse andata così “avrebbe indotto molti altri delegati del centrodestra a convergere su di lei. Ma così, non è stato. La sua corsa al Quirinale si ferma a 382 voti, troppo poco per sostenere un braccio di ferro. Al termine di una giornata di fuoco, è cominciata la caccia ai franchi tiratori. Tutti i partiti, ovviamente, si smarcano.

Ignazio La Russa, vice presidente di Palazzo Madama non vuole sentire parlare di traditori. “Non sono certo in Fratelli d’Italia e nemmeno nella Lega”. Quest’ultima assicura che c’è stata compattezza. “I nostri 208 voti – dicono – sono andati tutti alla Casellati”. Resta il giallo sui 71 voti mancanti nella coalizione di centrodestra, che può contare su 535 grandi elettori.

Ma in Transatlantico c’è stato uno scontro tra La Russa e Toti di fronte ai giornalisti. Pochi istanti dopo la fine dello spoglio, l’ex ministro saluta il governatore della Liguria con poche parole. “Stai già festeggiando?”. E Toti replica: “No vi lascio spazio, vi lascio andare avanti”. Più tardi chiedono a La Russa, “Chi ha tradito? ”Risponde, “guardate tra i centristi e in Forza Italia”. Intanto protesta Pd. “Inopportuno che Casellati” co-presieda lo spoglio delle schede, non può controllare se stessa.


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