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Daniela Santanchè

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La richiesta del processo per Daniela Santanchè, per altre due persone e per due società nel filone del caso Visibilia sulla presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo Covid


A metà pomeriggio sul tavolo di Giorgia Meloni arriva un dispaccio che ha il sapore di un terremoto politico: la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio, quindi il processo, per Daniela Santanchè e altre due persone, fra cui il compagno Dimitri Kunz. Secondo l’accusa, non solo in quel periodo – dal «31 maggio 2020 al 28 febbraio 2022» – ad amministrare Visibilia Editore e Concessionaria, ossia a prendere le decisioni, erano Santanchè e Kunz, ma entrambi, assieme a Concordia, sarebbero stati consapevoli di aver richiesto e ottenuto «indebitamente», per un totale di 13 dipendenti, la cassa integrazione in deroga «a sostegno delle imprese colpite dagli effetti» della pandemia Covid.

CHIESTO IL PROCESSO PER SANTANCHÈ: OPPOSIZIONE SCATENATA

Un rinvio a giudizio che, va da sé, imbarazza Giorgia Meloni e l’intera compagine di governo. Cosa fare, dunque? La diretta interessata non proferisce parola, resta in silenzio. Così come tace per l’intera giornata la premier. Oltretutto, la notizia arriva nel pieno di una campagna elettorale che Meloni ha voluto personalizzare, facendone una sorta di referendum sull’Esecutivo.
Quanto può pesare questa vicenda sul risultato di Fratelli d’Italia? Troppo presto per dirlo.

Di sicuro l’opposizione, per una volta, si mostra unita e compatta e lascia intendere dalle prime battute che cavalcherà la vicenda. Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra è il primo a uscire sulle agenzie: «La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè e due società nell’ambito del caso Visibilia, relativo alla presunta truffa aggravata ai danni dell’Inps nella gestione della cassa integrazione durante il periodo del Covid-19. L’unica reazione accettabile in questa situazione è la seguente: dimissioni. La permanenza di Santanchè nel suo ruolo sarebbe uno schiaffo agli italiani e alla trasparenza che ogni governo dovrebbe garantire. Giorgia Meloni non può rimanere in silenzio o rinviare questa decisione, poiché è in gioco la credibilità della sua maggioranza».

Il refrain dei partiti che si oppongono al governo è «dimissioni subito». Segue un’altra richiesta: che fine ha fatto Giorgia Meloni, perché si nasconde? Michele Gubitosa dei 5Stelle mette agli atti questi interrogativi: «La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanchè con l’accusa di truffa aggravata ai danni dell’Inps sulla gestione della cassa integrazione nel periodo della pandemia per le sue aziende. Chissà che la ministra, di fronte a una richiesta di processo, non abbia finalmente un sussulto di dignità e decida di dimettersi. Difficile, a giudicare dalle menzogne raccontate a più riprese a Parlamento e cittadini. E Meloni nel frattempo cosa fa? Continua a nascondersi sotto la giacca? La premier ha finito gli alibi: prenda in mano la situazione, tuteli il Paese e l’istituzione che rappresenta e sollevi immediatamente Santanchè dal suo incarico».

SCHLEIN E CONTE

In scia il leader del M5S, Giuseppe Conte, che usa l’ironia: «Peccato che le liste europee siano ormai chiuse. Ora che per la ministra Santanchè è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per truffa sui fondi Covid che servivano a imprese e lavoratori, Meloni non farà più in tempo a farla dimettere e a candidarla per le Europee in compagnia di Sgarbi».

Il campo progressista torna compatto. Subito dopo tocca a Elly Schlein prendere di mira Meloni e FdI: «Fratelli d’Italia è quel partito che esprime una ministra rinviata a giudizio per truffa all’Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni. Ci aspettiamo che la presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Santanchè».
Segue una dichiarazione al vetriolo del Pd da parte di Arturo Scotto: «La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per la ministra Santanchè sulla truffa ai danni dell’Inps. Prendeva soldi pubblici con la Cassa Covid, ma imponeva ai suoi dipendenti di lavorare. Le dimissioni dovrebbero essere istantanee. La Meloni, invece, tace e protegge».

L’obiettivo dell’opposizione è tentare di logorare l’Esecutivo. D’altro canto, le dimissioni di Santanchè potrebbero innescare una verifica nell’Esecutivo. Oggi Meloni non intende prendere in considerazione il rimpasto, perché dal punto di vista dell’immagine non le gioverebbe.

CHIESTO IL PROCESSO PER DANIELA SANTANCHÈ, I RIFLESSI SUL GOVERNO

Altro discorso dopo le Europee. Tanto dipenderà dal risultato dei singoli partiti. L’inquilina di Palazzo Chigi ha evocato una sorta di referendum sul governo. Tradotto: all’indomani del rinnovo del Parlamento europeo i tre leader del centrodestra, Meloni, Tajani e Salvini, potrebbero sedersi al tavolo per rimodulare la squadra di governo in base alle singole percentuali dei partiti.
Raccontano che sul tavolo della presidente del Consiglio ci sarebbe già la lista dei ministri che potrebbero essere sostituiti. Il dicastero del Turismo, oggi guidato da Santanchè, è ambìto dalla Lega, da sempre sensibile al dossier. Il Carroccio è però in crisi di consensi e potrebbe essere superato da Forza Italia, che a quel punto sarebbe nelle condizioni di chiedere un ministero in più.
Sia come sia, né oggi né domani Meloni aprirà il vaso di Pandora del rimpasto. Prima dovrà parlare con la ministra del Turismo, Santanchè. Un colloquio in cui Meloni le chiederà un passo indietro, così come ha fatto con Vittorio Sgarbi, dopo il rinvio a giudizio per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.


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