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CATANZARO – Tre condanne, cinque assoluzioni e un non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Si chiude così il processo di primo grado per nove imputati giudicati con rito abbreviato, coinvolti nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro, denominata “Coccodrillo”, che nel marzo 2021 ha disvelato presunti intrecci nel Catanzarese tra il gruppo imprenditoriale dei Lobello e i clan (presumibilmente con i Mazzagatti di Oppido Mamertina e con gli Arena e i Grande Aracri di Crotone), facendo luce su un intricato meccanismo di intestazione fittizia di beni.

Un meccanismo realizzato – secondo quanto appurato dagli inquirenti – attraverso un sistema di società, formalmente intestate a terzi, ma controllate e gestite dagli stessi, per sottrarre il proprio patrimonio aziendale all’adozione di prevedibili misure di prevenzione antimafia.

Questa mattina il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco ha emesso la sentenza di condanna nei confronti di tre dei 9 imputati: Caterina Garcea (42anni, di Catanzaro), a 1 anno e 4 mesi di reclusione; Francesco Iiritano (31 anni, di Catanzaro), a 2 anni e 8 mesi e Vincenzo Pasquino (61anni, di Catanzaro), a 3 anni e 4 mesi di reclusione.

Mentre sono stati assolti Giuseppe Rotella (54 anni, di Simeri Crichi); Pasquale Torchia (46 anni, di Botricello); Pasquale Vespertini (41 anni, di Catanzaro); Luciano Vitale (55 anni, di Catanzaro) e Antonio Capellupo (48 anni residente a Botricello). Non doversi procedere per intervenuta prescrizione, invece, è stato sentenziato nei confronti di Pietro Garcea, 36 anni, di Catanzaro.

Altre tre condanne erano state inflitte lo scorso 15 dicembre, dal Gup del capoluogo, Matteo Ferrante, nei confronti dei tre imprenditori Giuseppe Lobello (classe 1970) – condannato a 8 anni e 10 mesi di reclusione – Antonio (classe 1949) e Daniele (classe 1974) Lobello, (4 anni, 8 mesi di reclusione e 8 mila euro di multa).

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