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VIBO VALENTIA – Una sola famiglia al comando nel vibonese: quella dei Mancuso di Limbadi sotto la quale stanno tutte le altre. Non ci sono stati spodestamenti di potere criminale nella provincia di Vibo a leggere la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia e relativa al secondo semestre del 2021. Una egemonia incontrastata del clan Mancuso sul territorio vibonese e non solo, e gli interessi in altre regioni della Penisola e nei Paesi europei, in Slovacchia e Romania in particolare.

Vibo, dominio del clan di Limbadi e altre cosche

“Nella provincia di Vibo Valentia – si legge – continua l’egemonia della cosca dei Mancuso di Limbadi qualificato interlocutore con i clan della provincia di Reggio Calabria e in particolare con quelli stanziati da tempo nella Piana di Gioia Tauro. La provincia vibonese negli ultimi tempi è stata oggetto di diverse operazioni e inchieste giudiziarie quali “Rinascita-Scott” e “Imponimento” ampiamente descritte nei semestri precedenti. Al riguardo si evidenzia che l’8 novembre 2021 il Gup di Catanzaro ha comminato oltre 650 anni di carcere in 70 condanne per coloro che hanno scelto il rito abbreviato. Inoltre e relativamente all’inchiesta “Rinascita-Scott” i Carabinieri di Vibo Valentia il 14 dicembre 2021 hanno catturato 2 latitanti ricercati da due anni allorquando si sottraevano all’arresto del 19 dicembre 2019 nell’ambito della citata operazione”.

GUARDA ANCHE: MAPPE – La geografia delle cosche di ‘ndrangheta provincia per provincia

A Vibo Valentia si registra, poi, la presenza dei clan “Lo Bianco-Barba, dei Camillò-Pardea e dei Pugliese, mentre sul litorale del capoluogo dei Mantino-Tripodi che vantano proiezioni anche fuori regione. Nell’hinterland della città è persistente il locale di Piscopio. Nelle zone tra Maierato, Stefanaconi e Sant’Onofrio risultano rispettivamente attive le famiglie Petrolo, Patania e Bonavota. Nell’area di Serra San Bruno sono presenti i Vallelunga-Viperari, mentre nel comune di Soriano Calabro gli Emanuele in contrasto con i Loielo. Nella zona di Zungri e Briatico rimane attiva l’operatività degli Accorinti-Fiammingo-Barbieri-Bonavena, a Tropea sono presenti i La Rosa, mentre nei comuni di Pizzo Calabro, Francavilla Angitola, Filogaso e Maierato sarebbero attive le famiglie Fiumara, Manco e Cracolici”.

I clan di Vibo in Emilia Romagna

Qui la situazione generale della criminalità organizzata “anche nel semestre in riferimento evidenzia come la condotta delle cosche parrebbe indirizzata sempre più verso l’infiltrazione dell’economia abbandonando quasi del tutto l’atteggiamento basato sul tradizionale controllo del territorio e sulle manifestazioni di violenza. Anche in questi sei mesi permarrebbe il radicamento della ‘ndrangheta con qualificate proiezioni di cosche reggine (Bellocco, Iamonte, Mazzaferro, Morabito-Palamara-Bruzzaniti), vibonesi (Mancuso), crotonesi (oltre ai cutresi, anche i cirotani Farao-Marincola) e di altre famiglie calabresi.

La penetrazione nel tessuto economico e imprenditoriale tenderebbe a connettere la ‘ndrangheta alla cosiddetta zona grigia in cui orbitano professionisti e imprenditori. Inoltre, viene evidenziato che nel corso dell’attività investigativa sul filone calabrese, sono stati accertati anche rapporti tra presunti affiliati alla cosca Pesce e quelli della cosca Molè, nonché la collaborazione, per la commissione di alcuni reati di appartenenti alle cosche del versante tirrenico e dei clan della provincia di Vibo Valentia con ramificazioni in Lombardia, nelle province di Como e Varese”.

La presenza in Lombardia

La fiorente Lombardia è un’altra delle Calabrie fuori Calabria, dove è molto forte la presenza delle ’ndrine vibonesi. Con l’operazione “Hallowen II” della Dda di Brescia, un soggetto contiguo alla cosca Romano di Vibo Valentia, residente in provincia di Bergamo è stato raggiunto da una misura cautelare per ipotesi aggravate ex art. 416 bis 1 c.p. di usura, estorsione, abusiva attività finanziaria ed altri reati: L’uomo ritenuto responsabile, unitamente ad altri indagati di usura, estorsione, rapina, sequestro di persona, lesioni, ricettazione, detenzione e porto abusivo di armi e abusiva attività finanziaria, tutte ipotesi aggravate dal metodo mafioso.

