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Un parco eolico offshore

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La transizione energetica con l’abbandono dei combustibili fossili e l’implementazione delle fonti rinnovabili passa anche attraverso la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie applicate allo sfruttamento delle fonti energetiche naturali (sole, vento, moto ondoso, geotermia ed altre) volte a ridurne i costi, accrescerne l’efficienza e renderle sempre più affidabili nel tempo. Una delle frontiere più avanzate dell’eolico è il mare aperto, ovvero l’eolico off-shore.

Si chiamano installazioni off-shore le formazioni a stormo, a delta o a filari lineari, composte da decine di turbine eoliche, impiantate al largo delle rive, in mare aperto.
In un’ottica di sfruttamento su larga scala dell’energia dei venti, installare aerogeneratori in siti marini presenta vantaggi. In mare c’è tanto spazio. C’è migliore quantità e qualità del vento, più continuo e più intenso.

Nessun vincolo paesaggistico, nessuna remora visiva. La turbolenza è minore, quindi i rotori delle turbine sono sottoposti a meno stress. Inoltre le turbine off-shore vengono disegnate per sopportare il moto ondoso e l’interazione vento-onde.
Rispetto ad altri Paesi europei, come Regno Unito e Germania o extra-europei, come gli Stati Uniti, in Italia siamo indietro. E questo, nonostante 11.700 chilometri quadrati di superficie marina che si presterebbe all’eolico off-shore. Le zone ideali sono soprattutto quelle dell’Italia centro-meridionale, le più ventose, con in testa la Puglia e la Sicilia.

Nel nostro Paese ad oggi è operativo solo Beleolico, il primo parco eolico off-shore del Mediterraneo, realizzato dal Gruppo Toto e inaugurato il 21 aprile a Taranto: è composto da 10 turbine che, una volta in funzione, garantiranno una capacità complessiva di 30 MW e una produzione di oltre 58mila MWh coprendo il fabbisogno annuo di 60mila persone. Renexia, società che ha realizzato il progetto con un investimento di 80 milioni di euro, prevede che lungo i 25 anni di vita prevista per l’impianto ci sarà un risparmio di 730mila tonnellate di CO2. Altri 15 progetti per impianti al largo delle coste italiane, presentati al ministero della Transizione ecologica sono in attesa di essere approvati.

Tra questi, l’ultimo in ordine di tempo è stato proposto dalla Repower Renevables, società italiana controllata dalla svizzera Repower AG. Prevede la realizzazione di un parco eolico da 33 turbine eoliche da 15 MW ciascuna, per complessivi 495 MW.
Il progetto si colloca nel Mare Jonio, a 36,2 km dalla costa siciliana e a 36,7 km da quella calabrese. La stessa società aveva presentato in precedenza due progetti analoghi oltreché al Mite, alle Capitanerie di Porto di Crotone nel Mar Tirreno e di Sarroch (Cagliari) nel Canale di Sardegna. Altri progetti sono stati presentati in Sicilia, tra gli altri, da Edison, Eni, Sorgenia, Gruppo Toto e Copenaghen Offshore: sono previsti uno nel Mar Mediterraneo orientale, e gli altri nel Canale di Sicilia.

In Europa, il primo impianto eolico off-shore composto da 11 turbine eoliche (per un totale di 5 MW) è stato realizzato nel Mar Baltico al largo di Vindeby, in Danimarca, agli inizi degli anni Novanta, laddove oggi sono già in esercizio ovunque impianti da 3 MW a qualche GW, nel Mare del Nord. Sull’eolico off-shore la Germania partiva da zero nel 2002 e vent’anni dopo vanta un 15% di energia rinnovabile da parchi eolici off-shore. Inaugurando gli impianti nell’isola di Borkum, la Deutsche Energie-Agentur (Dena) affermò che l’eolico offshore è un’energia “fondamentale per il futuro energetico e climatico della Germania, entrando felicemente in una fase molto dinamica” e assegnò alla Prokon Nord Energiesystems GmbH il compito di impiantarne 200 entro il 2022.

Il più grande parco eolico off-shore del nuovo millennio è stata inaugurato nel 2005 in acque britanniche, a Kentish Flats, e da sola genera 90 MW. Tanto per riprendere in mano lo studio alla base dell’esclamazione di stupore degli inglesi, anche escludendo le aree di mare critiche (quelle entro i 5 km di costa; quelle con fondali più bassi di 10 metri e più alti di 50; quelle con traffico intenso di navi; le aree militari…) il loro potenziale energetico da eolico off-shore è di circa 230 TWh all’anno. Cioè, basta a coprire il consumo totale annuo dei cittadini del Regno Unito.
In questa materia, gli inglesi pensano sempre in grande.

Ad agosto 2018 hanno approvato la costruzione di quel che sarà il più grande parco eolico off-shore del mondo, composto da 300 turbine eoliche disposte su un’area di 480 chilometri quadrati nel Mare del Nord, circa 89 chilometri al largo della costa dello Yorkshire. Fornirà fino a 1.800 megawatt di energia elettrica a circa 1,8 milioni di case britanniche.

Il progetto Hornsea Project Two della danese Dong Energy dovrebbe creare circa 2.000 posti di lavoro in fase di costruzione e 580 nella fase operativa e di manutenzione.

Nella vicina Scozia ci sono piani per allestire impianti eolici off-shore da 7,5 GW (East Anglia Offshore Windfarm) o addirittura 18 GW e nel parco eolico off-shore di Burbo Bank, al largo di Liverpool, aerogeneratori da 8 megawatt hanno iniziato a produrre energia elettrica.

Posto che in Germania, Danimarca e Olanda, nei siti più ventosi non c’è già quasi più spazio per nuovi impianti terrestri, la scelta d’andar per mare sarà obbligata.


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