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Il prefetto di Matera, Rinaldo Argentieri

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MATERA – E’ uscito da qualche giorno dall’ospedale (LEGGI LA NOTIZIA), non ha mai cessato di seguire le vicende territoriali e presto tornerà pienamente operativo. Il Prefetto di Matera Rinaldo Argentieri ha parlato con il “Quotidiano” delle sue settimane in Ospedale con il coronavirus. Ricostruendo i diversi momenti che ha vissuto e affrontando anche alcuni dei temi della gestione attuale, da come i materani stanno affrontando l’emergenza, ai frutti della zona rossa a Tricarico, Irsina e Grassano, alla necessità di strutture ad hoc per i contagiati che non devono stare in Ospedale.

Prefetto Argentieri, come sta?
«Sto bene, sono guarito dalla polmonite e ho ripreso i contatti. E’ stata un’esperienza forte di apprensione, in certi momenti di sofferenza»

Cosa l’ha preoccupata di più in queste settimane?
«La prima preoccupazione è stata per i miei familiari, mia moglie in particolare e i collaboratori con cui sono stato a più stretto contatto. Fortunatamente il pericolo si è presto dissolto. Nei primi giorni ho temuto per loro».

La notizia della positività del prefetto ha sorpreso non poco all’esterno, quale è stata la sua reazione quando l’ha saputo?
«Il primo sorpreso sono stato io, quando ho cominciato ad avere brividi mi pare di mercoledì pomeriggio mi sono immediatamente allontanato dall’ufficio. Posso dire che ho la sicurezza di non aver fatto imprudenze».

E’ riuscito a capire e ricostruire cosa può essere successo?
«Posso dire che è fondamentale rispettare tutte le norme che ci sono perchè il virus può arrivare senza che neanche te ne accorgi come è successo a me. Con il tempo e ricostruendo i vari momenti è probabile che possa essere stato un viaggio aereo mentre tornavo da Trieste dove ho la residenza».

Lei non è mai stato in Lombardia o altre aree rosse in quel periodo?
«No, non sono stato in quella che allora era la zona rossa tra Lombardia e Emilia Romagna, non ho avuto alcun contatto».

Parliamo delle settimane in Ospedale, ha ringraziato i medici ma come è stato vivere in Ospedale con il coronavirus?
«Posso dirle che sono stato quattro settimane in isolamento, in una stanza da solo senza vedere neanche un volto scoperto seguendo tutto con il telefono o la radio ma non finirò mai di ringraziare gli operatori sanitari che con dedizione unica mi hanno aiutato. Si parla di eroi in questo periodo, io non so se possono essere considerati tali ma fanno il loro lavoro con una dedizione totale».

E’ riuscito a seguire comunque quello che è avvenuto in queste settimane, come si sono comportati i cittadini della provincia di Matera. Hanno avuto con senso civico?
«Ho cercato di seguire la situazione anche a distanza, dell’epidemia e delle misure che sono state definite e di tenere il polso di tutto. Ringrazio il questore per le misure prese e posso dire che mi pare proprio che il senso civico dei materani è molto alto. Ne ero già convinto ma ne stiamo avendo in questo momento un’importante riprova. In questi giorni in cui sono uscito solo per comprare il giornale ho potuto vedere questa città, anche con un senso di tristezza, ma completamente svuotata».

Lei ha anche saputo direttamente della decisione di far diventare “zona rossa” alcuni Comuni con Tricarico in testa?
«Sì ne ho parlato con il governatore Bardi e abbiamo condiviso le preoccupazioni per quanto si stava determinando e la necessità di questa ulteriore restrizione. Una misura necessaria ma pare che i suoi effetti si vedano e siano positivi».

Cosa pensa della proposta del sindaco di Matera di trovare delle strutture ad hoc per i contagiati per evitare la trasmissione in famiglia?
«Parto dalla mia esperienza personale, io sono stato dichiarato clinicamente guarito più di 10 giorni fa ma non essendo ancora negativo sono dovuto rimanere in Ospedale. Se il mio posto fosse stato necessario perchè non si riuscivano a gestire nuovi arrivi sarebbe stato un problema. Penso che la proposta del sindaco di Matera va nella direzione giusta di una struttura dove chi si trova guarito può aspettare di fare il tampone e chi si trova in quarantena può evitare che si sviluppi in ambito familiare. Credo debba essere portata avanti e in tempi rapidi».

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