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SCENARI FUTURI

Oggi la task force di Colao riconosce che l’attuale “contesto normativo molto articolato, complesso e frammentato” è a “discapito degli interventi di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture, sia territoriali sia nazionali. Per tale motivi suggerisce di rivedere l’attuale “Sistema di governance multilivello”, con interazione di organismi di livello sovra-nazionale (direttive UE), nazionale (Ministero Ambiente, per gestione risorse e perdite di rete, ARERA, per metodo tariffario e regolazione servizi idrici) e territoriale (Regioni, Province, ATO), per approvazione nuovi progetti, attribuzione nuove concessioni ed effettuare operazioni su infrastrutture esistenti.”

Le inefficienze dell’attuale sistema si ripercuotono soprattutto al Sud con “bassa qualità della rete idrica, con perdite di acqua notevoli ed affidabilità della fornitura idrica non in linea rispetto altri Paesi UE”, con conseguente necessità di investimenti. Il gruppo di lavoro di Colao segnala anche il “Progressivo invecchiamento delle centrali idroelettriche (alcune costruite oltre 70 anni fa) a discapito della produttività di una delle più rilevanti fonti di energia rinnovabile”.

Se questo è il contesto, la ricetta contenuta nel Piano Colao è “rivisitare il sistema normativo per accelerare le procedure autorizzative per opere infrastrutturali, in particolare, procedimenti per emissione della valutazione di impatto ambientale (VIA) e per affidamento della progettazione, dei servizi e dei lavori di costruzione”; Incrementare efficienza del settore idrico attraverso la revisione di un nuovo meccanismo di governance del settore, al fine di incentivare investimenti e a tal proposito cita l’Acquedotto Pugliese che coinvolge più regioni del Sud. E inoltre propone di snellire le “modalità decisionali cogenti fra Ministeri e Regioni competenti per individuare il perimento di investimenti e incentivando lo sblocco di investimenti già individuati, già finanziati ma non ancora attuati/ avviati (in particolare nel Sud Italia).

Infine, il Piano prevede la “separazione societaria tra operatori di approvvigionamento/adduzione di acqua (che richiede in genere grandi opere ed investimenti) e operatori della distribuzione. In questo contesto dovrà trovare una soluzione definitiva liquidazione dell’Eipli (Ente per lo sviluppo dell’irrigazione e la trasformazione fondiaria di Puglia, Lucania e Irpinia), costituito nel 1947 in liquidazione da oltre 40 anni, gestore dei più grandi schemi idrici ad uso agricolo e potabile del Mezzogiorno, (Jonico –Sinni, Basento-Bradano e Ofanto,) composto da 8 dighe, 4 traverse, le sorgenti Tara, centinaia di chilometri di adduttori che trasportano all’agricoltura del Materano, Taranto, Bari e alto Jonio cosentino.

Ciò che da anni desta preoccupazione è il metodo tariffario in essere e i meccanismi si riscossione. Il Piano Colao suggerisce di “ripensare il metodo tariffario per incrementare da un lato l’attrattività per gli operatori del comparto (favorendo anche le aggregazioni e la creazione di partnership pubblico-private anche con operatori multi-utilities e del settore energetico), mantenendo dall’altro l’accessibilità, anche economica, al bene pubblico. In ultimi propone di “rafforzare i meccanismi di riscossione dei crediti di tutta la filiera idrica, con l’obiettivo di sostenere gli investimenti e migliorare la qualità dei servizi.”


La crisi idrica in Calabria:

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