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Giorgia Meloni

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È ASSAI probabile che per sciogliere il nodo Salvini-Viminale debba servire un faccia faccia tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Probabile, a questo proposito, non significa che sia incerta la data, ma è un’ipotesi più rafforzativa rispetto ad un incontro che per sbloccarlo occorre la voce autorevole dei leader. Forza Italia si attende un pacchetto di ministri corposo, almeno 4, ovvero, un bottino del vincitore quantomai pesante, mentre Matteo Salvini non si smuoverebbe da quella posizione, che lo vede come assediato in un fortino. Ma ciò rappresenterebbe un pezzo di strategia che il Capitano vorrebbe giocare fino all’ultima fiche.

Occorre andarci piano su quest’argomento, perché l’inserimento di nomi in una casella ha scarso senso pratico se poi quei nomi non vengono utilizzati per una “squadra di livello che non vi deluderà”, come ha scritto Giorgia Meloni su Twitter. Una precisazione di quanto “sta lavorando” il prossimo governo rispetto alle “irreali ricostruzioni in merito a eventuali ministri di un governo di centrodestra”. Il nodo è il Viminale, Salvini non sembra volerci rinunciare, ma Meloni sarebbe disposta a concedergli al più il ruolo di vicepremier con deleghe ministeriali più leggere.

Nel centrodestra più d’uno vorrebbe spingersi a chiedere di restare al ministro Franco, e affidarsi a un uomo che ha saputo trovare le risorse per ben otto decreti di aiuti quest’anno e ha lasciato nelle casse del Ministero un tesoretto di risorse per il nuovo governo. Franco resiste così al pressing come Fabio Panetta che dalla Bce potrebbe tornare in Italia il prossimo anno e prendere le redini di Banca Italia Vale la pena premettere che un accordo tra i partiti ha un valore relativo se poi tocca al presidente della Repubblica il potere della nomina. Forse c’è stata un’overdose di nomi, inseriti in caselle probabili, per cui la segreteria di Fratelli d’Italia ha dovuto fare ieri una smentita dai toni forti. “Non si è parlato né oggi, né in questi giorni, di nomi, incarichi, attribuzioni di deleghe, né separazione di ministeri e sono privi di fondamento i retroscena su presunti veti, così come la notizia già smentita di un patto Meloni Draghi. A che punto sia la squadra? “In alto mare” rispondono dai palazzi della politica. Ma stando a indiscrezioni, qualcosa si sta muovendo in relazione alla casella del ministero degli Esteri (Elisabetta Belloni), degli Interni (il prefetto Matteo Piantedosi) che con Salvini lavorò molto al Viminale. Ma non è finita. In panchina, per ora vi sono Ignazio La Russa e Giancarlo Giorgetti che potrebbero far parte di quella squadra di ricambio qualora ci fosse da affrontare un’emergenza, anche se, in una seconda ipotesi, si parla per loro di una presidenza di Camera e Senato.

Una squadra che ha nomi importanti, ma rappresenterebbe un’ancora di salvezza qualora lo imponesse un’urgenza dell’ultimo minuto. Per ora però la partita della presidenza delle due Camere è congelata per i dinieghi di Fratelli d’Italia che non intenderebbe consegnare una camera all’opposizione. Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, sembra destinato a diventare capo delegazione di un governo con una prima fila di ministri autorevoli. Ci sono sospetti che le ultime proteste della Lega abbiano come origine la scontentezza del Carroccio su Salvini considerato filo Putin e da lì sarebbe nata l’ipotesi di un appoggio esterno. Il raduno convocato a Roma ieri che ha visto cento nuovi parlamentari della Lega scendere in piazza, costituirebbe una prova di forza e una manifestazione di fiducia verso il “popolo italiano che ci ha dato”. All’ultimo momento, l’idea di una camera all’opposizione e di creare un ministero del Pnrr, vede comunque tutti d’accordo.

Moratti alla Sanità con tecnici in ruoli di peso, la Difesa a Fratelli d’Italia o a Forza Italia. Nel totonomi del governo Meloni spunta l’economia spacchettata con Siniscalco e Leo rispettivamente al Tesoro e alle Finanze, ma nel ministero cruciale nella crisi continua il pressing su Panetta e resta la volontà di chiedere a Franco di rimanere. Torna il nome di Nordio alla Giustizia, Bongiorno alla Pubblica amministrazione. Ci sono poi le ipotesi di Maurizio Lupi ai rapporti con il Parlamento e Deodato segretario generale di palazzo Chigi.

Il presidente americano Biden ha commentato i risultati delle elezioni: “visto che cosa è successo in Italia?”. Mentre Meloni si è rivolta ai leader di Vox: “Speriamo che anche la Spagna vada a destra”.


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