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Donald Trump e Joe Biden

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Le elezioni americane di Midterm avranno un peso rilevante ben al di là degli Stati Uniti perché sul voto incombono le interferenze della Federazione russa

Le elezioni americane di midterm avranno un peso rilevante ben al di là degli Stati Uniti. Ce lo ha ricordato lunedì scorso tramite un post su Telegram, Evgenij Prigožin, un oligarca legato al Cremlino noto come “il cuoco di Vladimir Putin”, ammettendo che sul voto incombono di nuovo le interferenze della Federazione russa.

Prigožin – che a settembre ha ammesso di aver fondato il Gruppo mercenario Wagner accusato di crimini di guerra in Africa, Siria e Ucraina – spiega candidamente che la Russia ha interferito, interferisce e continuerà a interferire nel processo democratico degli Stati Uniti. “Attentamente, precisamente, chirurgicamente e a modo nostro, come sappiamo fare. Durante le nostre operazioni puntuali, rimuoveremo contemporaneamente sia i reni che il fegato”, così l’oligarca russo, noto per aver organizzato eventi al Cremlino e aver vinto lucrosi contratti di ristorazione in patria, considerato uno dei più fidati uomini di Putin, ha risposto con metafora cruenta alle domande della stampa statunitense.

LE ELEZIONI DI MIDTERM NEGLI STATI UNITI E L’ATTACCO DEGLI HACKER

Secondo il New York Times, nei mesi precedenti alle elezioni svolte ieri sono stati riattivati account falsi per prendere di mira i candidati democratici – in particolare, negli stati in bilico come Ohio, Arizona e Pennsylvania – e, soprattutto, il Presidente Joe Biden. In più, i profili fake diffusi sui social avrebbero concorso a moltiplicare la rabbia degli elettori repubblicani nei confronti del funzionamento e della trasparenza del sistema elettorale americano. In pratica, la lunga mano del Cremlino ha cercato di spingere alla vittoria il partito di Donald Trump, l’ex presidente tycoon che cavalca ancora la “Big Lie”, cioè la grande bugia secondo cui Biden avrebbe vinto le elezioni presidenziali solo grazie a una frode elettorale.

Nel passato gli Stati Uniti hanno già sanzionato Prigožin per aver finanziato l’Internet Research Agency, una famigerata fabbrica russa di troll accusata di ingerenza in diverse elezioni precedenti. Mosca sarebbe all’opera almeno dal 2016, quando gli hacker collegati al Cremlino hanno violato con successo le email del Comitato nazionale democratico e di John Podesta, il presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton. I funzionari statunitensi hanno già segnalato simili tentativi di hackeraggio e campagne di disinformazione da parte della Russia sia nelle elezioni presidenziali del 2020 che nelle elezioni di midterm di cui tra poco conosceremo l’esito.

“Non ci ha detto nulla che non sapessimo già”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price a proposito delle dichiarazioni di Prigožin, aggiungendo che “la sua piena confessione, semmai, sembra essere solo una manifestazione dell’impunità di cui godono i criminali e gli amici sotto il presidente Putin e il Cremlino”. Neanche la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha mostrato sorpresa: “Sappiamo che gli sforzi della Russia includono la promozione di narrazioni volte a minare la democrazia e a seminare divisione e discordia”. 

LA DIFFERENZA RISPETTO ALLE SCORSE ELEZIONI PRESIDENZIALI

Quest’anno però, rispetto alle scorse elezioni presidenziali, c’è un nuovo importante obiettivo: promuovere quei candidati che nel prossimo Congresso potrebbero contestare gli aiuti militari a Kiev, pagati con i soldi dei contribuenti, proprio nel momento in cui le famiglie americane sono alle prese con la più grande tempesta inflazionistica degli ultimi decenni. La guerra in Ucraina non è stata un grande tema di discussione della campagna elettorale per il semplice fatto che la politica estera è di competenza della Casa Bianca, mentre oggi si decide l’assegnazione dei seggi al Congresso.

