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Onofrio Barbieri

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Depositati i nuovi verbali degli interrogatori del collaboratore di giustizia Onofrio Barbieri che rivela i dettagli di tre omicidi di ‘ndrangheta a Vibo

VIBO VALENTIA – Il verbale è del 3 luglio di quest’anno, depositato in uno dei tanti procedimenti penali che vedono imputati gli esponenti del clan Bonavota di Sant’Onofrio. Nero su bianco le dichiarazioni rilasciate dal pentito Onofrio Barbieri, ex azionista del gruppo criminale capeggiato, secondo gli investigatori dai fratelli Bonavota, Pasquale, Domenico e Nicola. Nelle varie pagine le rivelazioni su tre fatti di sangue (molto più circostanziate rispetto a quelle pubblicate nelle scorse settimane): quelli ai danni di Alfredo e Raffaele Cracolici, di Domenico Belsito e il tentativo omicidiario del figlio del primo dopo l’eliminazione del padre.

Il delitto di Raffaele Cracolici, i dettagli dietro l’omicidio 

Riferendo al pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, e ai graduati dei carabinieri (Il Maggiore Matteo Russo e il maresciallo capo Francesco Maida), Barbieri ha riferito di aver conosciuto sia Rocco che Tommaso Anello e di essere al corrente che “Vincenzino Fruci, per conto di questi, ci ha appoggiato dopo la riunione del 2004 per compiere l’omicidio di Raffaele Cracolici (Omissis) mentre quest’ultimo, con Francesco Michienzi, ha eseguito un sopralluogo per commettere l’agguato. Entrambi, unitamente ad Andrea Mantella e Francesco Scrugli, hanno partecipato a diverse riunioni tenute sempre nel casolare di Nicola Bonavota e finalizzate all’esecuzione del delitto.

Dalla prima, del 2004, al fatto si sono succeduti vari vertici in quanto non riuscivamo a localizzare la vittima. Grazie poi proprio alle informazioni di Fruci e Michienzi siamo riusciti a individuarlo e procedere. La serata precedente ho dormito a Pizzo con Mantella, Francesco Fortuna, Francesco Scrugli e Domenico Bonavota in una abitazione di proprietà di Carlo Pezzo”. Il pentito ricorda inoltre di avr rubato, una settimana prima, un camion utilizzato per nascondere gli esecutori alla vista della vittima e recuperare i killer, aggiungendo che “a sparare sono stati Fortuna e Scrugli. All’omicidio ha partecipato anche Mantella che insieme a Domenico Bonavota era appostato in una posizione sopraelevata dalla quale potevano vedere i movimenti la vittima”. E a seguito di questo delitto le doti di ‘ndrangheta vennero innalzate da “Rocco Anello”.

Barbieri e gli omicidi di ‘ndrangheta a vibo: L’esecuzione di Alfredo Cracolici

In relazione all’omicidio di Alfredo Cracolici (2002) il collaboratore racconta di averne saputo gli autori in quanto la vicenda gli sarebbe stata raccontata direttamente da Domenico Bonavota nel corso dì un incontro avvenuto a casa sua, nel 2003, in presenza anche di Fortuna Salvatore. “Sono al corrente, quindi che il delitto è stato compiuto da Domenico, Bruno Cugliari, Antonino Lopreiato e dal fratello Salvatore. In questo contesto, Domenico già all’epoca disse a me ed a Fortuna che era il caso anche di attentare alla vita di Raffaele Cracolici in quanto temeva una sua reazione».

«Domenico mi disse solo i nomi dei soggetti che hanno compiuto materialmente l’agguato. Ma non mi disse se vi erano altri soggetti che avevano dato appoggio logistico (ad esempio fornendo informazioni sugli spostamenti della vittima) e nemmeno i particolari attraverso i quali era stato realizzato. Sicuramente per realizzare l’agguato hanno avuto degli appoggi da parte di soggetti del posto. In considerazione che lo stesso è stato perpetrato nel territorio di Vazzano, se non ricordo male. Ma Domenico non me ne ha parlato, quindi non posso dire che tale contributo ci fu (come credo, ma ovviamente non posso nemmeno escluderlo Quindi, anche Pasquale Bonavota fu mandante dell’omicidio”.

