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La sala conferenze Stato Regioni

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La Conferenza Stato-Regioni, considerata a tutti gli effetti la terza Camera della Repubblica, il centro decisionale del federalismo italiano, la cabina di regia dove si decidono e si ripartiscono le quote di finanziamento della sanità regionale, si è “dimenticata” di approvare il piano nazionale pandemico.

L’ultimo piano, adottato e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, risale al lontano 2006. Poi, per 14 anni, più nulla anche se il rischio epidemico ha continuato ad essere una minaccia non solo per l’Italia ma per l’umanità.

C’è anche questo nell’inchiesta condotta dalle Fiamme Gialle che giovedì scorso hanno perquisito la direzione generale del ministero della Salute e gli uffici dell’Istituto superiore di sanità. E non è un particolare di poco conto. Il mancato aggiornamento del piano anti-pandemico – quello esistente, datato 2017 è un copia incolla del 2006 – è una delle cause, se non la principale, della diffusione del virus in Italia e del numero di morti da Covid infinitamente superiore a qualsiasi altro paese europeo. Non aver stabilito un protocollo, non aver aggiornato le linee guida, essesi fatti trovare impreparati, ha generato o effetti a cascata sulle 20 sanità regionali. Chi ha fatto peggio è la Lombardia che non avrebbe attivato neanche il vecchio piano regionale.

Una concomitanza di errori e di omissioni che ora sono al vaglio della procura di Bergamo che ha già ipotizzato per 5 dirigenti della sanità lombarda il reato per epidemia colposa.

RACCOLTA UNA QUANTITÀ ENORME DI DOCUMENTI

Gli agenti della Finanza sono tornati a Bergamo con una quantità enorme di documenti che ora vertano esaminati uno per uno. Carte, decreti, mail, corrispondenza. Le presunte inadempienze investono il Dipartimento di prevenzione del ministero e non risparmiano, come si diceva all’inizio, la Conferenza Stato-Regioni che avrebbe dovuto approvare il Piano.

Possibile che i presidenti delle Regioni italiane, da sempre attenti alla ripartizione dei fondi, pronti a battersi per portare a casa più risorse possibili abbiano saltato di pari passi passaggio così strategico? L’accusa è trasversale, non risparmia nessuno, mette a nudo ancora una volta l’estrema vulnerabilità del nostro frammentato sistema sanitario.

LOMBARDIA: LA SCOMPARSA DEI MEDICI-SENTINELLA

Il piano pandemico regionale della Lombardia aveva previsto il monitoraggio continuo dei dati statistici e la figura dei medici-sentinella. Se fosse stato eseguito avrebbe fatto emergere il numero crescenti di polmoniti, sufficiente per lanciare l’allarme e capire che il virus era già arrivato in Lombardia e in Italia forse già dal novembre del 2019.

Capire se a partire dal 5 gennaio 2020 erano state adottate tutte le misure richieste dai responsabili della prevenzione e dall’Oms. Se erano stati attivati i canali di approvvigionamento delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione, se c’erano scorte di farmaci anti-virali, se erano state date le indicazioni per il triage all’ingresso dei pronto soccorso, se il personale medico sanitario era stato formato per una emergenza del genere. Tutte indicazioni contenute nel piano pandemico che avrebbero contribuito o limitato la mattanza della Bergamasca.

L’IMBARAZZO DELL’OMS E I 10 MILIONI SULLA FIDUCIA

Un capitolo a parte riguarda invece il ruolo dell’Oms e la polemica sul dossier pubblicato sul sito dell’organizzazione scomparso nel giro di 24 ore. Francesco Zambon, relatore e curatore del documento è stato già ascoltato a lungo dai magistrati ai quali avrebbe confermato di essere stato “invitato” dal direttore generale Ranieri Guerra a modificare il dossier, soprattutto nella parte in cui si diceva che il piano pandemico risaliva addirittura al 2006. Un’accusa grave, suffragata da alcune mail – in possesso dei pm di Bergamo – in cui Ranieri Guerra chiedeva i suoi collaboratori di non “rischiare di compromettere la faticosa posizione ricavata alll’Oms presso il governo centrale del Paese”.

Nella stessa mail – che noi pubblichiamo e il cui destinatario ha richiesto l’anonimato – ai 10 milioni di contributo volontario ricevuti dalla sezione italiana del World Health Organization “sulla fiducia e come segno di riconoscenza dopo 6 anni di zero”. Un invito, dunque, a mettere da parte il dossier in cui si descriveva in modo critico la risposta italiana al Covid 19 per non urtare la sensibilità del ministro alla Salute Roberto Speranza. In un’altra mail, acquisita agli atti, lo stesso Ranieri Guerra dice rivolgendosi ai suoi collaboratori “non fatemi casino” “stasera andiamo sui denti di Report”, in riferimento alla trasmissione di RaiTre che si è in più occasioni occupata dalla questione.

Per visionare l’ingente materiale raccolto negli uffici romani ci vorranno alcuni giorni. Dal 19 gennaio riprenderanno gli interrogatori e non si esclude che venga sentito anche qualche membro del Cts per verificare quali erano i rapporti e le interconnessioni tra la task-Force e i rappresentati della sanità regionale.


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