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Fantozzi e la "sua" frittatona

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Seduto alla mia finestra, sigaretta accesa, aspetto come tutti gli italiani le 21 per ascoltare “Fratelli d’Italia” contrapposta a “God save the queen”. Un calcio d’inizio, da ricordare a futura memoria, quello della finale degli Europei a Wembley. Azzurri contro bianchi. Accendo la moviola dei ricordi di Inghilterra-Italia.


Il primo ricordo è immaginario, però reale. Quello che conoscono tutti. La partita Italia-Inghilterra inventata dagli sceneggiatori del “Secondo tragico Fantozzi”, forse il più bello della saga inventata da Paolo Villaggio e messa sullo schermo da Luciano Salce.

Si gioca Italia-Inghilterra, partita di qualificazione per i mondiali. Clima invernale ben diverso da quello di stasera. Il ragioniere Ugo Fantozzi si è ben preparato per una serata indimenticabile da italiano medio: “Calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero.

Squilla il telefono e cala il gelo. E’ il ragionier Filini che avverte la Pina Fantozzi che il dirigente Guidobaldo Maria Riccardelli, appassionato di cinema muto e per nulla di calcio, chiama a raccolta le sue vittime per una proiezione di un film cecoslovacco con sottotitoli in tedesco.

Fantozzi e famiglia si infilano nella loro Bianchina e percorrono le strade vuote di Roma. Il ragionier Ugo ha una radiolina portatile e ascolta la partita scandita dalla voce di Nando Martellini trasformato in Martinelli che scandisce: “Scusate l’emozione ma sono centosettant’anni che non vedevo una partenza così folgorante degli azzurri!”. Nel viaggio la voce descrive l’azione: “La palla è ora a Tardelli, scatto di Tardelli. A Savoldi, tiro, nuca di McKinley, tibia di Savoldi, naso di Antognoni. Nuca del portiere inglese, naso di McKinley, tibia di Benetti, nuca, naso, palo”. Fantozzi pianta auto e famiglia, si arrampica ad una finestra, rompe il vetro e chiede a chi sta dentro: “Scusi chi ha fatto palo?” Un pugno sul grugno lo abbatte in una delle scene più comiche del cinema italiano.

Si arriva al cineclub aziendale. Non c’è il film annunciato, tutti esultano e scappano ma Guidobaldo feroce annuncia l’ennesima proiezione del capolavoro russo “La corazzata Kotiomkin” che sta alla Potemkin storpiata per motivi di diritti.

All’ingresso si sequestrano televisori portatili e radioline. Il narratore declama, nel vociare degli impiegati: “Si diceva che l’Italia stesse vincendo 20 a 0 e che avesse segnato anche Zoff, di testa su calcio d’angolo”.

Il resto diventa questione cinematografica con il capolavoro russo che diventerà “una cagata pazzesca” fino ai giorni nostri.


Bevo un caffè e sviscero altri ricordi di Italia-Inghilterra. Una partita mai vista, ma letta e conosciuta grazie alla magistrale prosa di Giuan Brera.

Il 14 novembre del 1934 ad Higbury l’epico 3-2 tra bianchi della Regina e azzurri di Mussolini stava per finire in pareggio. Alle prime tre pappine degli inglesi rispose nel secondo tempo una doppietta di Pepin Meazza e sul finale Orsi la butta fuori. Quella rimonta mancata passa agli annali in leggenda e Brera così narra: “Qualcuno che è stato a Highbury nel 1934 mi racconterà di aver visto tutto fuorché calcio da parte italiana: calcioni, spintoni, cravatte, sputi in faccia (da parte di Serantoni, ma la nebbia fluttuante ha impedito al mio interlocutore di controllare i gesti di Allemandi e Ferraris IV). Racconto queste cose per non entrare nel novero dei piaggiatori: ammetto però di essermi esaltato a mia volta nell’ascoltare Carosio”. Nicolò Carosio, voce del pallone, che fu in altri tempi altro calcio.


Ricordi su ricordi alla finestra. Il mio personale amarcord va alla prima volta che vinciamo contro i Leoni mai battuti fino a quel momento. Avevo 11 anni e speravo in quella prima sconfitta dei bianchi. E’ il 1973. Davanti ad una tv bianco e nero ammiro la prima vittoria contro la gradassa Albione al Comunale di Torino con reti del siciliano Pitruzzu Anastasi e Fabio Capello. E’ un’amichevole per i 75 anni della nostra Federazione calcio. Cinque mesi dopo, nel ritorno, espugnammo la prima volta Wembley giocando all’italiana e vendicando i titoli dei giornali inglesi che ci definivano camerieri, irridendo “Long John” Chinaglia, figlio di emigrati tricolori.