La figura di Domenico Cugliari, “Micu i Mela”

Il racconto di Barbieri si è poi soffermato anche sulla figura di Domenico Cugliari che “almeno a partire dal 2004 in poi, era intraneo al gruppo criminale, partecipando alle riunioni ed avendo un ruolo di vertice e decisionale. Ha preso parte alle riunioni propedeutiche alla realizzazione dell’agguato ai danni di Raffaele Cracolici e ne è stato uno dei mandanti, così come Pasquale, Nicola e Domenico Bonavota. Si è occupato in prima persona dell’organizzazione del delitto, partecipando attivamente ai summit aventi ad oggetto le modalità con le quali doveva essere eseguito l’omicidio nelle occasioni in cui ci riunivamo per approntare gli aspetti logistici dell’omicidio nel corso dei due mesi tra la prima riunione al casolare e l’evento omicidiario in questione. Ricordo che Cugliari ha dato il proprio contributo su quali fossero le modalità idonee per compiere l’omicidio”.

Barbieri e gli omicidi di ‘ndrangheta a Vibo: Pasquale Bonavota e l’omicidio Belsito

Per quanta riguarda il coinvolgimento, in particolare, di Pasquale Bonavota negli omicidi del gruppo, Onofrio Barbieri ribadisce che questi “ha avuto il ruolo di mandante sicuramente in occasione degli omicidi di Raffaele Cracolici, Domenico Di Leo e Domenico Belsito” e di un altro coperto da segreto investigativo. “Alla riunione finalizzata alla realizzazione dell’agguato – aggiunge il pentito – confermo che erano presenti Nicola e Domenico Bonavota, Domenico Cugliari, “Omissis”, Andrea Mantella e Francesco Scrugli.

La volontà di eliminare Belsito era maturata tuttavia già mi anno prima circa da parie di Pasquale Bonavota, Antonio e Raffaele Serratore e questo mi venne detto direttamente dal primo che era sceso a Sant’Onofrio, in presenza dei fratelli Nicola e Domenico, di Cugliari e Francesco Fortuna in occasione di una riunione avvenuta proprio circa un anno prima rispetto alla realizzazione dell’agguato. In tale contesto Pasquale disse che i fratelli Serratore non avevano il coraggio di compiere il delitto e che quindi avremmo dovuto compierlo noi. L’omicidio doveva essere compiuto, da quanto appreso, proprio da Pasquale Bonavota, a causa della relazione extraconiugale che Belsito aveva intrattenuto con la sorella dei Serratore. Ricordo con certezza che anche Pasquale ha dato il benestare”.

L’ordine di uccidere Belsito

Proseguendo nel racconto, l’ex killer di Bonavota rivela che circa una settimana o due settimane prima dell’omicidio, “Pasquale era sceso in paese ed avevamo avuto un altro incontro nel corso del quale era stato dato l’ordine di uccidere Belsito. Per questo nel precedente verbale ho riferito che non era stata chiesta l’autorizzazione di Pasquale a Roma, proprio perché lui era venuto a Sant’Onofrio. Successivamente all’esecuzione, Nicola Bonavota si recò a Roma per notiziare il fratello della morte di Belsito e ricordo che il viaggio avvenne dopo l’agguato, in quanto lo Belsito morì dopo un po’ di giorni all’ospedale.
Pasquale non aveva dato indicazioni sulle modalità di realizzazione del delitto seppur era stato uno dei mandanti, tuttavia venne aggiornato in un secondo momento sulle modalità di esecuzione in occasione dei periodi in cui lo stesso rientrava in paese, quando è stato informato che l’omicidio era stato compiuto materialmente da Andrea e Salvatore Mantella e Francesco Scrugli”.

L’intenzione di uccidere Francesco Cracolici

Ulteriore aspetto raccontato dal pentito è il presunto progetto omicidiario ai danni di Francesco Cracolici dopo l’eliminazione del padre Alfredo: “Ricordo che il nostro gruppo, all’incirca negli anni 2005-2006, aveva intenzione di uccidere Francesco Cracolici in quanto avevamo appreso che voleva vendicare la morte del padre Alfredo. Ho saputo questo fatto direttamente da Domenico Bonavota, nel corso di una riunione in cui erano presenti anche Francesco Fortuna, Andrea Mantella e Francesco Scrugli.
Nell’occasione Domenico ci disse che questa notizia gli era stata comunicata da uno degli Iannazzo. Che a sua volta l’aveva appreso non ricordo se dai Giampà o dai Torcasio. Questa intenzione fu in realtà trascurata e si è protratta fino al 2015. Ma poi l’agguato non venne realizzato perché venne tratto in arresto Francesco Fortuna dopo che già Mantella era stato arrestato e Scrugli era deceduto. L’omicidio era stato deciso da Domenico Bonavota, da me e da Francesco Fortuna”.