Quest’ultimo tuttavia è chiamato a votare sui pacchetti di aiuti finanziari e militari all’Ucraina e può quindi dettare la linea sulla dimensione del supporto americano. Kevin McCarthy, probabile futuro speaker del Gop alla Camera, ha dichiarato che il tempo degli assegni in bianco all’Ucraina è destinato a finire. Secondo i sondaggi recenti, l’elettorato Usa comincia a riflettere sulla portata dell’impegno americano in Ucraina: i dubbiosi sono passati dal 7% di marzo al 30% di ottobre. Quasi la metà degli elettori repubblicani impiegherebbe diversamente quelle risorse. Le stesse perplessità cominciano a diffondersi nell’ala sinistra e radicale dei democratici..

ELEZIONI DI MIDTERM NEGLI STATI UNITI, LE SPERANZE DEL CREMLINO

La speranza del Cremlino è che Joe Biden, in caso di una vittoria clamorosa dei repubblicani, sia costretto a una inversione di marcia rispetto all’impegno in Ucraina. A quel punto, senza la copertura degli Usa, è molto probabile che le divisioni tra i paesi membri dell’Unione europea emergerebbero con tutta la loro forza. Alcuni paesi europei come la Polonia, la Finlandia o il Regno Unito continuerebbero certo a sostenere la resistenza di Kiev, ma il fronte antirusso riceverebbe comunque un colpo formidabile. Ecco perché, nelle prossime settimane, Joe Biden potrebbe chiedere al Congresso uscente di approvare un nuovo maxipacchetto di aiuti pluriennali all’Ucraina, approfittando del fatto che la nuova assemblea composta sulla base dei risultati di questo midterm si insedierà a gennaio.

PER I RISULTATI DEFINITIVI DELLE ELEZIONI DI MIDTERM NEGLI STATI UNITI POTREBBERO VOLERCI ALCUNI GIORNI

Per conoscere l’esito del voto, però, bisognerà aspettare. I risultati definitivi non arriveranno oggi, ma potrebbero servire almeno un paio di giorni. Ogni Stato ha infatti regole diverse per quanto riguarda i tempi e le modalità di conteggio dei voti arrivati via posta. Stati come Arizona, Nevada e Pennsylvania, fondamentali per il controllo del Senato, potrebbero impiegare alcuni giorni per contare tutte le schede.

In questa tornata elettorale vengono rinnovati tutti i 435 seggi della Camera dei rappresentanti (in carica per due anni) e un terzo dei 100 seggi del Senato (35 nel 2022). Inoltre, gli elettori di 36 stati e 3 territori si sono recati alle urne anche per eleggere i propri governatori. Grazie alla possibilità del voto anticipato sono già più di 40 milioni gli americani che hanno espresso le loro preferenze prima di martedì. Gli esiti del voto più probabili sono due: una vittoria repubblicana solo alla Camera o, addirittura, uno “tsunami rosso” con la vittoria del Gop (caratterizzato dal colore rosso) in entrambi i rami del Congresso. 

LE SPERANZE DEL PARTITO DEMOCRATICO

Il Partito Democratico contava su due grandi spinte. In primo luogo, i rischi per la democrazia americana che emergono dall’inchiesta parlamentare sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Nella realtà, non sembra che la vicenda abbia allargato il consenso dei democratici, proprio mentre i repubblicani prosperano grazie polarizzazione e alla delegittimazione del presidente.

In secondo luogo, non sappiamo ancora quanto potrà pesare la restrizione alla libertà delle donne dopo che la sentenza della Corte Suprema di fine giugno ha rovesciato la storica sentenza Roe vs Wade (che aveva sancito il diritto federale all’aborto). Sul punto, in effetti, si registra una grande mobilitazione da parte degli elettori democratici. Ma potrebbe non bastare. Più probabile che sull’esito del voto – a favore dei repubblicani – pesino piuttosto l’inflazione e l’aumento del costo della vita uniti all’insicurezza provocata dall’aumento della criminalità. La dimensione materiale dell’esistenza, insomma, potrebbe essere la vera vincitrice del midterm.


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