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Si aggiunge un altro fattore di instabilità alla incognita americana e alle incertezze sull’Europa che non ha ancora deciso di esistere. Per questo non va sottovalutato il lavoro del vicepremier e ministro degli Esteri Tajani che ha portato a un voto quasi unanime sulla missione navale difensiva dell’Italia in Mar Rosso con il sì anche di Conte che guida i grillini su un percorso che legittima le sue ambizioni di proporsi come guida dell’alternativa di governo. La nostra politica comincia a rendersi conto che è troppo pericoloso rompere in questo momento la forza dell’Italia al tavolo internazionale.

Nonostante tutto si è riusciti ad avere un’approvazione quasi unanime della missione navale italiana in Mar Rosso. Che è un segno evidente del grande lavoro del vicepremier e ministro degli Esteri Tajani, ma significa anche che la realtà preme per cui pure i partiti che potevano avere chiamate di affetto dal pacifismo di maniera, che è una cosa ben diversa dal vero pacifismo, si sono resi conto che è troppo pericoloso rompere in questo momento la forza dell’Italia al tavolo internazionale. Questo voto del nostro Parlamento non ha avuto le attenzioni che merita.

È un punto che riguarda anche i grillini e dimostra la volontà di Conte di costruire un percorso che lo porti a tornare a competere per la guida del governo e, di conseguenza, sa bene che non può ottenere questo risultato se sottrae il suo partito agli impegni internazionali che sono imposti dalla situazione drammatica in cui ci troviamo. Non viviamo una situazione normale dove se la giocano alcune grandi potenze e noi possiamo tranquillamente rimanere a bordo campo per fischiare o applaudire. Questo campo coinvolge tutti e l’Italia ha l’opportunità di avere un ruolo guida in Europa. Se non lo esercita nel modo migliore non fa un danno al governo in carica, ma al Paese intero.

Questo significa politicamente un voto così unitario sulla missione navale difensiva. Esprime essenzialmente per una volta la consapevolezza di quasi tutta la classe politica italiana che non siamo davanti a una guerricciola tra Hamas e Israele, ma a un fuoco che si salda con quello dell’invasione russa in Ucraina e punta a scardinare l’equilibrio internazionale. Questo elemento è tanto più importante in un momento in cui nessuno ha capito come finiranno le elezioni europee e quelle americane segnalano Trump in una posizione di forza oltre a emergere una fragilità complessiva di guida della più grande democrazia qual è quella statunitense.

A tutto ciò si aggiunge il problema della Cina che è un’incognita enorme perché è l’ultimo grande malato. Genera instabilità visto che non sa più bene se è nel suo interesse sostenere l’equilibrio internazionale o se comincia a pensare che tutto sommato non va malissimo se l’equilibrio internazionale scricchiola. Questo elemento di politica italiana fondato sull’interesse nazionale deve valere assolutamente per la politica estera come per l’economia soprattutto in questi giorni terribili dove nessuno si sente più di escludere il rischio di una vera e propria terza guerra mondiale.

L’Europa si pone per la prima volta con un minimo di consapevolezza il problema di avere una difesa comune che non vuol dire solo investimenti in ricerca, che vanno comunque rafforzati, ma anche strumenti militari e bilancio unico. L’America, diciamocela tutta, è un grande rebus. Non si sa chi vince e sono tutti scontenti. I democratici pensano di farcela, ma parlano solo tra di loro. La Cina nei documenti ufficiali prevede di crescere del 5% ma se raggiungeranno questa soglia per davvero lo sanno solo loro. Quello che, forse, si può dire è che la Cina è in curva, ma dove mette il volante non lo sa nessuno.


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