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Il giuramento di Raffaele Fitto

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UN UOMO del Sud, con una storia familiare carica di concrete azioni per il Mezzogiorno; infatti Salvatore Fitto, padre di Raffaele, è stato un grande ed indimenticabile Presidente della Regione Puglia e devo dare atto un grande sostenitore delle politiche e delle azioni mirate al rilancio organico dell’intero Mezzogiorno. Raffaele ha confermato da sempre questo grande impegno per la crescita e lo sviluppo dell’intero Paese. Due persone della stessa famiglia legati nel tempo da una storia comune. Oggi il Ministro Fitto, con la delega agli affari europei, alle politiche di coesione e al PNRR, ricopre, a mio avviso, un ruolo chiave nella compagine di Governo, un ruolo cerniera tra la Unione Europea ed il Paese, tra la Unione Europea ed il Mezzogiorno, un ruolo cerniera garante dell’attuazione di un Programma che contiene al suo interno una condizione obbligata: attuare in un arco temporale preciso un quadro di scelte, un quadro di azioni concrete non rinviabili.

Riporto qui di seguito alcune emergenze ed alcune criticità che, in particolare nel comparto delle infrastrutture, rappresentano penso le prime aree tematiche che, sicuramente, il Ministro Fitto, proprio nel rispetto delle nuove competenze del Dicastero, dovrà affrontare non nei primi cento giorni ma domani.

1. Come da me ricordato ultimamente c’è stato, a valle delle elezioni del 25 settembre, un ampio dibattito sulla opportunità o meno di rivisitare il PNRR e lo schieramento politico del Centro Destra aveva in più occasioni ribadito non la opportunità ma la necessità di una rivisitazione per una serie di motivi. Ebbene, in questo dibattito forse non ci si era accorti, e mi riferisco a coloro che ritenevano intoccabile il PNRR, che il Governo Draghi, con il Decreto Legge 144/2022 del 23 settembre scorso, aveva già cambiato sostanzialmente il PNRR. Come già fatto una settimana fa riporto cosa dice in proposito l’articolo 30 di tale provvedimento

Art. 30

1. All’articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n.178, dopo il comma 1046 è aggiunto il seguente: «1046-bis. Fermo restando quanto previsto a legislazione vigente, per fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione, nonché dei carburanti e dei prodotti energetici, le risorse assegnate e non utilizzate per le procedure di affidamento di contratti pubblici, aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture ovvero la concessione di contributi pubblici relativi agli interventi del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) possono essere utilizzate dalle amministrazioni titolari, previa comunicazione al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, nell’ambito dei medesimi interventi per far fronte ai maggiori oneri derivanti dall’incremento dei prezzi delle materie prime, dei materiali, delle attrezzature, delle lavorazioni, dei carburanti e dell’energia.».

Sembra chiaro che, con una simile scelta, nel PNRR cambia la destinazione di un numero di opere per un valore di circa 8 miliardi di euro. Ora il neo Ministro non solo dovrà affrontare questa operazione di rivisitazione dello strumento programmatico ma dovrà chiarire alla Unione Europea come mai questa scelta non abbia rispettato l’articolo 21 del Regolamento 2021/241 sul PNRR che precisa: “Se il piano per la ripresa e la resilienza, compresi i pertinenti traguardi e obiettivi, non può più essere realizzato, in tutto o in parte, dallo Stato membro interessato a causa di circostanze oggettive, lo Stato membro interessato può presentare alla Commissione una richiesta motivata affinché presenti una proposta intesa a modificare o sostituire le decisioni di esecuzione del Consiglio. A tal fine, lo Stato membro può proporre un piano per la ripresa e la resilienza modificato o un nuovo piano per la ripresa e la resilienza.  Se la Commissione ritiene che i motivi addotti dallo Stato membro interessato non giustifichino una modifica del pertinente PNRR, respinge la richiesta entro il termine di due mesi”.

