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Due articoli per colmare 20 anni di diseguaglianza. Sono quelli inseriti nella bozza di legge quadro inviata dal ministro delle Autonomie alle Regioni. I governatori l’hanno ricevuta nelle scorse ore, dovranno fornire il proprio contributo e per fine anno dovrebbe essere approvata dal Parlamento. Poi verranno sottoscritte le singole intese con le Regioni. Questa la road map tracciata ieri tra Napoli e Rieti dallo stesso Boccia. Con alcuni paletti ben precisi, non negoziabili. E alcune priorità territoriali già individuate quali Foggia e Caserta, zone che scontano maggiori ritardi di sviluppo.

LA BOZZA. “Abbiamo capovolto il meccanismo ereditato dal precedente Governo. Prima le Regioni facevano una corsa solitaria modello palio di Siena, ora ho trasmesso la legge quadro con cui si crea una cintura di sicurezza per applicare la sussidiarietà ed intervenire sulle aree in ritardo di sviluppo comprese alcune del nord come Rovigo e Belluno”, il ragionamento in premessa del ministro delle Autonomie. La bozza prevede al primo articolo: norme di garanzia per attuare i principi della riforma costituzionale del 2001; al secondo articolo: la nomina di un commissario di governo che abbia il compito di raccogliere i dati necessari per definire i Lep, “vincendo le resistenze dei singoli Ministeri”. Una norma scarna, ma dal peso dirimente rispetto agli scenari da costruire per creare “un sistema di lotta alle diseguaglianze”. Nella commissione di esperti ci sono per ora: Mario Bertolissi, Massimo Bordignon, Roberta Caivano, Beniamino Caravitta di Toritto, Floriana Cerniglia, Michela Della Morte, Donato Limone, Ernesti Longobardi, Massimo Luciano, Stelio Mangiameli, Roberto Maroni, Francesco Pallante, Antonio Uricchio e Gianfranco Viesti.

LA POLEMICA Ricevuta la bozza, non è mancata subito la prima polemica. “Confermo di aver ricevuto dal ministro Boccia una bozza della legge quadro sull’Autonomia che ho immediatamente trasmesso agli accademici della delegazione trattante per una valutazione puntuale e tecnica, sia dal punto di vista costituzionale, sia da quello finanziario”, ha fatto sapere il presidente del Veneto Luca Zaia. “Siamo abituati a guardare in faccia alla realtà. Così come si articola, quella bozza non è sottoscrivibile –ha messo in guardia -. Il ministro ha dato disponibilità a una riunione in settimana e ci auguriamo che sia disponibile a discuterne nel merito. Abbiamo rimesso tutto e rapidamente in mano ai tecnici perché o si arriva a una soluzione sostenibile nel senso di una vera Autonomia allora vale la pena discutere oppure quel testo noi non lo sottoscriveremo”. Immediata la replica. “Le bozze di una norma, solitamente, non devono essere sottoscritte 1ma discusse: lo dico al presidente Zaia, che le miglioreremo insieme”, la risposta di Boccia.

LA STRATEGIA La strategia prevede che il Paese resti unito da Nord a Sud “ripartendo dai territori, dalla centralità delle Città metropolitane, dal tenere per mano aree interne e in ritardo di sviluppo con le aree più sviluppate”, come detto durante il convegno su ‘Autonomia regionale e giustizia sociale” organizzato dall’associazione Napoli Bene comune. “La direzione è quella indicata dalla Costituzione: un’autonomia giusta, un’autonomia che favorisce tutti i territori del Paese e l’unità nazionale”, ha aggiunto il deputato di Leu Stefano Fassinasottolineando come adesso“si riparte dall’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione, si procede con i Livelli essenziali di prestazione e si garantisce un ruolo da protagonista al parlamento”.

MILANO E NAPOLI Come di consueto nei suoi interventi sul tema, il costituzionalista Massimo Villone ha colto il punto “economico” della questione replicando idealmente alle opinioni espresse da economisti bocconiani. “Al Nord non c’è solo la richiesta di una fetta di torta, non è una banale rivendicazione territoriale leghista. Gli economisti della Bocconi sostengono che investire al Sud faccia persino danni al Paese. Quindi il nostro avversario è più grande di quanto pensiamo. ‘Quello che fa correre Milano rallenta Napoli’ dice Tabellini l’ex rettore della Bocconi. Poi Padoan gli ha dato ragione aggiungendo che al Sud non c’è l’innovazione tecnologica mentre qui ci vorrebbero gli investimenti pubblici. La verità è che ci vorrebbero come polacchi e rumeni, cioè disposti a ridurci lo stipendio pur di lavorare”. Si è scagliato contro le Regioni abbracciando il suo municipalismo stile Barcellona il sindaco di Napoli Luigi De Magistris secondo cui “le Regioni sono un Moloch della burocrazia: sui sindaci c’è il controllo popolare, i governatori gestiscono solo il potere”. Tra i più vigili sulla riforma, il senatore del M5S Vincenzo Presutto: “Il federalismo è stato creato per garantire gli stessi diritti a tutti e quindi la giustizia sociale senza distinzione territoriale: stiamo lavorando per ottenerlo”.

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