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Il killer Edgardo Greco arrestato in Francia dopo 17 anni di latitanza viveva senza sfarzi in una casa modesta

COSENZA – Il suo covo era un piccolo appartamento in pieno centro, a Saint-Étienne. Nulla a che vedere con la villa del celebre Scarface o con le dimore extra lusso in cui siamo abituati a immaginare che vivano i boss di mafia.

Tutt’altro: la casa in cui abitava Edgardo Greco, l’ultimo latitante cosentino arrestato l’altra mattina all’alba, in Francia, era assai modesta e senza sfarzi. Una piccola cucina con un salottino, una camera da letto e un bagno al secondo piano di un palazzo a cui si accedeva mediante una scala a chiocciola molto ripida.

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All’interno, nessun simulacro, nessun feticcio come quelli dei nascondigli di Messina Denaro, solo pile di carte, prevalentemente documenti sanitari e bancari. Non c’erano armi né droga. L’ex primula rossa della ‘ndrangheta cosentina, sfuggito alla cattura per 17 anni, dall’ottobre 2006, era forse deciso a voltare pagina. Viveva da solo e non si hanno notizie – almeno per ora – di eventuali frequentazioni con donne.

«Aveva tagliato i ponti con tutti, anche con la sua famiglia, che viveva in Austria, ed è per questo motivo che rintracciarlo è stato così difficile – spiega il tenente colonnello Dario Pini del Reparto operativo dei carabinieri di Cosenza, che hanno svolto le indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro -. Avendo reciso ogni tipo di contatto, e trovandosi a Saint-Étienne dal 2014 dopo una parentesi di 7 anni in Germania, è chiaro che ha avuto tutto il tempo di rifarsi una vita e di presentarsi a chi incontrava con la sua nuova identità».

Sì perché lì, ormai, tutti lo conoscevano come Paolo Dimitrio, il nome fittizio riportato sulla sua carta d’identità.

L’ARRESTO DEL KILLER EDGARDO GRECO E LA LATITANZA PASSATA IN UNA CASA MODESTA

I carabinieri erano sulle sue tracce già dal 2019, due anni prima si era avvertito il sentore di un passaggio in Calabria, ma mai come nell’ultimo periodo sono stati così vicini a centrare il colpo.

La Polizia francese negli ultimi giorni stava monitorando sia l’abitazione, sia il posto di lavoro, una pizzeria gestita da un siciliano. Al momento dell’arresto, alle due del mattino del 2 febbraio, il locale era chiuso e lui stava stendendo l’impasto per le pizze.

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Ai carabinieri che gli hanno stretto le manette attorno ai polsi, Greco – che dovrà scontare la condanna all’ergastolo per il duplice omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo, e per il tentato omicidio di Emiliano Mosciaro maturato nell’ambito della guerra di mafia di Cosenza a inizio anni ‘90 -, non ha opposto resistenza, ma ha continuato a ribadire la sua falsa identità.

Ad un certo punto, un collaboratore del tenente colonnello Pini gli ha intimato di “smetterla di fare teatro”. Poi la confessione, una volta condotto in Caserma. Di certo c’è che questo epilogo proprio non se lo aspettava. Riteneva sicura la sua copertura. Ora l’estradizione in Italia, per la quale servirà un mese circa.

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