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Roma, 10 feb. (askanews) – L’aula di Montecitorio semivuota di
lunedì, quando non sono previste votazioni ma solo discussione
generale, è “la norma”, come spiega Fabio Rampelli al termine
della seduta che ha presieduto in qualità di vicepresidente della
Camera. Ma i banchi completamente vuoti di Forza Italia, Lega e
Noi Moderati durante la discussione sulla mozione di sfiducia
presentata da M5s – poi sottoscritta anche da Pd e Avs – nei
confronti Daniela Santanchè oggi sembrano proprio dare il senso
del vuoto creato dalla maggioranza intorno alla ministra del
Turismo, a processo per false comunicazioni sociali in merito al
caso Visibilia.
Al lato destro dell’emiciclo ci sono solo dodici deputati di
Fratelli d’Italia (Antoniozzi, Trancassini, Roscani, Giordano,
Amich, Perissa, Sbardella, Lucaselli, tra gli altri), “un
drappello di martiri di Fdi che è stato costretto a presentarsi”,
li definisce il dem Federico Gianassi. Accanto a Santanchè, nei
banchi del governo, i ministri – tutti di Fdi – Luca Ciriani e
Nello Musumeci. Nella fila dei sottosegretari Marcello Gemmato,
fedelissimo della premier Giorgia Meloni, e Vannia Gava, unica
leghista presente. Tailleur color crema, lo stesso indossato ieri
alla Bit di Milano dove la ministra si è esibita in una scatenata
tarantella, foulard al collo, prima di entrare in aula, Santanchè
pranza al ristorante di Montecitorio con i deputati Fdi Gianluca
Caramanna, Andrea Mascaretti e Lucrezia Mantovani, figlia di
Mario, che quando era vicepresidente della Regione Lombardia
venne arrestato e Santanchè, allora in Forza Italia, fu una delle
poche a difenderlo strenuamente minacciando addirittura di
lasciare il partito di Berlusconi.
La ministra non concede neanche un commento, né prima né dopo la
discussione durante la quale intervengono solo deputati di Pd,
M5s e Avs, sette in tutto. Alla presenza della segretaria dem
Elly Schlein e del leader M5s Giuseppe Conte, tutti chiamano in
causa Giorgia Meloni: “Venga a dirci la verità. Va a dire urbi et
orbi che non è ricattabile. La domanda è: chi la ricatta? Forse
qualche suo collega di maggioranza? Per questo non riesce a
pretendere le dimissioni della sua ministra?”, attacca la
deputata M5S Vittoria Baldino illustrando la mozione di sfiducia.
Toni Ricciardi del Pd si chiede “perché il ministro Sangiuliano è
stato invitato a dimettersi e la stessa cosa non avviene con
Santanché. Esistono leve di ricattabilità che la ministra del
Turismo può vantare a differenza di Sangiuliano? Meloni è
ricattata da Santanché? Non ha forza di pretendere le dimissioni
di una ministra che imbarazza il governo, il suo partito e tutte
le istituzioni. Sta difendendo l’indifendibile, si tolga
dall’imbarazzo e chieda dimissioni di Santanché”. Per Filiberto
Zaratti (Avs) “le dimissioni di un ministro come Santanchè sono
una necessità, perché la dignità di un Paese coincide con la
dignità di un ministro”.
La ministra parla all’orecchio di Musumeci, si fa portare un
foglio bianco dai commessi e prende appunti forse in vista della
sua replica che ci sarà quando in aula arriverà il momento del
voto sulla mozione. Santanchè si è anche informata sul tempo che
ha a disposizione per l’intervento. Tutto il tempo di cui ha
bisogno, le è stato risposto. Ma il suo silenzio oggi non lascia
indifferente l’opposizione. Quando, al termine dell’ultimo
intervento, quello del 5 stelle Silvestri, la ministra si alza in
piedi e lascia l’aula, i deputati di M5s, Pd e Avs le urlano
“Vergogna, vergogna”. Tanto che Rampelli è costretto a
richiamarli: “Stiamo scoprendo oggi che ci si può prenotare per
la replica nella seduta successiva?”.
Quando sarà la seduta successiva, quella del voto sulla mozione
non è ancora chiaro. Difficile, quasi impossibile, in questa
settimana, è al punto sette dell’ordine del giorno. La prossima
inizierà con il voto di fiducia – che il governo chiederà venerdì
– sul decreto Pnrr-emergenze. “Sarà la capigruppo a decidere”,
spiega Ciriani “il governo in questa vicenda c’entra
relativamente. Una mozione del genere si fa in tre ore. Io non ho
problemi, eravamo pronti a farla anche domani. Se non si troverà
spazio in questa settimana si può fare anche la prossima”. Sulle
assenze il ministro minimizza: “Oggi è lunedì e non c’erano molti
in Aula, neanche dall’altra parte”. Una quarantina. “La replica
ci sarà il giorno del voto e quel giorno saremo tutti pronti. Se
la maggioranza interverrà? Certo, ci sono le dichiarazioni di
voto…”.
Santanchè lascia la Camera non appena finita la seduta senza
rilasciare dichiarazioni. Il suo stato d’animo lo descrive
Musumeci, che in aula le è stato accanto per tutta la
discussione: “Non l’ho sentita assolutamente amareggiata, è
convinta di essere dalla parte della ragione. Daniela è una
cocciuta, una tosta. Io mi auguro che possa davvero dimostrare
l’estraneità ai fatti che le contestano, io sono garantista lo
sono sempre stato”. Anche Musumeci minimizza le assenze: “Non
vedo nessuno scandalo”.
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