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Francesco Fortuna, ex killer del clan Bonavota, adesso collaboratore di giustizia

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Si è pentito Francesco Fortuna, killer della cosca Bonavota di Sant’Onofrio; già al 41bis, con due condanne, di cui una definitiva, a 30 anni per altrettanti omicidi e una terza a 20 in Rinascita-Scott. La circostanza emersa stamani nel corso dell’udienza del processo per l’omicidio di Domenico Belsito.


VIBO VALENTIA – Il nome è da sconvolgere un’intera consorteria criminale, quella dei Bonavota, operante nel territorio di Sant’Onofrio e zona industriale di Maierato, ma con promanazioni in altre regioni d’Italia, soprattutto Liguria e Piemonte: Francesco Fortuna, sanguinario killer della consorteria criminale avrebbe infatti saltato il fosso decidendo di intraprendere il suo percorso con la giustizia, divenendo così pentito di ’ndrangheta. L’ulteriore collaboratore che va ad aggiungersi ad una schiera che negli ultimi anni si è progressivamente infoltita e soprattutto è il secondo esponente del sodalizio ad avviare tale iter dopo Onofrio Barbieri, circa una anno fa.

Fortuna avrebbe iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro questa estate, poco la traduzione al 41 bis, tant’è che uno dei primi verbali – forse il primo in assoluto – risale al 30 agosto scorso, appena pochi mesi dopo la condanna definitiva a 30 anni per l’uccisione di Domenico Di Leo, alias “Micu u Catalano”, rivale del clan di Sant’Onofrio e ritenuto il mandante dell’autobomba che, pochi mesi prima della sua morte, distrusse l’autoconcessionaria De Fina, sita allo svincolo autostradale omonimo della A2.

FORTUNA SI È PENTITO: LA NOTIZIA EMERSA NELL’UDIENZA DEL PROCESSO PER L’OMICIDIO BELSITO

La notizia si è appresa quest’oggi nel corso dell’udienza del processo, in Corte d’Assise d’Appello, a Catanzaro avente ad oggetto l’omicidio di Domenico Belsito, in cui Fortuna risulta imputato unitamente a Domenico Bonavota, Pasquale Bonavota e Mantella. Il 44enne ha revocato l’incarico ai suoi avvocati, Salvatore Staiano e Sergio Rotundo, nominando quale legale l’avvocato Antonia Nicolini, specializzata in collaboratori di giustizia.

Fortuna aveva ricevuto una condanna a 30 anni in primo grado per l’omicidio di Domenico Di Leo, avvenuto a Sant’Onofrio il 12 luglio del 2004, ma la Corte d’Assise d’Appello aveva completamente ribaltato la sentenza con l’assoluzione per l’imputato. La Cassazione aveva poi annullato quel verdetto decretando un nuovo processo d’Appello terminato con la stessa entità della pena inflitta in primo grado, poi confermata dalla Cassazione.

Nel frattempo, a suo carico anche un altro delitto: quello di Domenico Belsito, commesso in concorso con altri a Pizzo il 21 marzo sempre di quell’anno (l’uomo poi morì l’1 aprile in ospedale per le ferite riportate). A chiamare l’imputato in causa l’ex boss di Vibo, anch’egli pentito, Andrea Mantella. Per questo nuovo processo Fortuna in primo grado si è visto infliggere 30 anni di reclusione e sta sostenendo il processo d’Appello. A chiamarlo in causa oltre a Mantella anche il suo ex sodale Barbieri.

A queste si era poi aggiunta quella a 20 anni al termine del processo “Rinascita-Scott”

CHI È IL NUOVO PENTITO FRANCESCO FORTUNA, KILLER DEI BONAVOTA

Secondo le varie risultanze investigative e i racconti resi dai vari collaboratori di giustizia nel corso del tempo, Francesco Fortuna era il killer di fiducia del clan Bonavota, l’azionista per eccellenza, ma anche quello che assisteva alle più importanti decisioni assunte dal sodalizio in tema di omicidi, estorsioni, danneggiamenti, traffico di stupefacenti ed armi. La sua collaborazione può consentire quindi alla Dda di Catanzaro di puntellare le accuse nei confronti dei vertici della consorteria criminale di Sant’Onofrio svelando anche circostanze attinenti le cellule nelle altre regioni finora sconosciute.

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