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La calda estate dell’agricoltura italiana. E non solo per l’impennata della colonnina di mercurio che si avvia a superare i 40 gradi e che sta bruciano i raccolti. Archiviate le manifestazioni di apprezzamento per un settore che ha contribuito in modo rilevante alla tenuta del Paese nel periodo più drammatico del Covid 19, l’agricoltura si trova ad affrontare vecchie e  nuove emergenze senza adeguati supporti. E con le solite promesse di interventi strutturali che restano puntualmente incagliati nella rete della burocrazia. Se per l’economia nel suo complesso si profila un autunno nero, nelle campagne  i problemi sono già oggi gravissimi.

Dalla coda velenosa del Corona virus  che ha tagliato l’export agroalimentare alle nuvole che si addensano sulle relazioni commerciali con gli Usa, dalla carenza della manodopera che  ha già compromesso i raccolti di ortofrutta e che rischia di ipotecare anche la prossima vendemmia fino ai danni alle colture per l’ondata di caldo e afa effetto dei cambiamenti climatici che con gli eventi meteo estremi, negli ultimi dieci anni, sono costati 14 miliardi. Mentre i soldi sia dalla Ue che dal Governo italiano ancora non si vedono. Per ora  le uniche cifre certe  sono quelle del crollo delle vendite di prodotti agroalimentari determinato dalla chiusura prima e dalla lentissima ripresa poi dell’attività di alberghi, ristornati, pub e pizzerie e soprattutto dalle frontiere ancora chiuse.

Tre imprese agroalimentare su quattro, secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, hanno subito disdette da clienti di tutto il mondo. A pesare – spiega il report –  sono state  inizialmente disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale, poi si è aggiunta la drammatica crisi della ristorazione a livello globale. E a pagare la bolletta più salata sono stati il vino, l’ortofrutta, i formaggi, le conserve e i fiori. Un danno enorme  considerando che l’export, motore dell’agroalimentare made in Italy, nel 2019  aveva raggiunto il record di 44,6 miliardi. Un risultato brillante che oggi appare un miraggio: dai dati Istat emerge infatti che a maggio le vendite alimentari sono calate di quasi il 12 per cento.

La situazione  rischia di aggravarsi con gli annunciati dazi  che dovrebbero aumentare per la lista di prodotti già inseriti nella black list ed  estendersi a vino, olio e pasta andando così a colpire al cuore le eccellenze del Mezzogiorno.

Il contenzioso per l’Italia – ricorda Coldiretti – riguarda i 2/3 delle spedizioni agroalimentari totali. Resta pesante anche la situazione della manodopera. Il governo ha dato il via libera  all’impiego di percettori di reddito di cittadinanza e cassintegrati che non perdono i loro benefici, ma manca ancora uno strumento agile, come il voucher, per remunerarli. Per quanto riguarda gli stranieri sottoposti alla quarantena il problema  è che se non si effettuano  subito i tamponi  l’impossibilità di impiegare i lavoratori renderà difficile  salvare  i raccolti. Ed è già allarme per la vendemmia.

«La pur legittima ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria –  ha spiegato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini,   – priva di fatto agricole le imprese del supporto degli oltre centomila stagionali agricoli che arrivano ogni anno dalla Romania, la comunità più presente nei campi italiani, e di circa diecimila bulgari, proprio nella fase più delicata della stagione, con l’attività di raccolta che è stata peraltro anticipata a causa del caldo.  Le nostre imprese  sono disponibili a farsi carico dei costi per sottoporre al tampone i lavoratori stranieri così da dar loro  la possibilità di partecipare alle operazioni di raccolta, ovviamente in caso di risultato negativo».

In una situazione così complessa le temperature bollenti arrivano come una ciliegina sulla torta. Con una situazione di affanno  delle riserve di acqua al Nord come al Sud. Poche disponibilità nei  maggiori laghi del Nord e quasi a secco i bacini del centro-sud con gli agricoltori che si preparano a irrigazioni di soccorso per salvare le colture in campo e con i frutti maturi sulle piante che rischiano di essere feriti da colpi di calore e scottature . È allarme in particolare in Sicilia, ma anche in Puglia (-91 milioni di metri cubi rispetto al 2019)  e Basilicata (- 64 milioni) dove la disponibilità di acqua, secondo Anbi, continua a diminuire. E anche su questo  il Paese è fermo ai proclami sulle opere infrastrutturali. Sono anni che si parla  della necessità di interventi per garantire  acqua alle coltivazioni.

Le condizioni ci sarebbero  considerando che l’Italia è un paese piovoso. Ma la preziosa risorsa  per il 90% viene dispersa e così anno dopo anno l’unica soluzione è rincorrere l’emergenza. Eppure i progetti ci sono, molti immediatamente cantierabili come quelli dell’Anbi. La Coldiretti ha ideato e ingegnerizzato e  condiviso con Anbi, Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti la messa in cantiere di una rete di circa mille laghetti nelle zone di media montagna da realizzare senza cemento e da utilizzare per la raccolta dell’acqua da distribuire in modo razionale in primis ai cittadini, quindi all’industria e all’agricoltura. Con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.


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