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Pale eoliche

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Dispiace che i lettori del “Quotidiano del Sud” siano costretti a soffrire la traduzione in lingua istituzionale dei pensieri che io ho fatto espresso nell’arco di più di 20 anni in difesa del paesaggio italiano contrastando la speculazione criminale, in molti casi sostenuta dalla mafia delle cosiddette energie rinnovabili per le quali sulla stampa Paolo Vineis interroga il ministro Cingolani.

Tra le domande che Vineis, professore di epidemiologia ambientale a Londra, pone al ministro sono vitali la terza : “ in quale conto si terranno valori come il paesaggio e i beni culturali ? Che cosa verrà incluso e che cosa verrà escluso dai siti prescelti ?”; la quinta : è stata effettuata una ricognizione ( o se necessario la ricerca sistematica ) di tutte le potenziali soluzioni che tengano conto dell’impatto paesaggistico? “; la settima: “in quale conto si terranno le disuguaglianze sociali? E’ infatti elevato il rischio che pale eoliche e pannelli solari saranno particolarmente concentrati nelle zone più socialmente deprivate”; infine l’ottava ,con una proposta semplice e intelligente:” è giusto usare prioritariamente aree già edificate (tetti, e in particolare quelli degli edifici più recenti e di quelli industriali ), aree industriali e abbandonate , cave, aree marginali e degradate?” e con un dubbio : “non vi è in questo modo – almeno in parte-una moltiplicazione del degrado?

Per questo, come risposta del Parlamento, ho indirizzato ai ministri competenti e al Presidente Draghi, che avevo informato, un ordine del giorno, firmato anche dal collega Dario Bond, che impegna il governo a garantire la tutela, prevista dalla Costituzione, del paesaggio. È la prima volta che contro la selvaggia aggressione, consentita dallo Stato e dagli Enti locali, si richiamano i principi fondamentali per la tutela di valori spirituali, prima che materiali. Il paesaggio è un patrimonio dell’anima, è una identificazione dello spazio di appartenenza, e tiene in sé la memoria storica dei luoghi dove si è vissuti. Trasformarlo o alterarlo è un delitto. Ecco il testo dell’ordine del giorno :

“A.C. 3146-A Ordine del giorno
La Camera,

Considerato che:

la tutela del paesaggio, inteso come elemento di riferimento identitario e di ritrovo dei propri valori culturali ai sensi della Convenzione Europea del Paesaggio, CEP 2000) è inserita tra i principi fondamentali della Costituzione italiana all’articolo 9;

la Corte costituzionale dopo avere forgiato il concetto della primarietà del valore estetico-culturale del paesaggio, ha stabilito che la tutela del bene culturale è nel testo costituzionale contemplata insieme a quella del paesaggio e dell’ambiente come espressione di principio fondamentale unitario dell’ambito territoriale in cui si svolge la vita dell’uomo (sentenza n. 85/1998) e tali forme di tutela costituiscono una endiadi unitaria, dunque non divisibile;

coerentemente con quanto affermato dalla Consulta, il regolamento europeo n. 2021/241 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021 con il quale si istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza, fondamento del provvedimento in esame, prescrive che le misure del PNRR devono proteggere gli ecosistemi senza produrre alcun danno ambientale;

il Paesaggio italiano non si limita alle aree protette, ma si estende a molte parti del territorio nazionale, che sia naturale o creato da generazioni di sapiente lavoro dei nostri predecessori, sia in ambito agricolo che edilizio. Non a caso il Presidente della Repubblica, nel domandarsi: “quante volte abbiamo ascoltato il vocabolo “bellezza” associata a “Italia”, ha osservato che “il disegno dell’art. 9 della Costituzione è di straordinaria importanza, perché non solo prescrive un dovere per i pubblici poteri, ma sprona ogni singolo cittadino a farsi carico in modo attivo della bellezza del nostro Paese”; con riferimento alle attività necessarie per la realizzazione delle opere connesse al PNRR il provvedimento in esame contiene diverse disposizioni che attenuano la protezione del Paesaggio italiano, stabilendo tempi più ristretti per gli iter autorizzativi, comprimendo i poteri del Ministero della cultura e sopprimendo il parere vincolante delle Soprintendenze per le aree contermini a quelle protette, estendendo, in favore degli impianti di generazione energetica da fonte rinnovabile, sia le aree in cui possono essere installati, sia il concetto della loro pubblica utilità, il quale diviene prevalente sugli altri interessi pubblici;

