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Antonio Tajani, Matteo Salvini e Giorgia Meloni

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“Appaiono non solo genericamente irragionevoli, ma particolarmente disumane”. Ebbene sì, i capigruppo al Senato di Forza Italia, Lega e Fratelli di Italia, hanno definito proprio così le misure dell’ultimo provvedimento anti covid (i famigerati dpcm) decise dal governo per il periodo delle festività natalizie. E, sinceramente, mi sembra un giudizio un po’ sopra le righe. D’accordo, vietare gli spostamenti tra regioni dal 21 al 6 gennaio, non ha molto senso, perché porterà ovviamente un assembramento di partenze nei giorni subito precedenti. E poi, visto che esiste ancora la regola per treni, aerei e bus di viaggiare a non più del 50% della loro capienza, se si parte il 19 oppure il 23 non dovrebbe cambiare molto ai fini degli assembramenti.

“Stesso discorso vale per le auto private, difficile che ci si contagi tra una vettura e un’altra.  D’accordo, avere una seconda casa con vista mare o montagna o sperduta nel mezzo di una collina, e non poterci andare nemmeno solo con il proprio nucleo familiare (lo stesso con il quale si vive nella casa in città) ci sembra una cosa illogica. D’accordo, vietare gli spostamenti tra comuni il giorno di Natale, Santo Stefano e Capodanno, per chi vive nei piccoli borghi con poche centinaia di anime o anche qualche migliaio (cambia poco) e magari ha parenti stretti nel comune confinante, è “irragionevole”.

In questo l’opposizione, ma anche alcuni governatori  dei partiti di maggioranza di governo, non sbagliano. Una cosa è vivere a Roma o Milano o Napoli o le altri grandi città. Altra è vivere in territori che dal punto di vista amministrativo si estendono su una manciata di chilometri quadrati. Però definire queste misure “particolarmente disumane” è davvero un’esagerazione. Sapete cosa è veramente e  particolarmente disumano? Il bollettino quotidiano dei morti per Covid: giovedì scorso abbiamo sfiorato quota mille, 993 per la precisione. 993 persone stroncate da questo virus che quando decide di colpire duro non lascia scampo, ti toglie letteralmente il respiro. E ti fa morire solo, senza nemmeno la possibilità di un ultimo abbraccio, di un ultimo saluto con i tuoi affetti più cari.

Provate a mettere in fila 993 nomi: Antonio, Pasquale, Eugenio, Maria, Annalisa, Giovanni, Roberta, e poi ancora Cosimo, Michele, Paola, Ivo, Martino, Elisabetta, Valentino, Alessandra. Mettere 993 nomi in fila è dura. È un elenco lunghissimo, righe e righe. Ma non è un esercizio inutile. I nomi, a differenza dei numeri, sono “caldi”, ci danno veramente il senso della tragedia. Giovedì c’è stato un picco, ma non è che i giorni precedenti o quelli successivi sia andata molto meglio: 700/800 decessi quotidiani. Dall’inizio di ottobre ad ora, a causa di questa seconda ondata che tutti sapevano sarebbe arrivata ma che nessuno ha pensato  di arginare preventivamente, sono morte oltre 23.000 persone in Italia per Covid. Una strage senza pari.

È questo che è veramente disumano, cari senatori. In questi giorni ho sentito e letto paginate di giornale su cose assurde: non si potrà sciare. Solo il parlarne – e badate bene io sono un’appassionata di questo sport – mi fa venire la nausea. Diverso magari è il discorso delle perdite economiche di chi gestisce gli impianti, dei lavoratori  del settore, degli albergatori e di tutto l’indotto che gira attorno al “circo bianco”. Come gli altri, si spera, avranno dei ristori. Insufficienti certo, ma non saranno gli unici a dover fare sacrifici.

Sono ancora vivi, siamo ancora vivi, e mai come ora abbiamo scoperto che darlo per scontato è un errore enorme. Non poter festeggiare la Vigilia e il Natale tutti insieme a tavola come ogni anno sarà brutto, è vero. Ma a pensarci bene non abbiamo proprio nulla da festeggiare. Abbiamo tanto da piangere invece. I cattolici forse potranno pregare. E chiedere a Gesù perché tutto questo. Perché tanto dolore. Qual è il messaggio che sta mandando al mondo. Io non l’ho capito. 


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