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Un incendio

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Nel 1992 Giorgio Bocca scrisse un libro intitolato “l’inferno” che aveva come sottotitolo, profondo Sud male oscuro. Quest’anno sembrerebbe che la previsione del titolo di Bocca si sia avverata: il Sud è diventato un inferno di fuoco.

Dall’Aspromonte alle Madonie il fuoco è arrivato dove non si era mai spinto, bruciando ettari di bosco alcune volte centenari. Dalle faggete dell’Aspromonte ai sughereti delle Petralie, al solito bosco di Erice, il mare di fiamme, approfittando della calura estiva, che ha portato a temperature mai viste  in Europa, compreso quel 48,8 di Siracusa, come uno tsunami rovente ha distrutto flora e fauna, lasciando sul campo cenere ed un nero deserto.

La società italiana, quella meridionale, gli abitanti dei borghi che hanno pagato anche un prezzo di vite umane dovute all’avanzata di tale fiume rovente, hanno gridato “dagli al piromane”, “prendiamo questi pirati senza alcun rispetto per nulla e facciamoli rinchiudere in prigioni, dalle quali non possano più dare fastidio, visto che non hanno alcun rispetto per nessun principio di convivenza”.

Tutto giusto anche se le grida e le lamentele non bastano a risolvere una problematica che rischia di trasformare molte aree del Mezzogiorno in deserti, e di mutare il clima di intere aree.

Certo i cambiamenti climatici, che portano alla carenza di piogge ed ad un aumento delle temperature, sono il terreno ideale per chi voglia far bruciare un territorio. Ma forse andare alle motivazioni profonde che spingono alcuni abitanti   di una realtà a distruggere il proprio ambiente naturale può essere utile ed interessante.

Quali sono le motivazioni che portano ad appiccare gli incendi? Proviamo ad elencarle: un motivo può essere quello di creare occasioni di lavoro. Vi sono una serie di persone che sono interessate alle risorse che lo Stato mette in campo quando vi sono degli incendi da spegnere.

In genere vengono chiamati in tanti per aiutare nell’opera di contenimento delle fiamme. Persone che vengono pagate a   giornata, altri che in questo modo riescono ad avere il numero di ore necessarie per poi avere l’indennità di disoccupazione. Vi è quindi un’economia che gira attorno allo spegnimento degli incendi.

Poi vi sono i canadair,   quei pochi esistenti, che sono un servizio fornito da privati. Ovviamente nessuno vuole pensare che possano essere coinvolti le aziende che li posseggono. In realtà, anche qui siamo in presenza di una zona grigia – consueto effetto dello smantellamento della gestione pubblica – secondo cui la gestione dei servizi di spegnimento degli incendi viene eseguita prevalentemente mediante appalti di forniture rilasciate a privati ma con mezzi pubblici.  Ci possono interessi che girano attorno a queste attività.

Un altro interesse agli incendi è   di coloro che hanno allevamenti di bestiame, per cui sono interessati a disboscare, soprattutto se si tratta di terreni pubblici, per poter dare pascoli freschi   ai propri animali.  

Altri interessi sono quelli di coloro che dovendo superare   le obiezioni degli ambientalisti, che di fronte ovviamente ad una zona boschiva hanno più difficoltà a permettere senza intervenire pubblicamente l’edificazione di nuovi residenze, possono avere interesse a bruciare dei territori.

Come si vede alcune motivazioni attengono ad interessi di organizzazioni criminali che possono essere combattute soltanto con forme di pesante contrapposizione da parte delle forze dell’ordine.

Gli interessi speculativi delle organizzazioni che vogliono costruire   in alcuni territori penso che si possono combattere soltanto con un’attività delle forze dell’ordine molto attenta. Con dotazione di droni e di servizi di sentinelle umane.

Mentre quelle che sono le combustioni che derivano da esigenze di sopravvivenza da parte di emarginati, disoccupati o gente che vive di espedienti sono conseguenti alla mancanza di sviluppo economico delle aree. Non dobbiamo mai dimenticare che il Sud è popolato da 21 milioni di abitanti e che in esso lavorano soltanto 6.100.000 occupati compresi i sommersi.

Adesso ci sono oltre 1 milione di persone che hanno il reddito di cittadinanza, e che in tal modo risolvono i loro problemi di sopravvivenza. Ma non bisogna dimenticare che vi è ancora una fascia ampia di popolazione che non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena.

Per questo risoluzioni a lungo termine sono sempre quelle che riguardano la possibilità di aumentare le occasioni di lavoro e fare in modo che la emigrazione, soprattutto per lavori di livello più basso, non sia l’unica alternativa. E che quindi anche  la tentazione di delinquere sia minore. L’origine dell’equilibrio complessivo passa attraverso uno sviluppo economico equilibrato del Paese.

Soprattutto quando i mezzi di comunicazione e le possibilità di movimento consentono a tutti di vedere quali sono le condizioni  di vita in altre regioni del Paese.

Non può esistere una Nazione con disparità così ampie senza che questo non comporti forme di disequilibrio sociale. Ed  anche gli incendi sono un indicatore di una realtà che certamente non può non affrontare le problematiche più importanti.


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