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Quel «prudente ottimismo» profuso ieri dal presidente Draghi in conferenza stampa è suggerito dal graduale miglioramento dei dati epidemiologici e dal minor carico sugli ospedali rispetto alle settimane scorse. Questi due elementi – si ribadisce da governo e Comitato tecnico-scientifico – sono i primi effetti della campagna vaccinale.

Ne deriva l’inscindibile legame tra le riaperture tanto attese e il prosieguo delle somministrazioni su larga scala: più alta è la fetta di popolazione immunizzata, maggiori sono le attività sociali, commerciali, ludiche consentite. Gli obiettivi nel breve termine sono fissati al 26 aprile, quando tornerà la zona gialla e riapriranno all’aperto locali e spettacoli, ma lo sguardo del governo scruta anche orizzonti più lontani. Se una simil-normalità è auspicata per l’inizio della stagione estiva, una definitiva stabilità senza restrizioni è una meta considerata verosimile da raggiungere dopo l’estate.

Nella relazione al Parlamento presentata da Draghi si legge infatti: «Il governo ritiene che l’obiettivo di vaccinare l’80% della popolazione entro l’autunno sia realizzabile». Sarebbe così raggiunta e superata l’immunità di massa (60% della popolazione circa), propedeutica a lasciarsi la preoccupazione del virus alle spalle.

PRIMA DOSE AL 50% DEGLI ANZIANI

Quella percentuale sarà possibile da una fornitura di vaccini che ad oggi è ancora lontana. Pertanto, con i mezzi finora disponibili, occorre mettere in sicurezza le fasce di popolazione più vulnerabili: anziani e fragili. In questo senso, come rileva il rapporto settimanale sui vaccini, sono quasi 3milioni e mezzo gli ultraottantenni ad aver ricevuto almeno una dosa, il 76,09% del totale.

Ad aver fatto il richiamo è il 45,19%. Per quanto concerne invece la fascia d’età tra i 70 e i 79 anni, il 30,14% ha ricevuto la prima dose (1milione e 800mila persone) e il 3,41% anche la seconda (206mila circa). Ieri è stata anche raggiunta la soglia del 50% che ha ricevuto almeno una dose tra i maggiori di 70 anni (over80 compresi).

«L’età mediana alla diagnosi (45 anni) e al momento del ricovero (67 anni) è in decrescita, il che vuol dire che anche indirettamente stiamo iniziando a vedere i primi effetti delle vaccinazioni degli anziani», ha commentato il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro. Il quale ha inoltre osservato che le persone con più di 80 anni ma anche quelle over70 «cominciano a decrescere come numero di casi». In generale, ieri pomeriggio erano oltre 14milioni e 300mila le persone che avevano ricevuto almeno una dose di vaccino in Italia, oltre 4milioni e 200mila quelle che hanno ricevuto anche il richiamo.

L’IRA DI DE LUCA

I dati e le rassicurazioni di Draghi non spengono però la polemica sulle consegne. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nella sua consueta diretta Facebook del venerdì ha lamentato che la sua è «l’ultima Regione d’Italia per fornitura di vaccini in relazione alla popolazione e l’ultima per distribuzione di vaccini Pfizer e Moderna».

Il numero di dosi arrivate sarebbe pari al 25% della popolazione. Senza mezzi termini, De Luca ha parlato di «doppia vergogna nazionale», «al limite della delinquenza politica». «Noi abbiamo 200mila cittadini campani che vengono privati dei vaccini – ha aggiunto – ed è vergognoso che dinanzi a questa realtà dobbiamo sentire solo delle litanie e della banalità».

Nel corso della sua conferenza, De Luca ha annunciato che saranno consegnate presto 240mila tessere di avvenuta vaccinazione. Il desiderio di fornire ai cittadini un certificato di tal guisa è condiviso anche dal presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha ipotizzato che «chi ha un documento di viaggio deve avere apposto il timbro dell’avvenuta vaccinazione». Infine si è lasciato andare a un paragone faunistico. «Almeno che – ipotizza – non si decida di fare un passaporto vaccinale dove sono elencate tutte le somministrazioni fatte, la sua storia di prevenzione sanitaria. Come accade, anche se è brutto l’esempio, per gli animali. Ciò può accadere anche per la medicina».

TERZA DOSE NEL 2022

I timbri evocati da Zaia potrebbero diventare almeno tre. Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute, ha anticipato che per il 2022 si sta valutando «di somministrare una terza dose per i vaccini che hanno un ciclo completo a due dosi». Ma ha anche puntualizzato che «ancora non sappiamo quale sia la durata della protezione sia dopo infezione naturale che dopo la vaccinazione».


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