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Papa Francesco

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Quattro giorni fa la Conferenza episcopale portoghese (Cep) ha annunciato la creazione di una commissione nazionale incaricata di indagare su tutti gli episodi di abusi sessuali su minori e adulti vulnerabili commessi all’interno delle strutture diocesane e religiose portoghesi. Si tratta di un passaggio importante che segna una conferma della ricezione dei documenti di Papa Francesco contro la pedofilia.

«Non abbiamo paura di fare tutto questo, al contrario», ha detto il presidente della conferenza, monsignor José Ornelas incontrando un gruppo di giornalisti al termine della assemblea plenaria che ha visto riuniti i vescovi portoghesi. Durante i lavori del summit è stata concordata la creazione della commissione nazionale con l’obiettivo di effettuare uno “studio storico” dei casi di abuso.

Al momento non è stato specificato il termine temporale entro il quale fare luce anche se i vescovi hanno sottoscritto che l’organismo avrà totale indipendenza e non sarà minimamente controllata dalla conferenza episcopale.

E in Italia? Niente, come se nel nostro Paese non ci siano stati e ci sono abusi sessuali consumati all’interno delle strutture ecclesiastiche, nelle parrocchie, nei seminari così come ci confermano, da tanti anni, notizie di preti, sacerdoti o frati, che vengono indagati o arrestati per avere compiuti abusi sessuali nei confronti di minori e anche di adulti. Ma prima del Portogallo altre nazioni hanno avviato e compiuto inchieste “indipendenti” su questo triste e scabroso argomento, come gli Stati Uniti, la Francia, Australia, Irlanda, Olanda ed altri paesi. Ma in Italia, che è il Paese più cattolico del mondo e dove ha sede il Vaticano, non si è fatto nulla nonostante Papa Francesco è intervenuto più volte sull’ argomento per tentare di eliminare questa piaga che sporca la Chiesa. Nel suo ultimo intervento sull’ argomento, il 4 novembre scorso a Bologna, Papa Francesco ha infatti affermato che il “cammino di conversione personale e comunitaria” rispetto alla piaga degli abusi sessuali sui minori è “un cammino che come Chiesa siamo chiamati a compiere tutti insieme, sollecitati dal dolore e dalla vergogna per non essere stati sempre buoni custodi proteggendo i minori che ci venivano affidati nelle nostre attività educative e sociali”.

Così Papa Francesco il 4 novembre scorso ha detto nel messaggio al convegno “Promuovere child safeguarding al tempo del Covid-19 e oltre”, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con l’Azione Cattolica e il Centro Sportivo Italiano in collaborazione col Centro per la Vittimologia e la Sicurezza dell’Università di Bologna.

Il “processo di conversione” rispetto alla piaga degli abusi sessuali sui minori “richiede con urgenza una rinnovata formazione di tutti coloro che rivestono responsabilità educative e operano in ambienti con minori, nella Chiesa, nella società, nella famiglia.

Solo così, con un’azione sistematica di alleanza preventiva, sarà possibile sradicare la cultura di morte di cui è portatrice ogni forma di abuso, sessuale, di coscienza, di potere”, così affermava Papa Francesco.

E su questo argomento spinoso e doloroso è anche intervenuto un mese fa il sacerdote e teologo tedesco Hans Zollner che sollecitava alla Conferenza Episcopale Italiana Papa ad avviare un’indagine approfondita su tali abusi in Italia. Per Zollner “Le chiese cattoliche di altri paesi dovrebbero ora avere lo stesso coraggio della chiesa francese. Spero che anche l’Italia prenda provvedimenti. L’unico modo è con la verità e l’onestà”. Secondo un reportage del quotidiano olandese “Trouw“ il rapporto della Conferenza Episcopale francese è stato il lavoro di una commissione d’inchiesta indipendente nominata dalla conferenza episcopale francese nel 2018. Gli investigatori hanno esaminato gli archivi dei tribunali, della polizia e delle chiese e hanno intervistato i testimoni. Sono giunti alla conclusione che circa 216.000 bambini e giovani all’interno della Chiesa Cattolica Romana hanno subito abusi sessuali da parte del clero dal 1950.

Ed il Presidente dell’associazione italiana delle vittime di abusi in chiesa, Francesco Zanardi che da giovane ha subito abusi sessuali, che presiede la “Rete l’Abuso” fondata nel 2010, riferendosi alle dichiarazione del sacerdote e teologo tedesco Zollner dice: “Penso che le parole di Zollner non avranno effetto. Perché nel 2019, come rappresentante delle vittime di abusi, sono andato dal Papa a Roma e gli ho chiesto chiarezza e chiarimenti. Dopo tutto, bisogna conoscere e capire un problema prima di poterlo risolvere. Ne avevo parlato anche con altri alti funzionari del Vaticano. Tutti hanno detto: ‘Hai ragione, dobbiamo fare qualcosa’. Ma ciò che conta è l’azione. E non ce ne sono”. Ed ancora: “Lo scandalo degli abusi all’interno della Chiesa cattolica va avanti da più di 20 anni; in un paese dopo l’altro la scioccante verità sta venendo a galla. Ma non in Italia. Non ci sono statistiche. Il fenomeno non viene indagato. Non esiste un fondo per risarcire le vittime. Il governo, la chiesa, il parlamento… non hanno mai fatto nulla in questa direzione”.

Le uniche cifre che ci sono sugli abusi all’interno della chiesa italiana le ha raccolte Rete l’Abuso. Sul sito web c’è una mappa interattiva piena di puntine rosse con informazioni sui preti condannati. Se si clicca sul sud Italia, si può leggere ad esempio: ‘Don N. R., a Foggia condannato a due anni e due mesi di carcere nel 2007 per abusi su bambine nel confessionale. “Rete l’Abuso “ha raccolto anche i dati degli ecclesiastici che sono in attesa di giudizio o che sono stati denunciati: anche questi sono circa 160”. Ed ancora: “La matematica non è un’opinione “In Francia, ci sono 22.000 preti, di cui 3.000 perpetratori.

Ognuno di questi ha fatto in media 72 vittime. In Italia ci sono 57.000 sacerdoti, quasi il triplo. E cosa accade quando un sacerdote viene arrestato o indagato in Italia? La Chiesa ed i suoi organismi adottano sempre un solo metodo, quello di trasferire il colpevole da una chiesa ad un’altra, da un paese all’altro, da una città all’altra, ma nulla di più.


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