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Tre scenari criminali compongono la mappa delle organizzazioni in Puglia: la mafia foggiana, la criminalità barese e la sacra corona unita

In «Puglia emerge la presenza di tre macro scenari criminali, tra loro eterogenei, rappresentati dalla cosiddetta mafia foggiana, dalla criminalità barese e dalla sacra corona unita. L’effervescenza criminale registrata sin nei primi giorni del semestre riflette il dinamismo di equilibri e assetti criminali segnati non solo da contrasti tra clan contrapposti ma anche da frizioni intraclaniche».

È quanto emerge dalla Relazione semestrale della DIA presentata dal Ministro dell’Interno e relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del I semestre del 2022.

«Talune tensioni interne sarebbero riconducibili sia alla pressione delle nuove leve, impazienti di scalare le gerarchie criminali e disposte a tutto pur di ricoprire ruoli apicali, sia ai mutamenti repentini delle alleanze dovuti ai continui tentativi per l’acquisizione di maggiori spazi e poteri nei territori di riferimento. Le relazioni funzionali che, per contingente e reciproco interesse, si instaurano fra i sodalizi attivi nelle città pugliesi e talvolta anche con quelli gravitanti in provincia, rappresentano una peculiarità del vivace scenario delinquenziale in disamina».

TRE SCENARI CRIMINALI PER UNA STRUTTURA CHE CERCA DI INFILTRARE I GANGLI VITALI DELLA PUGLIA

Inoltre, «l’irrinunciabile controllo militare del territorio, non disgiunto dalla diffusa vocazione affaristica, porta le consorterie pugliesi ad espandere gli interessi criminali anche al di fuori del territorio regionale. Lo scopo rimane sempre quello di massimizzare i profitti illeciti mediante la strategia di mimetizzazione all’interno dei gangli vitali della società civile, ovviamente con gravi ripercussioni per l’economia legale e il regolare funzionamento delle istituzioni locali», si legge nella relazione.

«La propensione affaristica delle mafie pugliesi sarebbe evidente anche nel Salento ove trovano l’humus ideale per attecchire nei nevralgici settori produttivi dell’area, spesso influenzandone ed orientandone le politiche e le linee di sviluppo economiche e imprenditoriali».

Nella provincia di Lecce «la spiccata ingerenza della criminalità organizzata – sostiene la Dia – ha determinato anche lo scioglimento del Comune di Neviano (LE), in ragione di documentati e concreti elementi di condizionamento mafioso in taluni amministratori locali. I clan della sacra corona unita, anche nel Salento, farebbero sistematico ricorso a pratiche estorsive e più comunemente definite cosiddetto ‘metodo mafioso ambientale’».

I TENTATIVI DI SFRUTTARE CONNIVENZE TRA IMPRENDITORI E AMMINISTRATORI LOCALI

Inoltre, «neanche la criminalità mafiosa del foggiano sembrerebbe rinunciare alle appetibili risorse dei principali settori economico-finanziari del territorio nel cui ambito riesce a sfruttare al meglio la connivenza di imprenditori e amministratori locali. Anche nel periodo di riferimento risulta la provincia di Foggia quella che manifesta le più efferate forme di violenza e di aggressività al fine di affermare il controllo del territorio, nonostante le incisive attività di contrasto eseguite dalle forze di Polizia e dalla Magistratura», si legge nella relazione.

«Gli efferati delitti consumati nel primo semestre 2022 sembrerebbero sottendere precari equilibri criminali nei vertici delle organizzazioni egemoni, lasciando così presagire imminenti mutamenti negli assetti, nelle alleanze o, più semplicemente, nei precedenti e taciti accordi di non belligeranza.
Anche dall’analisi dell’operato delle mafie presenti nella provincia di Barletta-Andria-Trani emerge l’adozione di pervicaci modelli finalizzati al condizionamento della pubblica amministrazione come documentato dallo scioglimento del Consiglio comunale di Trinitapoli», spiega la Dia.

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