2. Una seconda emergenza che, nel suo ruolo precedente di parlamentare europeo, Raffaele Fitto aveva più volte sollevato era quello relativo alla mancata spesa del Programma supportato dal Fondo di Sviluppo e Coesione 2014 – 2020 e, sempre Fitto, era anche intervenuto per evitare che al 31 dicembre 2021 si perdessero le risorse non impegnate pari a 30 miliardi di euro. Lo ricordo sempre dei 54 miliardi di euro assegnati nel 2014 ne abbiamo spesi forse solo 6 miliardi, dico forse perché l’importo reale, a mio avviso, non supera neppure i 5 miliardi di euro. Questa vergognosa incapacità di spesa, non solo delle Regioni del Sud (responsabili dei Programmi Operativi Regionali) ma anche dei vari Dicasteri tra cui quello delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (responsabili dei Programmi Operativi Nazionali), è esplosa proprio alla vigilia del giuramento del nuovo Governo con un freddo e sintetico comunicato già da me anticipato e che riporto di nuovo: La Commissione europea proponeva di utilizzare 40 miliardi di euro dei Fondi di Sviluppo e Coesione per aiutare cittadini e piccole e medie imprese ad affrontare il caro – energia. Lo annunciava la Commissaria per la coesione Ferreira affermando “Non potevamo ignorare tutte le difficoltà che attraversano famiglie e piccole e medie imprese con i prezzi energetici attuali”. Si apre quindi la possibilità per i Governi di impiegare i fondi non impegnati della programmazione 2014 – 2020 e riprogrammarli per sostenere aziende e famiglie in difficoltà con le bollette.

La proposta avanzata dalla Commissaria della Unione Europea toglie al Mezzogiorno tali risorse e la mancata capacità nell’attuare la spesa coinvolge tutti i Ministri che si sono succeduti dal 2015 ad oggi in Dicasteri come quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, come quello dello Sviluppo Economico, come quello del Sud e della Coesione Territoriale e di tutti i Presidenti delle otto Regioni del Mezzogiorno. Ho ricordato proprio ieri in una mia nota che questa proposta della Unione Europea formulata il 17 ottobre sarebbe stato opportuno prospettarla prima alle Regioni del Sud, prospettarla in un confronto unitario in cui definire insieme come questo trasferimento di risorse per una finalità, senza dubbio utile al Paese, non veniva però a penalizzare, in modo rilevante, il Mezzogiorno ed in questo confronto chiarire anche i motivi e le responsabilità soprattutto dell’organo centrale a non dare attuazione alla spesa. Non è infatti accettabile assistere alla elencazione di programmi e di impegni per un futuro privo di certezze e di coperture reali come quello prospettato dall’ex Ministro Giovannini (“nel 2023 partiranno opere per 220 miliardi”) e al tempo stesso dimenticare le responsabilità dirette sia per il passato che per il presente in cui si è praticamente sottovalutato una emergenza così grave come quella del mancato utilizzo e della mancata spesa del Fondo di Sviluppo e Coesione. Il Ministro Fitto dovrà quindi riportare certezze sulla strategia da ridisegnare nel Mezzogiorno. Per la gente del Sud apprendere la esistenza di programmi ricchi di risorse, come dicevo prima ricchi di 220 miliardi di euro e con una disponibilità concreta di 105 miliardi di euro, e poi assistere alla perdita secca di 30 miliardi di euro si trasforma in una perdita di credibilità nelle Istituzioni.

3. Una terza urgenza è quella che forse o abbiamo sottovalutato o non abbiamo seguito in modo responsabile, mi riferisco sia al Programma del Fondo di Sviluppo e Coesione 2021 – 2027 e al Programma delle Reti Trans European Network (TEN – T) Per quanto concerne le Reti TEN – T è in corso da anni un processo di rivisitazione e di aggiornamento ma, a differenza delle edizioni del 2005 e del 2013, non c’è stata in questi ultimi anni una presenza diretta e motivata dei Ministri competenti (tra l’altro per le Reti TEN esiste anche un apposito fondo da gestire). Invece per il Programma del Fondo di Sviluppo e Coesione che interessa, come assegnazione delle risorse il Sud per l’80% ed il Centro Nord per il 20%, l’unico dato disponibile è una Delibera del CIPES dell’aprile 2022 che ha utilizzato risorse di tale Fondo per circa 6 miliardi di euro; un anticipo per interventi non definiti in nessun quadro programmatico e, soprattutto, su un volano globale certo di 50 miliardi con una possibilità di raggiungere una quota di 73 miliardi di euro. Questi strumenti programmatici devono ricoprire la stessa rilevanza e la stessa importanza che si è data finora al PNRR e, soprattutto, definire da subito le allocazioni finanziarie e non costruire annualmente tessere di un mosaico programmatico inesistente.

Mi fermo qui perché non ha senso elencare al neo Ministro emergenze a lui note, emergenze che sono sicuro non solo affronterà ma, da buon pugliese testardo, cercherà di risolvere.


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