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LAMEZIA TERME (CATANZARO) – Il pm aveva chiesto l’ergastolo poiché ritenuto l’esecutore materiale (in concorso con un altro imputato) dell’omicidio del sorvegliato speciale Enzo Di Spena (LEGGI).

Ma al termine del processo con il rito a abbreviato il gup Alfredo Ferraro ha assolto Pasquale Torcasio, 41 anni, alias “Carrà”, rigettando la richiesta del carcere a vita invocata dal pm Chiara Bonfadini. Per altri due imputati il processo si terrà davanti la Corte d’Assise di Catanzaro relativamente all’agguato di stampo mafioso avvenuto 20 anni.

Il gup ha quindi accolto la tesi difensiva dell’avvocato Antonio Larussa, legale di fiducia di Pasquale Torcasio, il quale aveva invece chiesto l’assoluzione per il suo assistito ritenendo insufficienti sia le dichiarazioni dal punto di vista individualizzante dei collaboratori di giustizia nei confronti del suo assistito, che per quanto riguarda il movente che invece sarebbe diverso rispetto a quanto ha sostenuto l’accusa.

La Dda di Catanzaro, come si ricorderà, aveva infatti chiesto il rinvio giudizio per i tre imputati diciannove anni dopo il delitto. Oltre a Pasquale Torcasio, sono rimasti coinvolti Vincenzo Torcasio, 41 anni (ritenuto il mandante) e Antonio Villella, 45 anni, detto “Crozza” (ritenuto complice dell’azione di morte) tutti ritenuti personaggi di spicco della cosca Torcasio.

La vittima, la sera del 7 novembre 2001, mentre stava facendo rientro a casa intorno alle 20 a bordo di un motorino (in contrada Muzio) fu raggiunto da diversi colpi di pistola calibro 45 esplosi da distanza ravvicinata da un killer con il volto travisato da un passamontagna.

Il movente, in particolare, venne individuato in un affronto che Di Spena avrebbe fatto a Vincenzo Torcasio. In particolare, i Torcasio avrebbero deciso l’eliminazione di Di Spena dopo che quest’ultimo avrebbe qualche mese prima dell’agguato picchiato pesantemente Vincenzo Torcasio per questioni verosimilmente personali.

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