X
<
>

Carlo Guccione

Condividi:
5 minuti per la lettura

DOPO 9 anni di dominio incontrastato del centrodestra, le prossime potrebbero essere le amministrative della rivincita per il centrosinistra. Il condizionale però è d’obbligo visto che a meno di un mese dalla presentazione delle liste la coalizione non ha  ancora  individuato un candidato sindaco, malgrado non manchi certo l’offerta.

Guccione, che state facendo con questa storia del sindaco?

«Vedo il pericoloso riproporsi degli errori del passato, quelli che hanno spalancato le porte al decennio di Mario Occhiuto».

Quali in particolare?

«Il Pd ha di fatto agevolato la sua sindacatura fin dal 2011, per non parlare di quanto accaduto nel 2016. Occhiuto venne sfiduciato in gennaio, ma il Pd e il centrosinistra sono stati in grado di regalargli un vantaggio talmente ampio che gli ha permesso di costruire ben 18 liste mentre il nostro campo a 48 ore dalla presentazione delle liste si ritrovava, ancora ne non abbiamo chiare le ragioni, senza sindaco per l’improvviso ritiro di Lucio Presta. Questa è la storia».

Non ho capito il riferimento al 2011 .

«Anche lì si arrivò al ballottaggio fra Occhiuto e Paolini con alcuni autorevoli esponenti del Pd che invitavano gli elettori all’astensione. Questo anche se c’era stato l’impegno, preso alla presenza di Bersani, che il primo turno doveva rappresentare una sorta di primarie fra Paolini e Perugini. Allora ripeto che vedo ancora una volta il rischio della riproposizione di questioni politiche non risolte nel nostro partito che rischiano di spianare la strada a un centrodestra che, come tutti sanno, lascia una città letteralmente in ginocchio. Invece se si perseguisse l’unità non solo si vincerebbe, ma si potrebbe disegnare un futuro diverso per Cosenza».

Questioni politiche o personali?

«Io dico politiche. Ma aggiungo che per lunghi anni c’è stata una gestione consociativa del potere comunale. Questo è un punto fondamentale per costruire un progetto alternativo di città».

Magari ai cosentini sta bene il progetto del centrodestra, perché parla di città in ginocchio?

«Non lo dico io, ma i dati. Cosenza nel 2011 aveva una popolazione di 69.728 abitanti. I dati tendenziali del 2021 si attestano sui 65.197. Stiamo parlando di circa 4600 abitanti in meno in dieci anni. Mi sembra un indicatore evidente di come Cosenza non abbia più appeal».

Ma il dato è in linea con lo spopolamento della Calabria?

«No. Tutte le altre città capoluogo di provincia hanno avuto un incremento. D’altronde chi vorrebbe abitare in una città che non riesce a fornire i servizi essenziali, dove il traffico è un caos totale, dove le periferie sono abbandonate mentre il degrado avanza anche in alcune traverse di corso Mazzini».

Ma voi eravate opposizione, in molti dicono che siete stati alquanto distratti in questi anni…

«A me non risulta. Sul Bilancio abbiamo condotto una dura battaglia che ha trovato poi conferma nelle decisioni della Corte dei Conti. Abbiamo sempre parlato della finanza creativa di Occhiuto e di come la città venisse gestita con risorse che non c’erano».

Occhiuto dice che il buco l’avete fatto voi…

«Ma le carte dicono il contrario. Pur avendo avuto nel 2013 un fondo di 120 milioni di euro dal Salva Comuni, oggi ci ritroviamo con un passivo di oltre 350 milioni come certificato nella dichiarazione di dissesto».

Bene sui conti allora, e poi?

«Abbiamo sventato pure la grande truffa del Psc. C’è stata una delibera che con la scusa di adeguare e modificare alcune tavole del Psc allo scopo di migliorarne la lettura. spostava milioni di metri cubi dalle frazioni e dalle periferie al centro. Non solo ma nelle previsioni sul centro storico  si prevedeva un aumento di 620 residenti nei prossimi 20 anni. Eppure si era a conoscenza del finanziamento del Cipe di 90 milioni»

E voi che avete fatto?

«Oggi possiamo dire che grazie alla nostra battaglia politica la maggioranza non se l’è sentita di portare queste modifiche al Psc in Consiglio per l’adozione definitiva e dopo tre anni sono state fatte decadere per cui ora si costruisce sulle vecchie regole».

Lei dice che ancora si costruirà a Cosenza?

«Non lo so io spero che almeno si costruirà il nuovo ospedale visto che l’Annunziata per problemi strutturali e di personale non può rendere operativi i 750 posti letto per acuti previsti, ma solo 450».

La storia del nuovo ospedale non mi pare nuova di zecca…

«Guardi, abbiamo da anni 375 milioni disponibili. Dobbiamo farlo in fretta e farlo a Vaglio Lise, non solo per la presenza della stazione, ma perché permetterebbe la riqualificazione di tutta la zona».

Eppure tutto è fermo…

«Evidentemente per interessi di pochi. Il Comune non ha deciso dove realizzarlo e non adotta la variante al Prg necessaria per avviare l’iter di costruzione così come previsto dalla conferenza dei servizi avviata dalla Regione qualche anno fa e che poi si è impantanata su questo punto».

Quali sono questi interessi che frenano?

«Di chi non vuole che il sito sia dell’Annunziata. Eppure quando parliamo di nuovo ospedale non intendiamo solo le infrastrutture, ma un 20% del finanziamento è destinato all’acquisto di nuove risorse tecnologiche. È evidente però che spostare l’ospedale significa anche un cambio nell’asse di sviluppo della città».

Non si rischia di rendere sempre più vuota la parte sud della città?

«No perché in luogo dell’Annunziata si creerà la cittadella della salute dove accorpare tutti i servizi sanitari dell’Asp che ogni anno spende circa 800mila euro in fitti passivi. Basterebbe accendere un mutuo per realizzare questa struttura per la quale esiste già un finanziamento di 40 milioni».

Ma il centrosinistra come immagina la Cosenza del futuro?

«Tutto passa da una conurbazione con Rende e altri comuni limitrofi. Dobbiamo costruire una città che abbia un ruolo direzionale sul territorio. Non si può pensare che tutto si risolve ingaggiando la star musicale di turno che riempie le piazze. A qualcuno forse è sfuggito che oggi la terza città della Calabria è Corigliano Rossano. Bisogna quindi rilanciare subito la sfida del Comune unico e andare  oltre costruendo una città di 120mila abitanti con una università che abbia un ruolo non solo in Calabria, ma in tutto il Sud grazie ai fondi del Pnrr. Se non facciamo questo siamo destinati a vivere nella città dei rendering, che esiste solo nella testa di Occhiuto e nei pc del Comune. Roba virtuale insomma, la sostanza è altro».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE