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L’ex premier Silvio Berlusconi e, a destra, l’imprenditore Giampaolo Tarantini

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A tre anni dall’avvio, il processo che vede imputato a Bari Silvio Berlusconi è alle battute iniziali. Ieri, però, alla ripresa del dibattimento, a differenza di quanto accaduto a Milano, la difesa dell’ex premier non ha chiesto un rinvio per l’avvicinarsi del voto per l’elezione del Capo dello Stato. «Ogni processo è diverso dall’altro e conseguentemente può avere scelte diverse», ha spiegato l’avvocato Roberto Eustachio Sisto, difensore di Berlusconi. Comunque, il procedimento è alle prime schermaglie, non è ancora entrato nel vivo, anche perché ieri erano previsto l’ascolto di due testimoni ma uno ha trasmesso un certificato di malattia, il secondo invece ha sbagliato sede del Tribunale ed è arrivato troppo tardi in aula.

Il leader di Forza Italia è imputato con l’accusa di induzione a mentire e per aver pagato – è l’ipotesi della Procura pugliese – le presunte bugie dette dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini ai pm che indagavano sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio dei ministri. Nel processo la presidenza del Consiglio dei ministri è costituita parte civile.

La difesa di Berlusconi, ieri, sollevato una questione relativa all’utilizzabilità di alcune intercettazioni che l’accusa vorrebbe far trascrivere. Si tratta di cinque telefonate tra Berlusconi e Valter Lavitola, l’ex direttore de l’Avanti ritenuto il tramite con Tarantini. Di queste intercettazioni è stata chiesta la trasmissione alla Camera dei Deputati della richiesta di autorizzazione all’utilizzazione, ma per evitare di allungare ancora un dibattimento iniziato ormai quasi tre anni fa, la pm Eugenia Pontassuglia ha ritenuto per il momento di escluderle.

La pm ha anche depositato la sentenza della Corte di Cassazione che ha reso irrevocabile la condanna di Tarantini, «ai fini – ha spiegato – della prova dell’attività di prostituzione che veniva svolta nelle residenze» di Berlusconi.

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A quel punto l’udienza avrebbe dovuto entrare nel vivo con l’ascolto di due testimoni citati dall’accusa, ma ci sono stati altri “intoppi”: il ragioniere Giuseppe Spinelli, contabile di Berlusconi, è risultato assente; mentre Rafael Chavez, ex collaboratore di Lavitola, ha sbagliato indirizzo ed è arrivato troppo tardi. Di Spinelli, su accordo delle parti, sono stati acquisiti i verbali con le dichiarazioni rese ai pm di Milano nel febbraio 2015, nelle quali spiegava di aver consegnato 10 mila euro a una delle donne chiamate a testimoniare nel processo sulle escort «apparentemente per coprire le spese di viaggio ma – si legge negli atti – finalizzati alla cosiddetta falsità giudiziale».

La stessa cosa che, secondo la Procura di Bari, Berlusconi avrebbe fatto con Tarantini tramite Valter Lavitola: pagarlo perché mentisse ai pm baresi durante le indagini sulle escort. Constatata l’assenza di Chavez, poi, il processo è stato aggiornato al 25 febbraio e la giudice Valentina Tripaldi ha anche disposto l’accompagnamento coattivo del teste con multa di 250 euro.

Chavez, però, ritenuto colui che materialmente avrebbe consegnato il denaro da Berlusconi a Lavitola e poi a Tarantini, era solo in ritardo, per aver sbagliato sede del tribunale, facendosi accompagnare in quello civile nel centro della città anziché in quello penale che è in periferia, dove il processo il celebra. Quando è arrivato, l’udienza era finita e i difensori di Berlusconi erano andati via.

Dovrà tornare a Bari tra un mese e potrebbe essergli tolta la multa. In programma nelle prossime udienze anche le testimonianze di quattro ufficiali della polizia giudiziaria, Soligo, Di Cagno, Pompilio e Scattarella.

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