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Lorenzo Pucillo

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POTENZA – Giovanni Battista Errico, il taglialegna 42enne di Pescopagano, reo confesso dell’omicidio, lo scorso 21 marzo, del medico-allevatore Lorenzo Pucillo, dovrà tornare davanti alla Corte d’assise di Potenza. E affrontare il rischio di una condanna all’ergastolo.

Lo ha deciso il gip Ida Iura respingendo la richiesta di rito abbreviato che era stata avanzata dai suoi difensori, gli avvocati Pasqualina Benedetto e Gaetano Aufiero.

Il verdetto è arrivato a distanza di meno di 48 ore dall’udienza di mercoledì mattina, in cui il pm Giuseppe Borriello e il difensore dei familiari di Pucillo, l’avvocato Pietro Pesacane, si erano opposti alla richiesta dei legali dell’imputato.

E’ dal 2019, infatti, che una riforma del codice di procedura penale ha ristretto la possibilità di optare per il rito abbreviato, che in caso di condanna dà diritto alla riduzione di un terzo della pena. Escludendo i reati più gravi per cui è prevista la pena dell’ergastolo.

Dal momento che Errico è imputato di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione e dei futili motivi, quindi, in caso di condanna potrebbe vedersi infliggere proprio l’ergastolo. Pertanto non può accedere a riti alternativi e sconti di pena di sorta.

Acquisita la decisione del gip, spetterà alla Corte d’assise organizzare il prosieguo del processo, dopo aver disposto il rinvio dell’udienza del 21 novembre per sciogliere il nodo sul rito abbreviato.

A Errico viene contestata la premeditazione, «deducibile dalla circostanza di essersi recato armato al cospetto della persona offesa», e l’aver agito per futili motivi «rappresentati dai litigi sorti per questioni di vicinato».

Confessando l’accaduto agli inquirenti che lo avevano fermato, un mese dopo il delitto, il taglialegna aveva raccontato di coltivare dei terreni in contrada Cucumiello, nella periferia di Pescopagano, confinanti con quelli in cui il medico allevatore gestiva una mandria di vacche di razza podolica. Di qui le prime «ruggini», nel 2012, sulla presenza in uno di questi terreni degli animali di proprietà del 70enne Pucillo, noto anche in ambienti sportivi in quanto medico sportivo del Picerno calcio.

«Io testardamente iniziai a lavorarlo facendo in modo che uscisse». Ha spiegato Errico. «Durante l’inverno si spezzò la recinzione e le mucche andarono nel seminativo. Io glielo dissi e lui faceva orecchie da mercante. Successivamente la storia si ripetette e le mucche andavano continuamente nei miei seminativi». Fino al 21 marzo.

«Quando mi sono recato da lui ho visto tutti i danni ai miei terreni, sono sceso da lui che si trovava con il trattore e lo invitai a sistemare la rete ma lui non ne volle sapere. Allora sono andato a prendere il fucile e ho sparato. Non ho toccato nulla lì, dopo averlo sparato ho iniziato a tremare e sono andato via. E’ stata una cosa d’impeto perché non sono un mafioso».

Errico ha anche cercato di difendere i familiari dai sospetti di possibili complicità. «Mio fratello e mia madre non centrano nulla e non sanno nulla, il messaggio che ho scritto a mia madre riguardava la necessità di far sparire il petrolio bianco che avevo nel garage e che usavo per pulire le armi, non le ho detto nulla di male».

Quanto al contesto in cui è maturato il suo gesto, il taglialegna ha evidenziato le difficoltà a far valere le sue ragioni altrimenti. Nonostante ne avesse pieno diritto. «L’anno scorso il 25 aprile avvisai la forestale – ha spiegato – ma non ho visto miglioramenti, gli volevo fare la denuncia penale ma era complesso prendere le matricole alle mucche. L’altra mattina ho tolta una denuncia a un ragazzo che mi aveva fatto danni».

All’arresto del taglialegna, stando a quanto riferito dal procuratore capo di Potenza, Francesco Curcio, si era arrivati «attraverso escussioni di numerosi testimoni (vicini, conoscenti, familiari, ecc.), attività tecniche (tabulati telefonici, intercettazioni, ecc.) nonché indagini di carattere scientifico come l’esame comparativo del Dna», e «rilievi su armi». Pucillo è il quarto allevatore ucciso in meno di 10 anni in Basilicata per ritorsione per gli sconfinamenti dei suoi animali.

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