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Raffaele Fitto

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L’intesa sblocca la terza rata del Pnrr diventa di 18,5 miliardi: 519 milioni per gli alloggi universitari saranno spostati sulla quarta tranche che sale a quota 16,5 miliardi

L’obiettivo è quello di “ancorare” al 2023 l’incasso dei 35 miliardi della terza e quarta del Pnrr, quella legata agli obiettivi in scadenza, rispettivamente, il 31 dicembre 2022 e il 30 giugno 2023, oggetto i primi – 55 – di una lunga verifica da parte della Commissione europea e un’interlocuzione preventiva i secondi, che ha portato alla modifica di 10 sugli originari 27 obiettivi.

Per centrarlo la soluzione concordata dal governo – sotto la regia del plenipotenziario sul Recovery, il ministro Raffaele Fitto – con Bruxelles modifica i “numeri” in campo, senza intaccare il tesoretto di 35 miliardi che mette insieme le due rate: gli obiettivi cui è condizionato l’esborso della terza rata diventano 54 per 18,5 miliardi, invece di 19: 519mila euro in meno, che sono le risorse destinate all’obiettivo intermedio quantitativo di creare 7.500 alloggi negli studentati universitari entro che confluisce ora nell’obiettivo “finale” che prevede la creazione di 60 mila posti letto in più entro la fine del 2026.

Salgono a 28 gli obiettivi della quarta tranche, con l’aggiunta di una milestone relativa agli atti e alle procedure necessarie al raggiungimento dei 60mila alloggi, e i miliardi diventano 16,5, “recuperando i 500mila euro in meno della terza tranche.

PNRR, SBLOCCATE TERZA E QUARTA RATA PER UN TOTALE DI 35 MILIARDI

La somma non cambia, quindi: «Il totale di 35 miliardi di euro previsto dal Pnrr nel 2023 sarà incassato per intero», mette nero su bianco Palazzo Chigi nella nota diffusa al termine della Cabina di regia che ha dato l’ok alla proposta di modifica illustrata da Fitto ai ministri.

Il prossimo passo sarà la presentazione formale della proposta di modifica della quarta rata alla Commissione europea, cui l’11 luglio era già arrivato il pacchetto con la proposta di modifica di 10 obiettivi sempre della quarta rata. E da Bruxelles arriva segnali, anzi parole più che confortanti. «La collaborazione tra la Commissione e le autorità italiane è stata molto costruttiva», ha detto una portavoce della Commissione. I tecnici valuteranno formalmente la proposta di modifica «nel contesto del quadro normativo relativo alle revisioni dei Pnrr. E puntellano gli auspici del governo sull’importo dell’assegno atteso. «Non prevediamo modifiche all’importo complessivo dei pagamenti che l’Italia dovrebbe ricevere nel 2023, tenendo conto della terza e della quarta richiesta di pagamento».

«Per noi si tratta si un’intesa positiva. In seguito alla modifica che è stata concordata, l’Italia nelle prossime settimane riceverà la terza rata e poi si lavora per le modifiche che consentiranno di chiedere anche il rimborso della quarta rata. Tutto questo conferma un lavoro costruttivo e positivo fra Roma e Bruxelles», afferma il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. «Sbloccare» i fondi del Pnrr , aggiunge, «è molto importante per l’economia italiana e molto importante per l’Ue. Il successo del piano italiano è parte del successo del piano europeo».

CHIUSO UN LUNGO PROCESSO DI ASSESSMENT

L’intesa chiude quindi il lunghissimo processo di assessment e sblocca di fatto la terza rata del Pnrr che si era incagliata su una serie di criticità riscontrare dai tecnici Ue, che tra le altre cose avevano portato allo stralcio dei progetti del Bosco dello sport di Venezia e della ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi di Firenze. Quanto agli alloggi universitari l’alt era scattato perché una parte dei posti era persistente, non nuovi come richiesto, e che quindi non potevano essere considerati, si è sostenuto, ai fini del finanziamento.

Chiudere la “pratica” terza rata è stata «una sfida complessa», rilevano fonti dell’esecutivo, sottolineando anche la portata delle riforme nel pacchetto, tra cui quella sulla concorrenza. Nel corso dell’audizione di fronte alle Commissioni congiunte Bilancio e Politiche Ue di Camera e Senato di mercoledì, Fitto aveva sottolineato che erano stati necessari 47 interventi di “aggiustamento” sui 55 obiettivi previsti.

Quello che gli esponenti della maggioranza è un «successo», per gli esponenti dell’opposizione – dal Partito democratico al Movimento 5 stelle, da Azione-Italia Viva ad Alleanza Verdi-Sinistra – è «un fallimento». Sulla stessa linea l’Unione degli universitari che rivendica di aver segnalato al Ministero le criticità che poi hanno fatto portato la Ue ad alzare la paletta.

Intanto a dar man forte alle opposizioni arriva anche una view degli analisti di S&P che “vedono” in netto ritardo sulla tabella di marcia Spagna e Italia, che alla fine del 2022 avrebbero utilizzato, sostengono, “solo il 10% e il 20% delle risorse disponibili».

PNRR E TERZA RATA, LE CAUSE DEL RITARDO

Tra le cause del ritardo includono “le ridotte capacità del settore pubblico, le complessità amministrative, tra cui i nuovi processi di gestione dei fondi Rff, la supervisione anticorruzione, le norme Ue sugli aiuti di Stato e l’elevata inflazione”. S&P non ritiene tuttavia che gli afflussi e la spesa legati al dispositivo per la ripresa e la resilienza possano influenzare l’affidabilità creditizia degli enti locali e regionali spagnoli e italiani. Ci potranno essere invece “temporanei disallineamenti tra le entrate maturate e l’esecuzione degli investimenti”. Per effetto dei fondi Ue alla base del Pnrr, S&P sottolinea che ci sarà un “impulso agli investimenti pubblici in Spagna e in Italia nel medio periodo” a cui farà seguito un “significativo calo decennale della spesa pubblica in entrambi i Paesi”.


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