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Carlo Verdone in un’illustrazione di Valerio De Cristofaro

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Buon compleanno, Carlo Verdone. Il popolare attore compie, martedì, 70 anni. Una cifra tonda come quel suo bel faccione rassicurante che, da quasi mezzo secolo, ci tiene compagnia e ci fa sorridere. Le prime apparizioni del giovanissimo Verdone risalgono infatti alla fine degli anni 70, con gli sketch futuristi e fregoliani andati in onda in Tv, su Rai Uno, all’interno del programma “Non Stop” ideato da Enzo Trapani, qualcosa di nuovo e dirompente che non si era mai visto prima di allora. Una sorta di talent show senza voti da casa né giudici improvvisati, ma con talenti (anzi fenomeni) veri sulla scena a dar prova della loro bravura, per lo più impegnati in siparietti comici che essi stessi scrivevano.

Una fucina di straordinari artisti come Massimo Troisi e La Smorfia (con Enzo Decaro e Lello Arena), Francesco Nuti e I Giancattivi, I Gatti di Vicolo Miracoli, Marco Messeri e numerosi altri. Tra questi, Carlo Verdone, istrionico e trasformista attore-autore che nel giro di pochi minuti, come il leggendario Leopoldo Fregoli appunto, era capace di entrare ed uscire da numerosi personaggi diversissimi tra loro: il coatto romano (qualcosa di simile al “trimone” barese), il bullo, l’ingenuo che guarda sempre all’insù (un Candido di Voltaire che ritroveremo nei suoi primi film a episodi), il prete calabrese (anche questo presente in Un sacco bello, il film della consacrazione) e decine di altri. Proprio per l’enorme successo di questi personaggi, il giovane Carlo venne scritturato dal grande regista Sergio Leone, amico del papà Mario Verdone, accademico e presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia. L’autore della Trilogia del Dollaro , anche produttore, aveva intuito nel giovane trasformista romano una potenzialità esplosiva per il grande schermo, e lo fece debuttare come attore e regista nel 1980.

Sono proprio gli anni 80 quelli in cui Verdone sigla i suoi capolavori, tra commedie e film comici le cui battute riecheggiano ancora oggi a distanza di 40 anni, passate di generazione in generazione senza soluzione di continuità: dopo la doppietta d’esordio con Un sacco bello e Bianco, rosso e Verdone, ecco Borotalco (tra i suoi migliori in assoluto), Acqua e sapone (straordinario), I due carabinieri (spassoso, in coppia con Enrico Montesano), Troppo forte (come il titolo), Io e mia sorella (delicato), Compagni di scuola (capolavoro), Il bambino e il poliziotto (godibile) arrivano gli anni 90 della maturità artistica, dove Verdone è diventato l’autore più importante del cinema italiano, i cui film al botteghino incassano in media 20 miliardi di lire e fanno incetta di premi, tra Nastri d’Argento e David di Donatello.

Negli anni 90 il nostro amato Carlo, all’apice del successo, è ancora libero di fare i film che vuole, con chi vuole, scegliendo sempre partner azzeccatissime, storie interessanti all’interno di commedie eleganti e ad ampio respiro, un po’ come il cinema classico hollywoodiano insegna, sulle orme di maestri come George Cukor e Billy Wilder. Con due attori eccezionali accanto come Sergio Castellitto e Ornella Muti ecco Stasera a casa di Alice a cui fa seguito l’irresistibile Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1992), commedia europea non più ambientata a Roma ma a Milano, con Carlo (Bernardo Arbusti) alle prese con una “pazza” Margherita Buy, innamorata dell’analista che i due scoprono di avere in comune. Altro bellissimo film, Al lupo al lupo, uno dei più autobiografici, tre fratelli alla ricerca del padre (con Francesca Neri e Sergio Rubini) e poi il divertente Perdiamoci di vista e il trionfale Viaggi di nozze che, nel 1995, fu il campione d’incassi di quella stagione con 25 miliardi di lire al boxoffice.

A quel punto Verdone poteva concedersi tutto e arrivano film come Sono pazzo di Iris Blond, Gallo cedrone (da rivalutare) e C’era un cinese in coma che non possono replicare il risultato al botteghino di quella grande adunata di personaggi, con Ivano e Jessica volgari e soli, simbolo della decadenza di un Paese negli anni post Tangentopoli. Così Carlo conosce stagioni meno felici, e per non cadere in depressione da artista senza ispirazione, accetta e rinnova le lusinghe del suo magnate Aurelio De Laurentiis che lo mette sotto contratto: ogni due anni, come un operaio deve realizzare i suoi pezzi in fabbrica, così il nostro amato Carlo deve portare al produttore la commedia, dove si ride e possibilmente si possa guadagnare 10 milioni di euro al botteghino. Come biasimarlo.

Quando hai già fatto tutto quello che c’era da fare, quando hai dimostrato a tutti di essere il più bravo, a quel punto puoi scegliere se fare un film quando dici tu, come vuoi tu, e magari ambire ancora a qualcosa di nuovo superando tutti i limiti artistici e gravitazionali, o puoi serenamente posizionarti in una rispettabilissima comfort zone assecondando il diktat dall’alto (quei 10 milioni sempre raggiunti) e accontentando il mercato.

Carlo non si è mai risparmiato, è attore, regista e persona generosa, e anche se i suoi ultimi 5 o 6 film non entreranno tra i migliori della sua carriera hanno sempre qualche merito e qualche spunto di riflessione, compreso l’ultimo che chissà quando vedremo, questo Si vive una volta sola già rimandato due volte per pandemia. Buon compleanno Carlo, e grazie per le tante risate che ci hai fatto fare. Ci hai reso più lievi e divertenti tanti momenti.


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