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Marcello Minenna

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L’arresto di Minenna per fatti precedenti alla carica in Calabria ma la sua nomina ad assessore decisiva per l’applicazione della misura

CATANZARO – È stata proprio la nomina ad assessore della Regione Calabria con deleghe, oltre che all’Ambiente, alle società partecipate e al Pnrr, e quindi il fatto che stia gestendo «una rilevante quantità di denaro pubblico e di poteri», a far tornare sui suoi passi il gip di Forlì che in un primo momento aveva respinto la richiesta di arresto per Marcello Minenna, ex direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nonostante il “pactum sceleris”, o presunto tale, con l’imprenditore romagnolo ed ex parlamentare leghista Gianluca Pini relativo all’importazione di mascherine dalla Cina in piena emergenza Covid (siamo nel marzo 2020).

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Il gip non ravvisava le esigenze cautelari in relazione al reato di corruzione, in un primo tempo, non ricoprendo Minenna più l’incarico alle Dogane. In questa veste Minenna, peraltro ex assessore M5S al Comune di Roma, avrebbe accettato le «promesse di accreditamento» all’interno del Carroccio perché, venendo considerato uomo di quel partito, sarebbe stato confermato direttore generale dopo il cambio dell’esecutivo, come in effetti accadde. In cambio, avrebbe asservito la sua funzione pubblica all’interesse privato di Pini.

ARRESTO MINENNA, IL RUOLO DELL’IMPRENDITORE PINI

L’imprenditore, coinvolto anche in un traffico internazionale di stupefacenti su cui ha indagato la Dda di Bologna (che ha eseguito 34 misure cautelari) avrebbe reinvestito il denaro in attività apparentemente lecite. Passato dalla ristorazione alle mascherine, peraltro prive delle necessarie certificazioni tant’è che risponde anche di truffa, Pini avrebbe indotto Minenna a «mettere a servizio l’esercizio della sua funzione pubblica sia intervenendo egli stesso con gli uffici territoriali per risolvere le problematiche (di Pini, ndr) sia dando ordine ai suoi più stretti collaboratori, dirigenti nazionali dell’Agenzia delle Dogane, di mettersi a disposizione di Pini per risolvere i problemi che l’imprenditore aveva in fase di sdoganamento delle merci».

ARRESTO MINENNA, DECISIVA LA VALUTAZIONE SULLA NOMINA DI ASSESSORE RICEVUTO IN CALABRIA

Nell’aprile scorso l’arresto era stato negato ma sono sopraggiunti nuovi elementi. Innanzitutto, l’incarico conferitogli dal governatore calabrese, Roberto Occhiuto, che gli consente di avere «grande potere» – nel nuovo provvedimento si rileva il fatto che Minenna stia seguendo il rigassificatore di Gioia Tauro, oggetto peraltro di precedenti interlocuzioni nella fase in cui era il direttore delle Dogane – configura il rischio di reiterazione di reato, secondo il gip. Inoltre, come si evince da un avviso di conclusione delle indagini notificatogli dalla Procura di Roma, Minenna «non avrebbe esitato a commettere reati al fine di rimuovere ogni funzionario dell’Agenzia delle Dogane che intendesse contrastare la propria gestione padronale».

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Non un unicum ma «un costante modus operandi delinquenziale», osserva sempre il gip. In sostanza, nel provvedimento del 19 aprile 2023 si escludeva il pericolo di inquinamento probatorio poiché l’indagato non risultava più ricoprire il suo incarico di direttore generale dell’Agenzia delle Dogane, da cui era stato rimosso a seguito del meccanismo dello spoils system per le determinazioni assunte dal nuovo governo».

«E quindi non poteva più esercitare la sua capacità di interferenza e di pressione nei confronti dei funzionari. Ma dalle carte dell’inchiesta di Roma emerge che Minenna avrebbe abusato del suo ruolo apicale e della qualità di pubblico ufficiale minacciando un suo collaboratore affinché rivelasse notizie coperte da segreto istruttorio e concertando la sua falsa incolpazione per l’accesso alle banche dati dell’Agenzia. C’è, del resto, tutto un gruppo di conversazioni intercettate, già esaminate nel primo provvedimento, da cui «emergeva come diversi soggetti privati e pubblici sollecitassero l’indagato affinché, nell’esercizio della propria funzione, svolgesse attività estranee ai compiti istituzionali… ottenendo da quest’ultimo un’ampia e generica disponibilità». Insomma, non un «fatto episodico».

I FAVORI DI CUI AVREBBE BENEFICIATO PINI

Per esempio, «con il solo fine di accrescere la propria personale sfera di influenza su esponenti politici e/ o alti rappresentanti delle istituzioni ha consegnato svariate autovetture confiscate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, disponendone come se fossero suoi beni personali». Dazioni ritenute illegittime e causa di danno erariale in assenza di aste pubbliche.

Ecco perché, forse, c’era anche quello con Minenna nella rete di rapporti di Pini che, tra l’altro, otteneva un appalto milionario dall’Ausl Romagna per la fornitura di dispositivi medici (attività rispetto alla quale non sussisteva alcuna specifica attitudine aziendale) lucrando così anche sulla crisi pandemica del 2020. L’inchiesta ha coinvolto, infatti, anche funzionari della Prefettura di Ravenna e dell’Ausl Romagna.

Pini aveva interesse a vedere confermato nel ruolo di direttore generale dell’Agenzia e pertanto avrebbe sollecitato la partecipazione del ministro Giancarlo Giorgetti ad alcuni eventi organizzati da Minenna, dalla presentazione del Libro blu all’inaugurazione della Casa dell’anticontraffazione. Pini si vantava di aver interceduto su Giorgetti. Ma l’accreditamento di Minenna proseguiva anche mediante la sollecitazione di accordi e protocolli fra l’Agenzia e alcuni governatori della Lega. C’era anche un tentativo di comprimere le voci di dissenso che si levavano sull’operato dell’Agenzia, con riferimento, per esempio, agli attacchi mediatici del deputato leghista Paolo Tiramani e a quelli dei giornalisti Claudio Cerasa e Maurizio Belpietro, direttori dei quotidiani “Il Foglio” e “La Verità”. E se Minenna osservava: «speravo di essere aiutato dalla Lega per la riconferma», Pini assicurava l’intervento di Giorgetti. «Più tardi sento Giancarlo».

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