autorevolmente ci si è domandati se l’idea di “transizione ecologica” non rischi di fagocitare la funzione di tutela del Paesaggio, presa nella trappola logica del “pensare globale, agire locale” (lo slogan degli ambientalisti industriali) in forza della quale si sacrifica, qui e ora, la bellezza dei paesaggi italiani in nome di una speranza, futura e incerta, di riduzione planetaria dei gas a effetto serra;

destano preoccupazione le parole recentemente pronunciate dal Ministro competente, che “la transizione ecologica potrebbe essere un bagno di sangue” sia in termini di vulnus al Paesaggio che di oneri a carico dei cittadini. Peraltro occorre rilevare il paradosso che nel mentre si lavora per inserire l’ambiente in Costituzione lo si esclude da una specifica tutela ministeriale, diventando, sia la difesa delle aree protette che quella della biodiversità, una mera questione di transizione ecologica;

occorre infine rilevare che il Paesaggio è anche una risorsa economica, in quanto influisce sulla funzione turistico ricreativa del territorio, contribuisce a creare l’immagine locale (marketing territoriale) e influenza il benessere dei residenti, sia in termini di salute, che di qualità della vita, che di valore delle attività economiche e delle proprietà immobiliari;

impegna il Governo
ad assicurare in sede di attuazione del PNRR la massima attenzione alla tutela del valore del Paesaggio italiano, inteso come bene identitario nazionale diffuso e non limitato alle aree espressamente protette, prevedendo la massima trasparenza e il pieno coinvolgimento delle comunità locali nelle decisioni sui procedimenti relativi alle opere attuative del Piano che impattano sul loro territorio, nel rispetto della Convenzione di Aarhus del 25 giugno 1998, ratificata con legge 16 marzo 2001, n. 108; sull’accesso alle informazioni e la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali in materia ambientale.”.

Per i lettori meridionali ciò di cui parlo è molto evidente, per la sistematica violenza che la diffusione delle pale eoliche ha imposto nelle loro terre, sfigurandole per sempre in Puglia e in Sicilia, mentre, nelle zone in cui io ho combattuto, tra Salemi Mazara del Vallo e Marsala, imperversano con una criminale diffusione.

In Sicilia sono centinaia i progetti di parchi fotovoltaici che copriranno porzioni di territorio coltivabile con gli specchi solari sacrificando le produzioni agricole. A breve nasceranno due grandi parchi agro-fotovoltaici, uno nei pressi di Gela, e uno a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani.

I parchi eolici hanno modificato per sempre lo skyline dell’isola. La stessa cosa hanno fatto anche i parchi fotovoltaici. Distese di grano trasformate in enormi specchi per catturare i raggi solari e trasformarli in energia. Ma la corsa al sole e al vento ha prodotto, tra le altre cose, due controindicazioni: terreni destinati alla produzione agricola sono stati trasformati in altro, con un mercato dei prodotti che ne ha fortemente risentito. I proprietari di terreni hanno preferito vendere o affittare per i parchi eolici e fotovoltaici anzichè continuare a coltivare. E poi c’è l’aspetto più propriamente energetico. Tutta questa energia prodotta, dove va a finire? Non è una domanda di poco conto, perchè,come e’ stato acclarato in diversi studi,la rete siciliana è satura.

Gli impianti fotovoltaici al posto del grano, degli olivi, della vite e degli agrumi. Per Giuseppe Li Rosi sono oltre 400 i progetti di impianti fotovoltaici proposti da ditte straniere in Sicilia, e “quasi tutti verranno approvati perché non esistono regole serie per la salvaguardia del paesaggio, dell’ambiente, dei terreni agricoli e dell’economia isolana. Questo accade perché ormai gli agricoltori sono all’ultima spiaggia: vendere o affittare le loro terre per dar da mangiare alle famiglie”. E lo Stato dov’è ? Si nasconde dietro l’autonomia della Regione? E l’Europa?

Ma non fu Goethe a dire: “L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto […] La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita“?

Venisse oggi vedrebbe la distruzione di tutto questo, e la sua Germania complice della violenza.


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