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Al-Ula, 27 gen. (askanews) – “L’abominio” della Shoah fu “una
tragedia che non ha paragoni nella storia”, un piano condotto dal
regime hitleriano “che in Italia trovò anche la complicità di
quello fascista, attraverso l’infamia delle leggi razziali e il
coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni”. Giorgia
Meloni è appena ripartita da Al-Ula, in Arabia Saudita, diretta
in Bahrein quando Palazzo Chigi invia la nota in cui la premier
commemora la Shoah, poi rilanciata sui social. E le parole della
premier nella condanna del fascismo, “complice” di quella
tragedia, sembrano particolarmente nette, anche rispetto al
recente passato.
“L’antisemitismo – sottolinea – non è stato sconfitto con
l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz” e combatterlo “in tutte
le forme in cui si manifesta, antiche e moderne, è una priorità
di questo governo”, anche attraverso l’elaborazione della nuova
Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo che fissa,
assicura, “obiettivi e azioni concrete per contrastare un
fenomeno abietto che non ha diritto di cittadinanza nelle nostre
società”.
Questa mattina, prima di ripartire da Al-Ula, Meloni aveva
incontrato i giornalisti nel resort in cui alloggiava nel cuore
di un’area desertica. La premier rispondendo ai cronisti ha
respinto le accuse delle opposizioni, che l’hanno definita
“incoerente” perché in passato aveva duramente attaccato per le
violazioni dei diritti il regime saudita, compreso il principe
bin Salman, che ieri ha incontrato in una giornata che ha portato
a siglare accordi per dieci miliardi di dollari. “L’opposizione –
replica – mi rinfaccia a qualsiasi cosa, ma non c’è
contraddizione tra quello che io dicevo ieri e quello che faccio
oggi. Italia e Arabia Saudita sono due nazioni che hanno
interesse a stringere accordi strategici” mentre “completamente
altro tema, che io ho posto in passato, è la questione di chi
dovesse favorire attività di proselitismo in Europa. Su questo io
non ho cambiato idea, ma non mi pare che ci sia nulla di tutto
questo nel lavoro che abbiamo fatto in questi giorni”.
Per Meloni l’Arabia Saudita è “un attore di primo piano” nel
Golfo, che ha una “centralità strategica” nell’ottica del
Mediterraneo allargato. Dunque la visita a Gedda e Al-Ula, è
stata “molto importante” per portare “risultati concreti per
l’Italia”. In quest’ottica è stato deciso di innalzare i rapporti
a partnership strategica, con una cooperazione rafforzata “in
materia energetica, in materia di difesa, sull’impulso agli
investimenti reciproci fino ai temi legati all’archeologia”.
Possibile anche l’ingresso dell’Arabia nel programma GCAP in cui
Italia, Regno Unito e Giappone collaborano per la realizzazione
di un caccia di ultima generazione. “Noi – ha spiegato Meloni –
siamo favorevoli all’ingresso dei sauditi, chiaramente è un
lavoro diciamo abbastanza non immediato”. Nell’ottica della
stessa strategia rientra la visita ‘lampo’ di oggi in Bahrein,
presidente di turno della Lega Araba, “un paese molto impegnato
particolarmente sulla materia del dialogo interreligioso”.
L’Arabia saudita, per la premier, è un “attore chiave” non solo
per la collaborazione economica, ma anche per la stabilizzazione
di tutta l’ara del Medio Oriente. Per il consolidamento della
tregua su Gaza e la ripresa del processo verso i ‘due popoli e i
due Stati’, ha sottolineato “il tema di una normalizzazione dei
rapporti tra Arabia Saudita e Israele sia la questione chiave”;
in Libano Riyad “ha avuto un ruolo chiave nel lavoro che si sta
facendo per rafforzare le istituzioni libanesi, particolarmente
con l’elezione del nuovo presidente Aoun” e anche in Siria “è un
paese impegnato alla stabilizzazione”.
A proposito di Medio Oriente, i giornalisti hanno chiesto a
Meloni un commento sull’idea di Donald Trump di trasferire i
palestinesi di Gaza in Giordania ed Egitto, per favorire la
ricostruzione. Sul tema, che ha creato accese polemiche, la
premier svicola, limitandosi a rilevare che il presidente Usa
“dice una cosa molto giusta quando dice che la ricostruzione di
Gaza è una delle sfide principali che abbiamo di fronte e che per
riuscire serve un grande coinvolgimento della comunità
internazionale”. Poi c’è un problema di profughi, in particolare
in Giordania e Libano: “Sono materie molto complesse ma il fatto
che se ne discuta seppure a livello interlocutorio con gli attori
della regione secondo me vuol dire che si vuole lavorare
seriamente al tema della ricostruzione”.
Parlando di Trump, Meloni si è soffermata anche sulla questione
dei dazi che il tycoon ha minacciato nei confronti dell’Europa.
Meloni dice di “comprendere” il punto di vista Usa che pongono
“la stessa questione che ad esempio noi poniamo nei confronti
della Cina”. Del resto “la questione del surplus commerciale non
nasce con la presidenza Trump, è una questione che le
amministrazioni americane hanno posto spesso. Nel 2023 tra Europa
e Stati Uniti nel commercio di beni c’era un surplus a favore
dell’Europa di oltre 150 miliardi. È un dato importante,
dopodiché se si andasse a guardare al dato più complessivo e si
coinvolgesse ad esempio il tema del commercio dei servizi allora
lì ci sarebbe un surplus commerciale a favore degli Stati Uniti
di circa 100 miliardi”. Quel che è certo, per lei, è che “uno
scontro non conviene a nessuno: il dialogo e una soluzione
equilibrata e bilanciata sono il modo per affrontare” il tema.
Afe
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