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Chiara Nasti

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Nell’ultima settimana aveva subìto critiche pesanti perché si era tatuata su un braccio il proprio ritratto, con tanto di corona in testa. I followers ci hanno dato dentro con l’ironia e per lei, evidentemente, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così la fashion influencer 23 enne napoletana Chiara Nasti, quasi due milioni di seguaci, nota anche alle cronache per una partecipazione all’Isola dei Famosi e per la storia recente ma ormai finita con il centrocampista della Roma Nicolò Zaniolo, ha interrotto la puntuale somministrazione di foto sexy e patinate che va avanti sui social da circa 7 anni per pubblicare su Instagram una pagina scritta, in cui le parole non lasciano margine di dubbio: Chiara ha deciso di sparire.

«Ho bisogno di prendere una pausa dei social, amo chi mi supporta da sempre ma in questo momento voglio dedicare del tempo a Chiara. Ci pensavo da qualche settimana, ma avevo la paura di poter deludere le persone che hanno sempre creduto in me, però sono arrivata alla conclusione che se le mie decisioni ad oggi dovessero deludere gli altri, ma far bene a me, è giusto che io lo faccia 8…) Ad oggi che mi sono fermata un attimo, guardandomi realmente dentro, ho capito di aver perso me stessa, col mio modo di fare essendo una persona super sensibile e certe cose non sono riuscita a prenderle con la leggerezza di una ragazza di 23 anni essendo sempre sotto giudizio. E voglio ritrovarmi nella maniera più serena possibile e sicuramente per un periodo lontano da internet. Vi voglio bene».

La Nasti è solo l’ultima di una lunga schiera di giovani youtubers e influencer che si ritirano di colpo dalla ribalta di Internet decidendo di rescindere quel cordone ombelicale che lega l’influencer ai followers in un rapporto di dipendenza reciproca. Se infatti, da una parte il creator influenza i seguaci con il suo stile e le sue scelte di vita veicolando contenuti commerciali che sono la sua fonte di guadagno, dall’altra i followers condizionano psicologicamente l’influencer monopolizzandone il tempo, l’attenzione, influendo sulla sua scala di priorità. Ogni iniziativa del crator è monitorata, sottoposta a giudizio e i seguaci col tempo diventano sì più fedeli, ma anche più esigenti. Consapevoli del loro potere pretendono attenzione: spingono il creator a produrre sempre più contenuti per intrattenere, avvincere, stupire, in una spirale logorante che a volte, finisce con l’esaurire la starweb nella sua linfa vitale. Ed ecco che subentra lo stop. C’è quello preventivo, per non crollare. Il cosiddetto digital detox, che serve a disintossicarsi dalla sovraesposizione digitale e quello dovuto al burnout, cioè all’esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale che porta a una difficoltà nel produrre nuovi contenuti originali.

Di solito questi giovani creator in crisi non hanno la forza di rinunciare ai social definitivamente. I loro stop, per quanto drammatici e dai toni definitivi, non corrispondono la maggior parte delle volte ad un addio, ma a una pausa più o meno lunga. La community del resto, crea dipendenza come una droga: gonfia l’ego narcisista e i momenti esaltanti che regala, finiscono per prendere il sopravvento su quelli frustranti.

Gli influencer sono soggetti ad ansia, insicurezza, depressione, perché il follower è mobile e il consenso è precario. Basta una parola sbagliata per perdere like e interazioni. Adattarsi continuamente al cambiamento delle mode, dei trend del web, è un’attività defatigante. Oltretutto, il patto che sigilla il sodalizio tra influencer e followers, è fondato dall’impegno da parte di uno solo dei contraenti, l’influencer, che promette l’assoluta verità e spontaneità dei contenuti a chi lo segue, che al contrario, è seguace, sì, ma senza impegno. Un sorriso, una dichiarazione che non dovesse apparire sufficientemente “vera”, rischia di compromettere il rapporto.

Da qui, la difficoltà degli influencer nel gestire un profilo sempre al massimo, al netto degli alti e bassi della vita vera. Lo scollamento inevitabile tra il quotidiano reale e virtuale finisce col creare la deflagrazione. E quindi, la fuga. E allora, ecco il messaggio con cui si annuncia l’allontanamento dai social, la bandiera bianca di resa. Questi annunci, da parte di youtubers, influencer di solito adolescenti, letti tutti insieme, appaiono come la confessione di una generazione che vive drammaticamente lo scollamento dalla vita reale, frustrata dall’impossibilità di aderire completamente all’immagine virtuale potenziata che hanno costruito di sé.

Ecco Marta Losito di Mestre, classe 2003, 2 milioni di followers su Instagram, 4 su TikTok, agosto 2020: «Per me il social è importante, mi ha fatto conoscere persone stupende, mi fa vivere ogni giorno un’emozione nuova ma non deve mai venire al primo posto… visto che a quanto pare dovrei fare ancora di più di quello che faccio già, prenderò una pausa per le persone che mi seguono per riflettere su tante cose… se faccio di tutto per voi come incontrare una di voi e stare con lei tutto il pomeriggio in gommone a chiacchierare perché mi faceva piacere passo per quella che fa preferenze, se decidevo di non farlo passavo per quella cattiva. Direi di smetterla di essere così puntigliosi su qualsiasi cosa. Rifletterò. Buona serata». Marta, è poi tornata online.

Tsk.ross, all’anagrafe Rossana Bertelli, ferrarese, classe 2003, tiktoker con un seguito di circa 200mila followers che affronta temi lgbt, circa un anno fa: «Ciao a tutti, volevo dirvi che mi prenderò un periodo di riflessione. Al di là di tutti gli insulti che prendo ogni giorno, voglio pensare se fare i Pov (video girati in primo piano usando il punto di vista dello spettatore n.d.r). è ciò che mi rende felice….I social non mostrano la realtà. Dietro ad ogni video c’è una persona di cui non sapete nulla, purtroppo cerchiamo sempre di mostrarci felici anche se non è così. La decisione che mi ha spinto a prendere una pausa è stata che quello che posto non mi piace più. Tanto che rivedendo i primi video mi vergogno di me stessa. Prima mi divertivo e lo facevo con passione ma ora mi sento come mi definivano nei commenti dei primi video. Mi sento imbarazzante, cringe (che suscita disagio in chi guarda), insomma una sfigata che parla da sola davanti al telefono». Anche lei poi è tornata online.

Mantex, al secolo Manuel Mirante, varesino del 1998. Undici mesi fa si è preso una pausa di sei mesi da YouTube: «Sono sempre stato un ragazzo solare, un ragazzo come tutti. Ho sempre pensato che stia interpretando un personaggio, ma nella vita io non sono Mantex, ma Manuel… Da un mese a questa parte non sono più me stesso, non riesco a parlare con le persone… sto male. Non riesco a fare video su YouTube, sto sempre chiuso in camera. E’ da tanto che sto così, ma di solito lo nascondevo». ErikaKawaii, 31enne di Reggio Emilia, youtuber di lunga data, durante il primo lockdown ad aprile 2020: «Ho bisogno di tempo per pensare a cosa fare, perché voglio portarvi cose più interessanti e tornare più carica di prima. In questo periodo di quarantena io sono perennemente triste, non ho mai voglia di fare niente. Le cose che facevo, anche videogiocare mi hanno stancata. Questo periodo mi ha messo angoscia. Spero che mi capirete e che, quando ritornerò, continuerete a supportarmi come avete sempre fatto. Ci vediamo presto. Vi voglio tanto bene». Anche lei è tornata attiva sul web che appare sempre più come un carcere dorato dal quale è difficile evadere.


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