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Annette Kellermann

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Annette Kellermann, la figlia degli dei: un costume in carne e ossa

“La figlia degli Dei” se ne stava seduta sul tronco di un albero caduto, sullo sfondo una cascata d’acqua. I capelli scuri, lunghissimi, lasciati scendere sciolti sul lato A della ragazza, la coprivano fino all’inguine. L’immagine parlava, anche se il film era muto. Non ce n’è più copia: esistono soltanto fotogrammi. Era il 1916. Era una storia di sultani e streghe, di amori ricambiati e no, di morte e di complotti, di pugnali e veleni. “La figlia degli dei”, che si chiamava Anitia nel film girato in Giamaica e costato la mostruosità (per i tempi) di un milione di dollari. è storicamente accreditata di essere il primo nudo femminile sullo schermo.

Una ventina d’anni dopo, era il 1933, Hedy Lamarr, bruna con gli occhi verdi, dette le vertigini correndo e saltellando nuda fra gli alberi nel film “Estasi”. Le dette anche a suo marito, il magnate austriaco di acciaio e armi, Fritz Mandl, il quale cercò invano di acquistare tutte le copie per impedire la vista della moglie a tutto il mondo. L’impresa non gli riuscì, e perse anche la moglie. La “figlia degli dei” era una ragazza australiana di 29 anni. All’anagrafe era registrata come Annette  Marie Sarah Kellermann, nata a Darlinghurst, un sobborgo di Sydney, conosciuto ai tempi per essere un quartiere a luci rosse. il 6 luglio 1887.

In casa si suonava sempre musica: il papà Frederick era un violinista, la mamma Alice una pianista che insegnava musica. Annette imparò presto gli strumenti, i suoni e i balli. Imparò anche a nuotare, altrimenti che australiana sarebbe stata? E poi il nuoto avrebbe fatto bene a quelle gambette malsane che la obbligavano a indossare quotidianamente sostegni d’acciaio. Il nuoto fece la sua parte e la situazione degli arti inferiori si normalizzò per Annette che a 15 anni praticava tutti gli stili e pure le immersioni e si dedicò, vincente, al nuoto agonistico.

Le immersioni le furono di grande aiuto quando, trasferitasi con la famiglia a Melbourne, cominciò ad esibirsi all’acquario e nei teatri di città, dentro un’enorme vasca di vetro: erano i vagiti del nuoto sincronizzato. Partì con il padre alla conquista della madrepatria, l’Inghilterra, e del Tamigi: fu sul fiume londinese che si fece notare, nuotando per 21 chilometri dal Putney Bridge, il ponte che collega Putney a Fulham, fino a Blackwall, nell’East End. Lo fece in meno di quattro ore (3 ore e 54 minuti) e il giornale popolare Daily Mirror decise di sponsorizzarne il tentativo di traversata della Manica.

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Ci provò il 24 agosto 1905, ma l’impresa non le riuscì. Avrebbe tentato altre due volte, ma il Canale la avrebbe respinta. “Forse avevo la resistenza, ma non la forza bruta” ebbe a dire una volta. Chi non la respinse fu però l’America, anche se gli inizi di una nuova vita oltre Atlantico non furono felici: la Kellermann, infatti, si presentò su di una spiaggia del Massachusetts indossando un costume da bagno a pezzo unico che le lasciava scoperte braccia e gambe.

Una “indecenza”, come venne giudicata dagli agenti della Guardia Federale che con quella accusa la arrestarono: le donne andavano in spiaggia intabarrate in pantaloni lunghi e tuta coprente dal collo ai polsi. Ma le donne d’America cominciarono a imitarla e il “costume Kellermann” prese piede e perse stoffa man mano che passava il tempo. Anche se per il bikini si dovettero aspettare trent’anni: il primo riconosciuto è del 1946, anno in cui anche Marilyn Monroe lo indossò in un celebre shooting.

Il bikini era color arancione. Il successo nello show business convinse Annette ad abbandonare le fatiche dell’agonismo ed a dedicarsi interamente allo spettacolo: si guadagnò gli appellativi di “Australian Mermaid”, sirenetta australiana, o “Diving Venus”, Venere tuffatrice; guadagnò anche 1250 dollari a settimana. Eravamo prima della Grande Guerra. Rifiutava le controfigure e non si tirava indietro neppure se c’era da nuotare in una vasca tra i coccodrilli.

Morì a 88 anni e dispose che le sue ceneri fossero disperse sulla Grande Barriera Corallilna, che è lunga 2300 chilometri, nell’Oceano Pacifico. “Non c’è niente di più liberatorio del nuoto: tutte le catene della vita vengono spazzate via dalle onde” ha lasciato scritto Annette, la “donna perfetta” quale venne giudicata da una ricerca universitaria che sentenziò come la Kellermann avesse le stesse proporzionate misure muliebri della perfezione femminile che erano ritenute quelle della Venere di Milo, pure nella sua figura di “stangona”: è alta 2,02.


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