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L’ultimo giochino della politica del teatrino italiana è quello dello scostamento di bilancio. È il più pericoloso di tutti e non è nemmeno importante a chi rimanga in mano il cerino se la casa brucia. Pensassero tutti insieme a spegnere le fiamme e a dare un contributo per attuare bene il Piano nazionale di ripresa e di resilienza perché non c’è ancora tanto tempo e il barometro di guerra e economia volge al peggio. Ovviamente si consigliano scongiuri, ma soprattutto si consiglia serietà. A nessuno può essere più consentito di prendere in giro gli italiani perché il giochino è stato smascherato. Non rende più nemmeno per la propaganda. L’emergenza e l’unità nazionale non sono slogan o gusci vuoti. Custodiscono l’unica chiave di accesso al futuro dell’Europa e dell’Italia realistica. Se lo si vuole e se lo si capisce

Mentre si scivola sempre più verso la terza guerra mondiale si continua imperterriti con il solito copione. L’ultimo giochetto del teatrino politico italiano si chiama scostamento di bilancio e è la cartina di tornasole della distanza che separa la politica italiana dalla realtà. Dalla Banca d’Italia all’Ufficio parlamentare del bilancio (UPB) fino alla Corte dei Conti si usano linguaggi diversi, ma la sostanza è chiara: tutto possiamo permetterci meno che fare un altro scostamento di bilancio come se fossimo ancora nei giorni della pandemia globale quando tutto il mondo era chiuso in casa, l’economia non girava più, e le bare di Bergamo ci ricordavano che dopo la Cina la capitale del Covid mondiale era diventata l’Italia.

Non possiamo permetterci di continuare su questa strada dentro lo scenario di guerra che è subentrato perché dopo avere miracolosamente riacciuffata la deriva del debito pubblico italiano nell’anno peggiore della storia repubblicana non possiamo finire dentro il ciclone dei mercati che è sospinto dal vento “limaccioso” del caro materie prime e della spirale inflazionistica che sono gli effetti a breve e/o a medio termine della guerra se diventa lunga.

Un vento “limaccioso” che incide sull’offerta e sulla domanda globale dell’economia acuendo le difficoltà per i Paesi più vulnerabili come l’Italia che paga oggi il conto di un ventennio di dissennatezze che la hanno portata alla peggiore dipendenza energetica europea e alla minore capacità in Europa di fare investimenti pubblici senza i quali anche i privati latitano. Un vento “limaccioso” che rischia di acuire tutti i divari territoriali e di unire alla corsa dei prezzi una recessione vera. In termini economici un uragano che si chiama stagflazione dove va tutto male: i prezzi volano alle stelle, la crescita è negativa, la produzione perde molti colpi, il potere di acquisto delle famiglie crolla, la fiducia diventa sfiducia contagiosa.

In questo momento il governo può fare interventi chirurgici selettivi. Servono sforzi di bilancio e una grande serietà da parte di chi ha avuto sempre troppo, soprattutto da parte chi ha avuto sempre troppo indebitamente dal bilancio pubblico italiano, per aiutare il governo a trovare varchi di spesa per fare fronte alle esigenze di chi è davvero in difficoltà. Famiglie e imprese, non grandi Comuni che sono idrovore peggio di ministeri o carrozzoni regionali che sono il dominio del clientelismo. Abbiamo bisogno assoluto di una gestione accurata dei soldi pubblici altrimenti il rischio Paese passa da una cosa seria a una cosa irreparabile.

Se non si fa questo il quadro peggiora all’istante e salta tutto.

Primo. Perché i mercati scontano oggi la minaccia inflazionistica che ormai è una realtà americana e europea, scenari sempre più probabili di guerra lunga che vuol dire economia di guerra e l’anomalia del debito pubblico italiano. Secondo. Perché i capi e i capetti della demagogia politica italiana dicono di parlare alla gente e vivono sulla luna, non riescono nemmeno a rendersi conto che siamo tra i Paesi europei nettamente il primo fruitore dell’eurobond della pandemia che si chiama Next Generation Eu e che vale 191 miliardi. Vista dalla parte di chi questi soldi ha deciso di toglierli ai loro cittadini e di darli a quelli italiani e si ritrovano con sistemi pensionistici delle proprie popolazioni molto più severi dei nostri, accende lampadine pericolose l’idea che in Italia si bussi ancora a soldi non in una chiave europea e, soprattutto, che si continui a parlare ogni giorno di scostamento di bilancio.

Ai loro occhi significa semplicemente che non abbiamo alcuna voglia di continuare a fare riforme di struttura ma di fare i soliti italiani che sanno solo chiedere soldi senza dire mai perché li vogliamo e per chi sono. Dateceli che poi ci pensiamo noi. Non si vuole capire per nessuna ragione al mondo che la strada obbligata da percorrere tutti insieme è quella delle riforme di struttura vere, non per finta, altrimenti anche quando il governo annuncia, come è accaduto ieri, di avere triplicato il livello di attuazione dei provvedimenti calendarizzati con l’Europa è di sicuro importante ma non sufficiente. Il clima generale non cambia e, quindi, quella fiducia contagiosa che segna le grandi stagioni di rinascita non si diffonde come dovrebbe.

Servono sangue freddo e nervi saldi perché lo scenario economico globale richiede monitoraggi quotidiani. Serve una guida di politica economica italiana che sappia resistere alla improvvisazione e fare tutto il possibile. Serve soprattutto la politica che la smetta di mettere bandiere elettorali sia che si tratti di quella della serietà della politica che sostiene Draghi e l’Europa sia quella della lotta demagogica al caro bollette come perfino quella della giustizia dove poi ogni partito ha a sua volta tante piccole bandierine da posizionare.

L’ultimo giochino della politica del teatrino italiana è quello dello scostamento di bilancio. È il più pericoloso di tutti e non è nemmeno importante a chi rimanga in mano il cerino se la casa brucia. Pensassero tutti insieme a spegnere le fiamme perché non c’è ancora tanto tempo e il barometro di guerra e economia volge al peggio. Ovviamente si consigliano scongiuri, ma soprattutto si consiglia serietà. A nessuno può essere più consentito di prendere in giro gli italiani perché il giochino è stato smascherato. Non rende più nemmeno per la propaganda. L’emergenza e l’unità nazionale non sono slogan o gusci vuoti. Custodiscono l’unica chiave di accesso al futuro dell’Europa e dell’Italia realistica. Se lo si vuole e se lo si capisce.


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