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Con la dicitura “simil-influenza” sono state oscurate le reali dimensioni del dramma che si stava compiendo nelle residenze sanitarie lombarde e non solo lombarde. Ora è scritto tutto nero su bianco. Man mano che affiorano i riscontri ufficiali, emergono particolari che somigliano sempre più alla scena di un crimine. Li hanno lasciati senza medici, senza farmaci, senza la possibilità di essere trasferiti negli ospedali per essere curati da personale specializzato. E in assenza di qualsiasi informazione sulle procedure da svolgere.  È stato come se su un aereo improvvisamente fosse venuto a mancare il pilota e avessero chiesto ad un passeggero qualsiasi di mettersi alla cloche senza poter contare su alcuna indicazione dalla torre di controllo.

SOLI E SENZA MEDICI  

Se non fosse un parolone in grado di evocare tragedie molto più grandi, diremmo che nell’arco di poco più di due mesi nel nostro Paese ma soprattutto in Lombardia si è consumato un terrificante sterminio di massa. Migliaia di anziani condannati a morte sicura.  Circa l’11% delle Rsa ha dichiarato di non avere medici presenti nella struttura fra le figure professionali coinvolte nell’assistenza; il 77,2% di non aver avuto alcun tipo di dispositivo medico, ovvero mascherine, tute e quant’altro, a disposizione nei giorni più caldi del contagio.

Ci abbiamo fatto quasi l’abitudine e ormai non ci stupiamo più di niente. Ma  la verità che viene a galla questa volta porta il timbro dell’Istituto superiore di sanità : disegna il quadro che questo giornale ha denunciato in largo anticipo nei giorni cruciali del contagio di massa.  Con la  pubblicazione del Report finale, si è chiusa infatti l’indagine condotta dall’Iss in collaborazione con il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale sul contagio Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie Complessivamente hanno risposto al questionario 1356 strutture, pari al 41,3% di quelle contattate. Dati riferiti ad un periodo che dal 1° febbraio al 30 aprile 2020.

Il rapporto finale dell’istituto nazionale di sanità disegna una realtà da far drizzare i capelli. I responsabili della sanità regionale lombarda, finita nell’occhio del ciclone e coinvolta in varie inchieste, non poteva ignorare le condizioni in cui le Rsa operavano. A fronteggiare il Covid si sono trovati in pochi e impreparati.

Sono cose che abbiamo già scritto e sentito ma che è bene ripetere. Con la delibera regionale XI/2906 dello scorso 8 marzo la giunta lombarda disponeva il ricovero in queste strutture dei malati già contagiati. In alcuni casi a stretto contatto con gli ospiti, una categoria fragilissima. Il 30 marzo, quando il cerino aveva incendiato il pagliaio, con una seconda delibera, la giunta regionale chiedeva che i malati ultrasettantenni non venissero trasferiti nei centri Covid tranne rarissimi casi. Un provvedimento che rappresenta una aperta violazione del diritto costituzionale.

 In ogni struttura sono risultati presenti in media  2,5 medici, 8,5 infermieri e 31,7 Oss (operatori socio-sanitari) Complessivamente, considerando le tre figure professionali, sono presenti mediamente 42,4 operatori. Mediamente sono stati riportati 74,8 posti letto per struttura, con un range da 8 a 667 posti letto. Le 1.356 strutture hanno riportato un totale di 97.521 residenti alla data del 1° febbraio 2020, con una media di 72 residenti per struttura. Nel totale dei 9154 soggetti deceduti, circa il 10%, 680 erano risultati positivi al tampone e 3092 avevano presentato sintomi simil-influenzali. In sintesi, il 7,4% del totale dei decessi ha interessato residenti con riscontro di infezione da Sars-Cov-2 e il 33,8% ha interessato residenti con manifestazioni simil-influenzali a cui però non è stato effettuato il tampone. Il picco dei decessi è stato riscontrato nel periodo 16-31 marzo.

IN 123 STRUTTURE FINITE LE MEDICINE

Delle 1259 strutture che hanno risposto alla domanda, 972 (77,2%) hanno riportato al momento del completamento del questionario la mancanza di dispositivi di protezione individuale, mentre 263 (20,9%) hanno riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l’infezione. Inoltre, 123 (9,8%) strutture segnalano una mancanza di farmaci, 425 (33,8%) l’assenza di personale sanitario e 157 (12,5%) difficoltà nel trasferire i residenti affetti da Covid-19 in strutture ospedaliere. Infine, 330 strutture (26,2%) dichiarano di avere difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti dall’infezione e 282 hanno indicato l’impossibilità nel far eseguire i tamponi. Tutti questi numeri da ieri sono a disposizione dei magistrati.


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