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Lo stato maggiore di Forza Italia al pranzo di Natale nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi

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Ora che alla lunga lista dei “convertiti” si è iscritto anche Silvio Berlusconi è iniziata la corsa ad ammainare la bandiera dell’autonomia differenziata. “Dispiace” per il ministro Roberto Calderoli, lasciato solo e trattato come un appestato, sia da chi vorrebbe la Brexit di Veneto e Lombardia, sia dai suoi per quel disegno di legge Spacca-Italia miseramente accantonato. L’elenco delle conversioni è lungo e riporta tutti su un terreno più ragionevole.

Il tentativo di separare la finanza pubblica delle regioni ad autonomia differenziata non si può dire del tutto sventato ma dentro Forza Italia, Fratelli d’Italia e il Partito democratico è intervenuto un ripensamento, la consapevolezza che lo schema proposto da Calderoni, basato su aliquote di compartecipazione fisse per finanziare funzioni come la sanità e l’istruzione, avrebbe trasformato Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna in regioni a statuto speciale e aumentato a dismisura le disuguaglianze, Pensiamo ad esempio alla possibilità di costituire fondi integrativi regionali per la spesa sanitaria, abolire i ticket o integrare il salario del personale scolastico, etc, etc.

IL PRANZO DI NATALE

Il pranzo di Natale offerto ad Arcore dal Cavaliere al gotha di Forza Italia ha celebrato la fine (per consunzione) di questo dissennato progetto. Seduti intorno al tavolo c’erano tutti, Antonio Tajani, Annamaria Bernini, Elisabetta Casellati, Gilberto Pichetto Fratin e Paolo Zangrillo; i viceministri Paolo Sisto e Valentino Valentini; i sottosegretari Alberto Barachini, Tullio Ferrante, Matteo Perego di Cremnago, Matilde Siracusano, Maria Tripodi, Licia Ronzulli, Alessandro Cattaneo, i vicepresidenti di Senato e Camera: Maurizio Gasparri e Giorgio Mulè e Gianni Letta. Tante orecchie discrete e indiscrete. Ma solo ad alcuni le parole con cui il Cav si schierava apertamente contro il secondo Porcellum di Calderoli hanno procurato una scarica di adrenalina e un senso di assoluto benessere.

Non ci sarà autonomia differenziata senza aver prima definito i Lep e senza che si proceda in parallelo con la riforma costituzionale e il presidenzialismo”. E’ passata la linea Meloni. La quale, a differenza di altri, non s’è dovuta battere il petto per aver scambiato fischi per fiaschi. Già nella passata legislatura la premier aveva firmato una proposta di legge che andava in senso contrario al federalismo oltranzista del Carroccio. Poi se n’è dimenticata e lo ha inserito nel programma elettorale. Ma questo è un altro discorso.

I forzisti che si staccano, dopo la bocciatura di Fdi, segna si spera un punto di non ritorno. Come Calderoli la pensano solo Zaia e Fontana, che sono però un caso a parte. Parlano al loro elettorato. In quanto al ministro agli Affari regionali e per le autonomie. Calderoli ieri ha chiamato Berlusconi e un’ora dopo ha dettato alle agenzie di stampa un “dispaccio” che sembro scritto un centinaio di anni fa.

LA CORDIALE TELEFONATA

“La cordiale telefonata – si legge nella nota del ministero – per ribadire la comune determinazione per realizzare riforme come l’autonomia e il presidenzialismo. Il presidente Berlusconi – continua – ha sottolineato la necessità che l’autonomia non penalizzi le regioni del Sud e che vengano definiti i livelli essenziali delle prestazioni”. Poche righe che non devono essere costate poco al ministro, il quale aveva chiesto che l’autonomia differenziata venisse messa al primo punto dell’ordine del giorno della prima seduta del governo. A distanza di quasi due mesi è stata derubricata. Poco più di un’allucinazione collettiva.

Realizzare l’autonomia differenziata insieme al presidenzialismo significa spostare le lancette di qualche lustro. Avventurarsi sul terreno delle riforme costituzionali, passare da un progetto realizzabile nel breve periodo ad una suggestione. Tanto più che la definizione dei Lep iscritta nella legge di Bilancio non è stata neanche finanziata.

Una dimenticanza che alimenta un sospetto: davvero qualcuno pensava che fosse realizzabile un progetto che solo per quanto riguarda il trasferimento dell’Istruzione nelle tre regioni di cui si diceva sopra avrebbe comportato un esborso di 9,1 miliardi di euro? Per non dire di cosa avrebbe significato regionalizzare la spesa statale nel suo complesso per le altre materia potenzialmente trasferibili agli enti locali.

Chi ha interesse a pompare un progetto praticamente irrealizzabile? La disponibilità ad approfondire il tema offerta da alcuni governatori del Sud non cambia la sostanza. Berlusconi, che non è Marx e neanche Engels lo ha detto chiaro e tondo: le esigenze delle regioni più ricche non possono entrare in conflitto con la necessità di dotare il Mezzogiorno di livelli di servizi adeguati. Una presa di posizione netta.

Il passo falso di Calderoli ha scavato nel solco delle divisioni leghiste. Così che Letizia Moratti ora è pronta ad aprire la porta agli espulsi dalla Lega in Lombardia facendo leva sulla incrinatura che si è creata nel Carroccio. Sono i danni collaterali causati dalle richieste impulsive e compulsive del trio Spacca-Italia, Calderoli, Fontana e Zaia. Tre consiglieri regionali hanno dato vita ad un nuovo gruppo, il Comitato Nord, corrente fondata da Umberto Bossi.

I CONVERTITI DEM

E, sempre a proposito di conversioni, vogliamo parlare di Stefano Bonaccini? Parla già da leader del Pd, dopo la Puglia, ha toccato Molise e Abruzzo, ha invita la premier Giorgia Meloni a un incontro su Pnrr e bollette, e ha frenato in modo brusco sulla questione dell’autonomia differenziata che al Sud è indigesta anche fra i militanti e amministratori del Pd.

A dirla tutta, Bonaccini, anziché fare un mea culpa per aver offerto una sponda ai leghisti rincorrendoli sul loro terreno, s’ è messo a duellare con la sua vice Elly Schlein che gli ha lanciato la sfida per la segreteria. Hanno sposato entrambi la causa del Mezzogiorno. Il presidente che invocò l’autonomia e la 37enne italo-statunitense, entrambi fulminati sulla via di Damasco. Non sarebbe stato il caso di spendere qualche parolina prima, quando Calderoli già aveva diffuso la bozza del suo Ddl Spacca-Italia senza Lep, con la distribuzione delle risorse in base alla spesa storica?

Alle primarie mancano più di due mesi e in mezzo. Prima ci saranno le elezioni regionali, i congressi di circolo fra gli iscritti e poi la sfida finale. E se il derby emiliano si decidesse al Sud? Sarà un caso ma proprio in questi giorni Bonaccini ha ribadito la richiesta di introdurre i livelli essenziali delle prestazioni e coinvolgere il Parlamento per scrivere una legge quadro. “L’autonomia può essere un’opportunità – ha detto il governatore emiliano – ma se non si tolgono alcune materie divisive come la scuola e la sanità che sono patrimonio nazionale”.

In quanto alla Schlein, la neo deputata dem per un lungo periodo ha preferito non pronunciarsi su questo tema salvo riposizionarsi. Può contare sul sostegno di Peppe Provenzano, ex ministro per il Mezzogiorno e la coesione, scuola Svimez. L’amore a certe latitudini a volte scoppia all’improvviso. Meglio tardi che mai.


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