L’indagine ha documentato come l’indagato nonostante si trovasse affidato in prova ai servizi sociali in seguito ad altra condanna, con la complicità di alcuni sodali avrebbe elargito denaro con modalità usurarie e tassi di interesse tra il 130% e il 400% a 3 imprenditori in difficoltà economica, operanti in Lombardia nei settori della rivendita di autovetture, bevande e gestione di sale slot. Contestualmente all’esecuzione del provvedimento cautelare, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo per un importo complessivo di circa 1,8 milioni di euro.

Ramificazioni in Piemonte

La cosche vibonesi non sono stanziali, tutt’altro. Come quelle del resto della Calabria hanno ramificazione in altre regioni della Penisola e all’estero. In Piemonte, ad esempio, c’è una consistente presenza di consorterie criminali del territorio come nell’Astigiano dove nella Locale di ’ndrangheta di Asti vi sono di esponenti delle famiglie Stambé, originaria di Gerocarne, unitamente ad altre famiglie del Reggino quale gli Emma e della Puglia quale i Catarisano, mentre in provincia di Vercelli si annoverano il locale di Santhià facente capo alla ‘ndrina Raso-Gullace-Albanese e il locale di Livorno Ferraris riconducibile ai Commisso e alle consorterie vibonesi di Sorianello e Nardodipace.

Ramificazioni all’estero per i clan di Vibo

Gli interessi dei clan vibonesi valicano le Alpi e guardano non solo in Sud Ameria ma anche nello stesso Vecchio Continente. Come ha fatto emergere l’operazione “Nuova Narcos Europea’’ delle Dda di Reggio Calabria, Firenze e Milano che, il 16 novembre 2021, ha dimostrato l’attuale e piena operatività della cosca Molè che, avvalendosi dei proficui rapporti con le cosche Pesce di Rosarno e Crea di Rizziconi e con esponenti della ‘ndrangheta del vibonese, ha saputo tenere le redini ed il controllo dei propri traffici illeciti.

Il traffico internazionale di stupefacenti con il Sudamerica è risultato essere il core business del sodalizio, con l’arrivo di carichi di cocaina sia presso il porto di Gioia Tauro, che quello di Livorno grazie a soggetti stanziati sia in Olanda, che in Sud America.

Presenza in Slovacchia

La Slovacchia rappresenta una nuova frontiera anche per le cosche vibonesi. Tale Regione, infatti, a seguito della liberalizzazione economica, ha rappresentato per la ‘ndrangheta un’opportunità per avviare attività economiche, grazie all’apertura di nuovi canali di scambio commerciali.

In particolare, secondo la Dia, i sodalizi del vibonese, negli anni, sono stati in grado di realizzare ingenti profitti attraverso attività di riciclaggio e anche truffe, che hanno visto negli istituti bancari le maggiori vittime, oltre ad essersi infiltrati nel settore agroalimentare distinguendosi per la sottrazione indebita di fondi europei di settore. Quest’ultimi interessi illeciti nei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea erano stati messi in luce dal giornalista investigativo Jan Kuciak, che nel 2018 è stato assassinato.

…e in Romania

La chiamano “Rotta Balcanica” ossia quel corridoio utilizzato dalla criminalità internazionale per far viaggiare elevati quantitativi di stupefacenti, soprattutto del tipo eroina, provenienti dalla Turchia. Questo Paese, come gli altri dell’ex blocco sovietico, con la fine del regime comunista è diventato oggetto di infiltrazione da parte di gruppi criminali italiani dediti ad attività criminali di varia natura.

Le investigazioni effettuate nell’ambito dell’operazione “Petrolmafie Spa” avevano fatto emergere i notevoli interessi della ‘ndrangheta, della mafia siciliana e della camorra nella gestione del business del commercio di prodotti petroliferi, i cui proventi illeciti sarebbero stati reinvestiti anche su conti correnti esteri riconducibili a società di comodo rumene, bulgare, croate e ungheresi, per poi rientrare nella disponibilità dell’organizzazione medesima. Il paese dell’Est Europa vede quindi attivi anche i clan di Vibo. Sul fronte della ‘ndrangheta i clan coinvolti sono Piromalli, Cataldo, Labate, Pelle E Italiano del reggino e i Mancuso, Bonavota, Anello E Piscopisani della provincia di Vibo Valentia.

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