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Giovanni Battista Errico, l'uomo avrebbe confessato l'omicidio di Lorenzo Pucillo

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Confessa l’assassino di Lorenzo Pucillo, il procuratore Francesco Curcio svela i retroscena dell’arresto dell’uomo

POTENZA – È stato il proprietario di un terreno confinante a uccidere Lorenzo Pucillo, il medico di Pescopagano assassinato il 21 marzo scorso. A fare fuoco contro il professionista, che si trovava nel suo terreno, sarebbe stato Giovanni Battista Errico, 42 anni, anche lui di Pescopagano, agricoltore e boscaiolo di professione.

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Ne sono convinti gli investigatori, tanto che ieri la Procura della Repubblica di Potenza, guidata da Francesco Curcio, nei suoi confronti ha emesso un decreto di fermo per omicidio aggravato. Peraltro – fa sapere la Procura – Errico ha confessato e l’arma usata per il delitto è stata recuperata e sequestrata. All’origine del tragico epilogo ci sarebbero dei liti di vicinato, provocati pare dallo sconfinamento delle mandrie allevate da Pucillo nel terreno del suo vicino, divenuto poi il suo assassino.

A quasi quaranta giorni di distanza dal delitto, dunque, è stato risolto il giallo della morte d Pucillo, 70 anni, noto anche per essere il medico sociale del Picerno, squadra calcistica rivelazione del girone meridionale del campionato di serie C. Un epilogo che, a quanto pare, ha sorpreso e sconvolto il piccolo centro di Pescopagano ma che conferma una delle piste privilegiate, fin dai primi momenti dell’indagine, dagli investigatori.

A dare notizia dell’arresto di Errico è stata la stessa Procura di Potenza attraverso una nota firmata dal procuratore capo Curcio. Gli inquirenti hanno spiegato che è stato «emesso decreto di fermo -eseguito dai carabinieri di Potenza e Melfi – nei confronti di Giovanni Battista Errico, in quanto ritenuto gravemente indiziato del delitto di omicidio aggravato in danno del dottor Lorenzo Pucillo».

Il procuratore spiega che «le complesse indagini, svolte con il diretto impegno dei magistrati di questo ufficio, dei carabinieri del Nucleo investigativo di Potenza e della Compagnia di Melfi, attraverso escussioni di numerosi testimoni (vicini, conoscenti, familiari, ecc.), attività tecniche (tabulati telefonici, intercettazioni, ecc.) nonché indagini di carattere scientifico come l’esame comparativo del Dna, rilievi su armi, hanno consentito di acquisire un quadro indiziario che questo ufficio – ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna – ritiene grave, nei confronti dell’indagato. L’arma del delitto é stata sequestrata e l’indagato ha reso piena confessione. L’efferato omicidio – conclude la nota – dovrebbe ricollegarsi a pregressi litigi per ragioni di vicinato, dovuti verosimilmente allo sconfinamento delle mandrie della vittima nei terreni dell’indagato». Nel comunicato, si fa riferimento all’esito positivo delle indagini «nonostante il clima omertoso che con particolare amarezza deve essere sottolineato».

Sono state, probabilmente, un fattore determinante per arrivare alla soluzione del giallo le tracce di Dna di cui si era parlato nei giorni successivi all’omicidio. Era quella la prova principe che i pm cercavano per inchiodare l’assassino di Pucillo alle sue responsabilità. Tanto che le hanno cercato un po’ dappertutto, sul corpo e sugli indumenti indossati dal medico e anche su oggetti rinvenuti nel terreno teatro del delitto, in località Cucumiello di Pescopagano. Gli accertamenti di questo tipo – richiesti dal pm Giuseppe Borriello e dal procuratore capo Francesco Curcio – sino sono protratti per alcuni giorni. tanto che la salma e gli indumenti di Pucillo sono rimasti custoditi per circa dieci giorni nella camera mortuaria dell’ospedale San Carlo di Potenza. E le moderne attrezzature utilizzate dagli investigatori, evidentemente, qualche riscontro utile, se non determinante, l’hanno fornito.

Si confidava anche nella possibilità di trovarsi al cospetto di una assassino “inesperto”. Il corpo di Puccillo era stato trascinato dal luogo in cui era stato raggiunto da diversi colpi di fucile al torace fino al punto in cui è stato poi ritrovato, un dirupo coperto di rovi e boscaglia dove è rimasto semi-nascosto per una giornata prima della sua scoperta da parte di un agricoltore di passaggio. L’auspicio era, quindi, che l’assassino potesse aver compiuto un errore proprio durante l’operazione di trascinamento del corpo, lasciando una traccia genetica di sé. O che magari ci fosse stata una lotta tra la vittima e l’assassino prima dell’esplosione dei colpi di fucile mortali.

Sta di fatto che, ora, il cerchio intorno all’autore del delitto si è chiuso e il giallo è stato risolto. Inizialmente il decesso del medico di Pescopagano era stato attribuito ai colpi subiti da una delle vacche podoliche che allevava nella sua proprietà, ma a distanza di due giorni l’autopsia aveva rivelato i segni delle fucilate ricevute. Da allora, si sono seguite due piste principali: una legata a possibili questioni familiari per vecchie frizioni con una parte del parentado; l’altra a questioni di vicinato per gli sconfinamenti della mandria di Pucillo. E, quest’ultima, era quella giusta.

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