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L’operazione Grecale ha svelato un traffico capace di portare a Crotone fiumi di droga non solo dalla Locride ma anche dalla Puglia


CROTONE – Un gruppo ben organizzato che trafficava fiumi di droga. Al vertice c’era Maurizio Valente, che, nonostante fosse detenuto, forniva le direttive dal carcere, approfittando dei colloqui, e decideva di volta in volta a quali canali ricorrere per ottenere forniture e quali alleanze intessere per suddividere le piazze di spaccio.

Insieme ad Antonio, Pantaleone e Francesco Laratta, ritenuti anche loro “organizzatori”, Valente, 41enne già coinvolto nelle operazioni antimafia Herakles ed Orso, sarebbe riuscito a imporre un vero e proprio monopolio degli stupefacenti a Crotone approvvigionandosi nella Locride, nella Piana di Gioia Tauro, a Isola Capo Rizzuto e, grazie all’intesa con cartelli albanesi, in Puglia. Almeno questa è l’accusa alla base dell’inchiesta che ha portato all’operazione “Grecale”. Ben 49 le misure cautelari (LEGGI I NOMI DEI DESTINATARI) eseguite dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone sotto le direttive del procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, e dei sostituti Domenico Guarascio e Paolo Sirleo. La gip distrettuale Roberta Cafiero ha disposto 40 arresti in carcere e quattro ai domiciliari più cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.

LE RIVELAZIONI DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

L’input alle indagini lo hanno dato le rivelazioni del collaboratore di giustizia Francesco Oliverio, condannato per l’omicidio di Francesco Tersigni, compiuto nel settembre 2019 nel centro storico e maturato in un contesto di droga. Oliverio ha fatto riferimento a “bande” attive nel narcotraffico nel quartiere Fondo Gesù e ha individuato il “responsabile” in Valente, con alle sue dipendenze una serie di venditori al dettaglio. Il pentito ha parlato di magazzini di stoccaggio e di canali di rifornimento albanesi, in Puglia, tramite Bardyl Shaba, e nella vicina Isola Capo Rizzuto, dove il referente sarebbe stato Giuseppe Vittimberga. Ma ha anche parlato delle figure di Mario Cimino, Andrea Misticoni e dei fratelli Laforgia. Elementi di riscontro sono venuti da numerose conversazioni intercettate.

GRECALE, FIOMI DI DROGA A CROTONE: GLI ORDINI DAL CARCERE

Sarebbe così emerso che i detenuti Maurizio Valente e Pantaleone Laratta continuavano a gestire l’organizzazione anche dal carcere attraverso le “ambasciate” trasmesse all’esterno. Pantaleone Laratta era sempre attivo anche dal carcere, per esempio quando dava disposizioni per il prezzo da praticare per la cocaina, 45 euro a grammo. Da un summit sarebbe emerso il ruolo apicale di Antonio Laratta, che assumeva le decisioni più importanti circa l’indicazione dei pusher e la suddivisione del territorio. I venditori al dettaglio dovevano versare 3mila euro a settimana da destinare ai carcerati.

Michele Porto è l’indagato che, secondo l’accusa, si interfacciava con l’albanese Shaba, per un periodo indicato come fornitore dei crotonesi con rimesse di eroina  a chili. L’inchiesta documenta anche un sequestro di droga che veniva trasportava dopo essere stata prelavata a Platì. A Gioia Tauro era stata acquistata una significativa partita di marijuana (oltre sette chili). Stabile sarebbe stata la fornitura da parte dell’isolitano Giuseppe Vittmberga. Molti gli arresti (31 eseguiti in flagranza) e i sequestri di armi e droga (tra cui tre piantagioni) nel corso delle indagini.

GERGO CRIPTICO

Il linguaggio usato dagli indagati nelle conversazioni intercettate alludeva a “materiali” e “documenti”. Ma molto spesso, in maniera meno criptica, parlavano di “grammi”, “chili”, “roba”. Parlavano anche di “panetti”, con riferimento all’hashish, e di “bianca”, per intendere la cocaina. In un caso uno degli indagati voleva “assaggiare il caffè” per vagliare la qualità della sostanza.

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