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 Appalti, mazzette, corruzione. È un’altra Tangentopoli, quella che stanno affrontando i sostituti procuratori del Tribunale di Milano, Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno. Oggi, come 27 anni fa, si registra la corsa degli indagati a riferire ai pm, a chiarire le proprie posizioni rispetto a un giro di presunte bustarelle che ruota intorno agli alti papaveri di Forza Italia e soprattutto a Gioacchino Caianiello, detto Nino. Quest’ultimo, ex vertice azzurro a Varese, è indicato come colui che avrebbe mosso i fili di un sistema, naturalmente illecito, da svariati milioni di euro. Gli indagati, nel corso dei giorni sono saliti a 105. Dodici le misure di custodia cautelare in carcere eseguite, tra cui quella che ha visto destinatario Pietro Tatarella (ex consigliere comunale milanese e candidato di FI alle elezioni Europee).

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L’INCHIESTA

Per i pubblici ministeri, un finanziamento da 25mila euro venne dichiarato da Tatarella, ma usato da Fabio Altitonante, sottosegretario della Lombardia di FI, arrestato. In totale, sono state emesse ed eseguite 28 misure a maggio; molte delle quali confermate dal Riesame. Nessun segmento dell’economia, sembra essere escluso, si va dalle aziende municipalizzate (pure per la fornitura di acqua e gas), a quelle della sanità, fino ad arrivare ai supermarket. E sullo sfondo delle trame e degli intrecci, i presunti rapporti esistenti tra ambienti della politica, della mafia e della ’Ndrangheta. Attraverso una annotazione di polizia giudiziaria, datata 5 febbraio 2019, è possibile risalire all’origine dell’inchiesta. «In data 31 agosto 2017 – è scritto nel documento stilato dai militari della guardia di finanza di Busto Arsizio – l’allora sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, Luigi Furno, nell’ambito di un procedimento penale in essere presso la predetta Procura, delegava militari del Gruppo all’esecuzione di attività utili a riscontrare quanto dichiarato da Danilo Emilio Rivolta, già sindaco di Lonate Pozzolo (Varese) nonché da Orietta Liccati, compagna del predetto e già assessore all’Urbanistica del Comune di Gallarate (Varese), durante l’assunzione di alcune informazioni e gli interrogatori che sono stati condotti nei loro confronti, seguiti all’esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare».

LA CORRUZIONE

Dalle dichiarazioni rese da Rivolta, è annotato ancora nel documento a cura dei baschi verdi, «sono emersi ulteriori gravissimi episodi corruttivi riguardanti imprenditori ed esponenti di rilievo regionale del partito politico Forza Italia». «Più in dettaglio – annotano i finanzieri – sempre per quanto riferito dall’indagato, emergerebbe l’esistenza di un’organizzazione criminale consolidata e finalizzata alla gestione illegittima di appalti pubblici nonché di affidamenti di consulenze e di incarichi pubblici, principalmente all’interno del comune di Gallarate. La struttura farebbe capo a Gioacchino Canianiello, detto “Nino”, esponente di primo piano di Forza Italia in Lombardia e presidente onorario dell’associazione culturale Agorà – Liberi e Forti Varese (che annovera tra i propri membri, tra gli altri, l’ex coordinatore regionale di Forza Italia e già assessore regionale Mario Mantovani, l’europarlamentare Lara Comi, il consigliere della Regione Lombardia Luca Marsico ed il senatore di Forza Italia, Giuseppe Pagnoncelli)». Ci riferiamo, lo ribadiamo, al 2017. Pagnoncelli, sempre secondo le dichiarazioni di Rivolta, «pur non ricoprendo in prima persona incarichi istituzionali, ma servendosi di un gruppo fidato di soggetti istituzionali che il medesimo avrebbe contribuito in maniera determinante a fare eleggere o nominare, piloterebbe, in prevalenza nel Comune di Gallarate, l’assegnazione di consulenze in favore di studi professionali, di incarichi di amministrazione nelle società municipalizzate (Agesp, Multiservizi, Amsc) e, soprattutto, l’aggiudicazione di vari appalti in favore di imprenditori dai quali riceverebbe tangenti nell’ordine del 10 per cento%».

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