I tabloid inglesi continuano la tradizione in queste ore con pizze a tutta pagina, sfottò agli antichi romani e altri luoghi comuni. Che vada stasera come nel 1973 con un gol a 4 minuti dal fischio finale messo dentro da Fabio Capello. Io ero a casa di un imbianchino cosentino, Peppino, amico della mia famiglia e scatenato tifoso. Sua cognata Franca era emigrata in Inghilterra e aveva sposato uno steward british. Indimenticabile la telefonata al nipote a Londra: “John, Culo pizzuto (Capello) vi ha punito”. Capello anni dopo, per tre stagioni, allenerà i bianchi. Ieri ha lanciato il suo appello agli azzurri: “Vincete stasera la partita per i 700.000 italiani che vivono a Londra”


Altro anno, altro ricordo. E’ il 1978. L’anno della morte di Aldo Moro. Dimentichiamo la guerra civile in corso per un giorno. Bearzot in panchina. E’ 2-0 con punizione di Antognoni e una rete di testa da cineteca di Bettega. Sono qualificazioni del Mundial d’Argentina. Al ritorno a Wembley ci rendono la pariglia. Il gol di testa spettacolare è questa volta di Keagan. Passiamo noi. “Fuck off England” perché a quel tempo si era punk come il Papa di Sorrentino.


Sono maggiorenne nel 1980. Agli Europei italiani a Torino al Comunale il granata Graziani crossa per il bianconero Tardelli che segna a pochi minuti dalla fine e fa le prove per l’urlo di Madrid. Una vittoria inutile. Per gli ultrà di diversi club italiani la prima volta assieme in curva a tifare per la Nazionale contro i più strutturati colleghi inglesi. Gli hoolingans del tempo sono i migliori del mondo nei cori. Purtroppo anche nelle mazzate.


Altra partita. Nel 1990 ero laureato e mi piccavo di antropologia calcistica. Il Mondiale delle notti magiche lo vedevo anche con quel metro. La finalina del terzo posto l’abbiamo dimenticata. Il divin codino Baggio segna al minuto 72. Al pareggio di Platt all’81° replica il rigore di Schillaci a 4 minuti dalla fine come Capello. Totò capocannoniere dei Mondiali.


E’ il 1998. Giornalista del Quotidiano. In redazione. Pagina aperte per le qualificazioni dei mondiali. Prima partita ufficiale vinta a Wembley per una meravigliosa rete di Zola, ben conosciuto da quelle parti per aver vestito la maglia del Chelsea. Il ritorno a Roma è uno 0-0. In campo c’era Enrico Chiesa, papà di Federico che oggi parla benissimo l’inglese.


Europei del 2012. Sono un cinquantenne che non ha perso l’amore per il calcio e la Nazionale. Quarti di finale. Zero a zero dopo i supplementari. Rigori. Montolivo sbaglia. Pirlo fa uno strepitoso cucchiaio. Chissà perché tutti ricordano quello di Totti e pochi il suo. La vinciamo noi. L’Europeo no.


Mondiali del 2014. Brasile. Il primo che seguo con mio figlio Tullio, tifoso con il tricolore in mano, nella notte di Manaus. La torcida amazzonica ha scelto Italia cantando e ballando per noi sugli spalti perché apprezzano il nostro calcio. Nel pomeriggio guardo la tv in un bar e la scritta in sovrimpressione annuncia “Buffon infortunato”: la depressione collettiva cala sul meteo impazzito in Italia con un barometro allineato al fuso di Manaus.

Ilaria D’Amico in tv con professionalità parla con neutralità dell’incidente a Gigi Buffon, il suo compagno di vita. Oggi lei non commenta più il calcio, lui continua a giocare in porta a 43 anni.

Un pipelet sardo che teneva alto il rango a Parigi sostituisce degnamente il numero uno. Sirugu è nome da poema. Come Darmian, altro esordiente da leggenda granata. Pali e traverse, cuore che batte. Paletta invece, purtroppo per lui, evocherà la partita aziendale giocata da Fantozzi con i suoi colleghi. Oriundo argentino, figlio di emigrati calabresi di Savelli, è stato una sorta di ragionier Filini in una partita per lui tutta storta. Segna Marchisio, oggi passato ai commenti. Fu 2-1.

Decisivo Balotelli. Ricordo ancora le criniere mohicane e i suoi goal. Sono come le punizioni di Bonimba recitate nel monologo di Radio Freccia. Ricordo gli inglesi più multietnici e più alti. Come oggi. C’erano già Verratti e Chiellini. In panchina Bonucci, Insigne e Immobile. In campo anche De Rossi oggi dirigente azzurro vestito Armani. Il Mondiale finì male. Iniziava l’epoca oscura.


Si avvicina la partita di stasera. Aspetto alla finestra il calcio d’inizio di Inghilterra-Italia a Wembley. E’ l’11 luglio. Questa data mi ricorda qualcosa.

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