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Michele Cilli, il ragazzo scomparso da Barletta 20 giorni fa

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Venti giorni di dolore, angoscia, apprensione, sospesi tra la logica rassegnazione a un’ipotesi che, ora dopo ora, si fa strada in tutta la sua drammaticità e le speranze sempre più flebili di una soluzione positiva. I familiari di Michele Cilli, il 24enne barlettano del quale non si sa nulla da quasi tre settimane, attendono ancora di conoscere a che sorte il loro congiunto sia andato incontro.

Tante, troppe le illazioni, le ipotesi, le ricostruzioni che si sono succedute in questo lasso di tempo. E mentre le indagini e le ricerche proseguono senza soluzione di continuità, con gli inquirenti ostinatamente a caccia di dettagli, indizi, tracce che possano contribuire a dare sostanza alle voci che circolano, trapela da ambienti vicini alle forze dell’ordine – al netto delle doverose cautele – l’impressione che novità importanti possano emergere molto presto.

La posizione del conoscente del giovane – un 34enne con precedenti penali – individuato insieme al giovane scomparso intorno all’1,30 della notte tra sabato 15 e domenica 16 gennaio nel locale “Portobello”, è ritenuta cruciale per il caso Cilli. La vicinanza del ragazzo sparito da Barletta a certi ambienti, definiti dagli investigatori affini al traffico di sostanze stupefacenti, sarebbe stata appurata e costituirebbe una delle possibili chiavi della vicenda così come la ricomposizione della trama rispetto al ritrovamento di una tuta e di un paio di scarpe ginniche in contrada Fiumara il venerdì mattina successivo alla scomparsa, dopo una segnalazione anonima potrebbe essere legata a una persona che di solito si renderebbe irrintracciabile.

C’è da chiedersi se davvero, com’è riportato in una lettera (sempre anonima e scritta a mano) fatta recapitare ai familiari di Michele Cilli, quegli indumenti possano essere ricondotti non al giovane ma a qualcuno con cui avrebbe avuto a che fare. Resta un mistero anche il ritrovamento di tre taniche contenenti residui di acido muriatico, avvenuto qualche giorno più tardi in una zona che era già stata perlustrata da cima a fondo. Che legami con la sorte di Michele?

I contenuti della missiva, piuttosto pesanti, sono al vaglio come qualsiasi elemento finora raccolto: «Fatelo morire dentro, datelo ai maiali- è il passaggio rivolto all’indirizzo di una persona della quale tutti conoscerebbero il nome. Il criminologo Gianni Spoletti, incaricato dalla famiglia Cilli, ha fatto sapere che la lettera è stata consegnata alle forze dell’ordine secondo quanto previsto dai protocolli, anche per favorire le analisi scientifiche sul documento.

Come interpretare quelle parole? È Lo sfogo di una persona che sa ma non intende (o non può) esporsi oppure un artigianale tentativo di depistaggio? Le uniche certezze riguardano la perdurante assenza di notizie che in qualche modo possano smentire la profonda convinzione del tragico destino riservato a un ragazzo di appena 24 anni che aveva trascorso una serata come tante, in compagnia degli amici, prima di rimanere inghiottito in un buco nero dal quale non traspare nemmeno uno spiraglio di luce.

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