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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con Giorgia Meloni

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È UNA giornata storica per l’Italia. Perché il premier ucraino Volodymyr Zelensky inizia il tour europeo e vuole cominciare proprio da Roma. Due gli obiettivi della visita: chiedere l’appoggio dell’Italia all’ingresso nella Ue e ottenere ulteriore supporto militare. Non è un caso che il premier ucraino voglia ripartire dal Belpaese e da Sergio Mattarella e Giorgia Meloni, perché l’Italia, un minuto dopo l’aggressione della Russia, si è schierata lealmente al fianco dell’Ucraina con Mario Draghi. E continua a mantenere la stessa postura, anche oggi, al netto di alcune perplessità all’interno del Parlamento. E così Zelensky a mezzogiorno varca l’ingresso del Quirinale. Per un faccia a faccia a cui prende parte anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani.

«Per l’Italia è un onore averla qui a Roma. Sono lieto di incontrarla nuovamente dopo il nostro incontro di oltre tre anni addietro, anche se la condizione che voi state affrontando è ben diversa. Noi siamo pienamente al vostro fianco, benvenuto presidente». E ancora, sempre il Capo dello Stato: «Riconfermo il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina sul piano degli aiuti militari, finanziari, umanitari e della ricostruzione, sul breve e lungo termine. Sono in gioco non solo l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma anche la libertà dei popoli e l’ordine internazionale».

In tutto questo, sostiene Mattarella, «la pace, per la quale tutti lavoriamo, deve ripristinare la giustizia e il diritto internazionale. Deve essere una pace vera e non una resa». Zelensky ascolta la traduzione simultanea ed annuisce. Poi prende la parola: «Sono qui per ringraziare l’Italia. Vorrei abbracciare gli italiani uno ad uno per il sostegno che ci è stato continuamente offerto a tutti i livelli e che non è mutato con i governi. Noi abbiamo valori comuni». Quindi, rivolto a Mattarella, continua: «Vede, noi siamo per la pace, la nostra vittoria è la pace. Siamo aperti a tutti i contributi internazionali, ma la guerra la stiamo subendo sul nostro territorio e la pace deve prevedere la giustizia: su tutto il nostro territorio». Mattarella è d’accordo e spiega quale è la posizione dell’Italia: tutti, gli dice, lavoriamo per la pace. E anche l’Italia lavora affinché l’Ucraina entri nella Ue.

Quando finisce il faccia a faccia con l’inquilino del Colle, Zelensky si reca a Palazzo Chigi. Il confronto con Meloni serve a ottenere ulteriore supporto militare. Su queste note Meloni ribadisce davanti al presidente ucraino che l’Italia, in raccordo con i principali Alleati, continuerà a fornire il supporto necessario, anche militare, affinché si arrivi a una pace giusta per l’Ucraina, che potrà esserci solo se la Russia cesserà le ostilità. E ancora, l’Italia, sottolinea Meloni, «sin dall’inizio è stata in prima linea per l’attribuzione all’Ucraina dello status di candidato all’Unione Europea e continuerà ad assicurare il suo appoggio per facilitare la progressiva integrazione di Kiev che sta combattendo per la difesa dei valori europei di libertà e di democrazia ed è un avamposto della sicurezza del Continente europeo». E tutto questo le serve per rafforzare l’immagine dell’Italia nel contesto internazionale. La postura filoatlantica e filoucraina non è stata mai messa in discussione dall’esecutivo capitanato da Meloni. Va da sé che la premier se la dovrà vedere con chi all’interno della maggioranza esprime perplessità sull’invio di nuove armi. Ma risulta altresì evidente che il presidente del Consiglio vuole restare al fianco degli ucraina.

Segue punto con la stampa dove Meloni mette in fila: «il chiarissimo posizionamento dell’Italia pro Ucraina», «la scommessa sulla vittoria dell’Ucraina», il fatto che gli ucraini «stiano facendo la guerra anche per noi». E ancora ricorda l’amicizia personale con Zelensky e con un Paese, l’Ucraina, a cui augura un futuro «di una pace giusta». Insomma, il sistema Italia è con Zelensky. Non a caso, quest’ultimo avverte chi in Italia nutre dubbi: «Visitate l’Ucraina per vedere cosa ha fatto Putin. L’Italia è dalla parte giusta».


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