Barbieri aggiunge che a seguito dei delitti dei fratelli Cracolici, ovviamente i rapporti con i rispettivi figli si erano incrinati, al punto che “l’eliminazione di Francesco Cracolici rimaneva per il nostro gruppo, tra le cose da fare”. Ma rivela una circostanza inedita, e cioè una presunta riappacificazione tra le due famiglie. “In seguito ho saputo da Domenico Bonavota che i rapporti si erano sistemati (dopo il 2015). Tanto è vero che la sorella di Francesco era stata assunta su volere di Domenico Bonavota presso un negozio all’interno del centro commerciale di Maierato”.

La caratura criminale dei Cracolici 

Seppur molto ridimensionati nel loro potere dopo gli omicidi, i Cracolici erano “ancora molto numerosi e hanno continuato a comandare nel territorio di Filogaso, mentre erano usciti di scena dal comune di Maierato dove invece noi avevamo preso il dominio. Abbiamo avuto anche dei rapporti criminali con loro, dopo la riappacificazione, credo dovuta alla paura che avevano di noi, ma non sono a conoscenza se loro sono collegati ad altre strutture di ‘ndrangheta; posso precisare tuttavia che fino al 2015 con gli Anello non andavano d’accordo e non so dire se i rapporti attualmente anche con loro si sono riappacificati”. So che dopo il 2015 trafficavano in cocaina ed è capitato che sia io che Domenico Bonavota abbiamo ceduto a Francesco della sostanza, circa mezzo kg o un kg di cocaina al mese o ogni due mesi. (Omissis)”.

Barbieri, nel verbale del precedente 30 maggio di quest’anno, torna a parlare dell’omicidio di Alfredo Cracolici – al quale afferma di non aver preso parte – avvenuto nel 2002, illustrando il possibile movente che risiederebbe in un furto da parte della vittima ad Antonino Lopreiato: «Si trattava di uno che rubava sempre in giro e i fratelli Domenico e Pasquale Bonavota decisero pertanto di eliminarlo. Questa cosa mi è stata riferita direttamente dal primo, il quale mi disse che aveva deciso con il congiunto di compiere questo delitto. E che a commetterlo era stato lui insieme a Salvatore e Antonino Lopreiato e Bruno Cugliari. Quest’ultimo – aggiunge Barbieri – anche era un componente del nostro gruppo, in quanto si tratta dello zio di Domenico. I Lopreiato, invece, non ne facevano parte. Vennero coinvolti nell’omicidio dai Bonavota in quanto erano stati interessati da alcuni furti messi in atto dalla vittima».

Barbieri e gli omicidi di ‘ndrangheta a Vibo: La figura di Lopreiato 

La narrazione di Barbieri si sofferma poi sulla figura di Antonino Lopreiato, «titolare di un bar a Sant’Onofrio, situato vicino alla caserma dei Carabinieri ed è solo un omonimo del Lopreiato di Stefanaconi (ucciso nel 2008, ndr). Quest’ultimo lo conoscevo solo di vista e non so riferire nulla sul suo omicidio, anche perché nel periodo in cui avvenne io mi trovavo in carcere. Dopo la mia liberazione, nel 2011, non ho parlato con nessuno di questo fatto, in quanto poco dopo che uscii mi venne applicata la sorveglianza speciale.
Io ed il mio gruppo, dopo gli omicidi del 2004 (quelli di Raffaele Cracolici e di Domenico Belsito, ndr), non abbiamo più pianificato o organizzato altri omicidi in quanto non ve n’è più stato bisogno. Eliminati loro, infatti, ormai comandavamo noi e non abbiamo più avuto problemi con nessuno», si conclude il racconto del collaboratore di giustizia anche se c’è da precisare che molte pagine sono coperte ancora da segreto istruttorio in quanto c’è uno (o più) filoni investigativi che la Dda sta seguendo.

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